Letture seriali: Piccolo grande eroe Machine Boy

La nuova uscita Saldapress per la collana Yaù!, che va oltre l'omaggio a Osamu Tezuka e Akira Toriyama

Eroe di tutti i giorni. Per tutte le stagioni e per tutte le età. Aggiungerei, anche ad ogni latitudine. Perché Piccolo grande eroe Machine Boy è una creazione fantastica di Irma Kniivila e Tri Vuong, che conquista il cuore, sopratutto quello Nerd, quello che sa riconoscere un Astro Boy quando lo vede e ridere di una Arale quando ne combina una delle sue.

Una commistione di influenze dal Sol Levante, pensata e realizzata da due fumettisti canadesi, e pubblicata negli States da quel colosso che ormai è Image Comics, tramite l'etichetta Skybound di Robert Kirkman.

E visto che parliamo di etichette editoriali, mi diverte pensare al dilemma che deve essere intercorso nei corridoi di Saldapress al momento di decidere in quale collana pubblicare quest'opera: la scelta è ricaduta su Yaù!, anche giustamente, visto il target per giovanissimi sul quale puntano la storia e i suoi personaggi. Eppure, non avrebbe minimamente sfigurato sotto il marchio Ramen Burger, proprio per il suo essere un ideale ponte tra mondi in apparenza diversi, accomunati sotto il segno della Fantasia.

La nostra storia inizia presso la città cupola di Mega 416, al Dojo-barra-Sfasciacarrozze dei coniugi Kobushi, una simpatica coppia di vecchietti, che amano gli spaghetti col pomodoro (chi non ama gli spaghetti col pomodoro, del resto?).

E mentre il buon Goh si reca a comprare dei pomodori freschi presso l'Emporio di Bracco, ecco arrivare dal cielo qualcosa. È un meteorite? È un razzo? È un aereo? È un uccello? No, è Machine Boy, ma ancora non lo sa. Perché quello che emerge dalle macerie della serra del Signor Bracco è uno spaesato robottino con le fattezze di un ragazzino.

Spaventato, non riesce a capire dove si trova, e quando Bracco lo affronta, il suo primo istinto, anzi protocollo, è distruggere. Ma Goh, esperto di karate e sopratutto di caratteri, cerca di fermarlo ad ogni costo, anche quello della sua stessa vita, dopo aver assistito ad un piccolo miracolo, perché anche i robot possono piangere.

Questo incipit, così dolce e malinconico, è solo il primo capitolo. Il resto lascio che sia la lettura a svelarvelo, come il fatto che Machine Boy verrà adottato da Mei, la vedova di Goh, oppure scoprire chi sono gli Orphan Universe, gli Eroi più potenti di Mega 416, nonché boy band dal successo conclamato da milioni di fan adoranti, incluso il protagonista.

Ah, e mi son dimenticato di darvi un dettaglio: Mega 416 è talmente un luogo di Fantasia, che il succitato Bracco è letteralmente.. un bracco, un bel cagnolone antropomorfo, giusto per non lasciare dubbi sulla natura giocosa e solare di tutto (e in qualche modo, ogni animale scelto è funzionale al proprio scopo all'interno della trama).

Perché Piccolo grande eroe Machine Boy è questo, una storia felice, piena di colore e di brio, di sentimenti e di trovate spiritose, mentre il mistero sulle origini del piccolo protagonista inizia a prendere forma, tra situazioni affrontate con spirito ingenuo, forse, ma con cuore puro.

Ed è proprio questo cuore, oltre alla simpatia, a far brillare il volumetto, a renderlo qualcosa più di un "semplice" omaggio a Osamu Tezuka e Akira Toriyama, e al loro modo di unire anima e divertimento. Machine Boy diventa sopratutto un modo per parlare di accettazione, di cura del pianeta, di Amicizia e Perdono con la maiuscola, del sentirsi umani, anche a dispetto della pelle d'acciaio, dell'odio e della cattiveria insita in ognuno di noi.

Non è un bambino vero, Machine Boy, ma non vuole neanche essere un burattino al servizio del Male, tutto il contrario. Lui vuole fare del Bene, e questo suo candore fanciullesco è ciò che lo mette nei guai e, come nella migliore tradizione, quello che finisce per essere la sua forza più potente.

Così, questo racconto pieno di personaggi e strampalate situazioni si tramuta in qualcosa di più intimo, sommesso, come a cercare la gioia di piccole cose, piccole stille e lezioni di vita che accompagnano il giovane robot verso la sua crescita.

Ad instradarlo c'è la saggia nonnina, autentica roccia, capace di guardare oltre la morte del compagno e accettare con affetto di educare il protagonista, regalandogli la sua saggezza ("Non rubare al domani, per nutrire l'oggi") e spingendolo a comprendere la sua natura, anche attraverso le piccole cose, appunto, sopratutto le piccole cose.

Qui entra in campo un autentico ed indovinato segnale di stile dei due autori: a predominare sono infatti i momenti più semplici, che non quelli più roboanti e spettacolari (che comunque non mancano, dall'entrata in scena del protagonista sino allo "scontro finale").

Porto ad esempio una sequenza in particolare, in cui Machine Boy desidera ardentemente andare a prendere un biglietto per il concerto gratuito degli Orphan Universe.

Prima di lasciare la casa in cui vive con Mei, si ferma a salutare, con un inchino di profondo rispetto, al piccolo altare dedicato a Goh, poi parte al grido di "Devo sbrigarmi!". Ma lungo la strada, tanti piccoli "ostacoli" lo obbligheranno a fermarsi.

Tra virgolette, perché non sono ostacoli in senso stretto, quanto piuttosto piccoli gesti da eroe di tutti i giorni, gentilezze come aiutare un gatto a scendere da un albero, aprire la porta di un negozio ad una signora col passeggino, rilanciare una palla volata oltre il campo ad alcuni bambini. Gesti sinceri, educati, in contrasto con il cinismo degli sguardi che gli vengono rivolti che, come conseguenza, portano Machine Boy a non trovare neanche un biglietto, tutti esauriti.

La sequenza è quasi melanconica nella sua tenerezza. Il Nostro torna a casa, capo chino, depresso come mai, e si getta faccia a terra, completamente triste, musica nelle orecchie, insensibile anche ad una bevanda ghiacciata che Mei gli porta (una scena di una pagina ad inquadratura fissa lungo cinque vignette verticali, dove la scansione del tempo è data dai colori - passando dalla luce del tramonto a quella più scura della sera - e dal ghiaccio nel bicchiere che si scioglie), sino alla sorpresa finale, che gli vola leggera davanti.

Non ve la svelo, ma v'invito a riguardarla quella sequenza, quando avrete il libro tra le mani, ad esplorarne i dettagli, perché Kniivila e Vuong ci ficcano dentro un'intera avventura, quasi senza usare parole, solo movimenti, gesti ed espressioni, come fosse un cartone muto che non ha bisogno di altro che della propria immediatezza per raccontarsi e lasciare un piccolo insegnamento.

Proprio come nella miglior tradizione delle produzioni per ragazzi (ma apprezzabilissime anche dagli adulti che sanno guardare oltre il segno), è proprio quel suo essere immediato a renderlo un gioiellino che consiglio, sia ai lettori di fumetti che ai genitori che vogliono trasmettere questa passione alla propria prole.Proprio come nella miglior tradizione delle produzioni per ragazzi (ma apprezzabilissime anche dagli adulti che sanno guardare oltre il segno), è proprio quel suo essere immediato a renderlo un gioiellino che consiglio, sia ai lettori di fumetti che ai genitori che vogliono trasmettere questa passione alla propria prole.

Il che spiega perché, nel lancio della moneta, i Saldatori abbiano scelto Yaù! invece che Ramen Burger. Nel secondo caso, sarebbe stato solo rendere merito alla bravura dei due artisti, al loro saper realizzare un omaggio pieno delle stesso spirito delle opere e dei maetri che li hanno ispirati, mantenendo però un'impostazione personale e "occidentale".

Così, invece, a tutto questo si accompagna anche la possibilità che Machine Boy possa diventare un bel regalo da fare ad un giovane che muove i primi passi in quel caleidoscopio immenso che è la Nona Arte, un Eroe da amare e per il quale empatizzare al massimo, non dico sino alle lacrime, ma diciamo che se vi commuovete con i film della Pixar potete capire che intendo dire.

Perché, e spesso l'ho affermato con decisione, solo l'animazione è il genere adatto a trasferire, intatte, certe sensazioni, unendo disegno e musica, parole puntuali ed inquadrature rifinite, di bellezza in bellezza.

Anche qui, posso usare un esempio: verso la fine del primo capitolo, una doppia splash page fa quello che in altri casi avrebbe comportato pagine e pagine, scene su scene, dialoghi verbosi su dialoghi verbosi, mentre qui è tutto racchiuso in un disegno che si fa mosaico, che in un solo momento descrive benissimo una vita di ricordi infiniti, a cui far seguire, tre pagine dopo, un altro momento, altrettanto importante, altrettanto muto, eppure capace di risuonare di una musica che prende dritti all'anima, lasciando incantati.

Il disegno è autentico, colorato e pieno di brio, a metà tra Chris Samnee e Faith Erin Hicks, ma con una fortissima inclinazione personale, visto che, comunque sia, parliamo di nomi che ben conoscono il loro mestiere, e hanno fatto tesoro del proprio curriculum, che si espande in vari e creativi campi: Irma Kniivila ha lavorato per Marvel e IDW, con illustrazioni apprezzate in tutto il mondo, mentre Tri Vuong ha al suo attivo collaborazioni con Ubisoft e Editions Dupuis, senza contare i premi di settore vinti per il character design del videogioco Clash of Heroes e la serie d'animazione per i piccoli Bubble Guppies.

Tutta questa esperienza rende Machine Boy derivativo ma senza mai darlo a vedere, finendo per brillare della propria originalità, e arrivati alla fine si spera che questa non sia la sua ultima avventura che leggeremo (anche perché il finale è abbastanza aperto).

E magari chissà, in futuro potrei dover aggiungere che qualche produttore oculato ha deciso di farlo diventare serie d'animazione, trasformando questo Piccolo Grande Eroe, in un Enorme personaggio, come merita.

Insomma, e in chiusura, come ho detto, consiglio con piacere questo agile e piacevolissimo volumetto, a tutti, ma ai genitori un po' di più, se vi capita di passare in fumetteria e cercate qualcosa da far leggere ai vostri piccoli, magari sotto l'ombra di un albero, e solo il cielo come limite alla loro fantasia che va formandosi.

Anche perché, tra le tante cose che si muovono sotterranee in Machine Boy c'è anche spazio per quella che è una delle lezioni che hanno fatto la Storia del Fumetto.

"Da un grande potere..."... il resto scrivetelo voi!


Post più popolari