Visioni seriali: Questo mondo non mi renderà cattivo

Descrivere la realtà mettendosi in discussione

Poteva farla semplice, Zerocalcare.

Cavalcare il successo di Strappare lungo i bordi, la sua prima miniserie animata per Netflix, e dare al pubblico un prodotto che accontentasse tutti.

Ma come ben sa chi ne conosce i Fumetti, e chi legge i volumi proposti da Bao Publishing che sbancano le classifiche di vendita, all'artista romano piace "complicarsi la vita", prendere la via tortuosa e cercare di essere onesto con chi lo segue, anche sul piccolo schermo.

Così eccoci a Questo mondo non mi renderà cattivo, la sua nuova incursione in campo animazione, sempre per Netflix, che, dissipiamo subito le nebbie del dubbio, non è Strappare lungo i bordi 2 - La vendetta dell'Armadillo, ma un vero "more of the same".

Same, perché ritroviamo i personaggi e alcuni punti fermi già introdotti in precedenza (Secco e la sua smodata passione per il gelato, Sara e le sue beghe lavorative, la presenza dello stesso Armadillo a cui Valerio Mastandrea dona un carattere unico).

More, perché Zerocalcare decide di alzare l'asticella, e di mostrarci un altro lato del suo essere autore, un lato che i suoi estimatori di lunga data ben conoscono, e che adesso diventa paradigma anche per gli spettatori.

Perché quello di Questo mondo non mi renderà cattivo è l'altro Zero, quello che mette e si mette in discussione, quello che cerca il dubbio e lo tempesta di domande, quello che non nasconde il suo ideale politico ma che non sale mai sugli spalti, cercando piuttosto di sentire tutte le campane, anche quelle sbeccate, anche quelle che sembrano stonate.

Come quella del suo vecchio amico Cesare, che ritorna nel quartiere dopo vent'anni, dopo essere stato a lungo in comunità. Un tempo, lui e Zero erano amici, ma poi, come spesso accade, ci si perde di vista, non si mantiene uno straccio di contatto e le vite prendono altre strade, altre direzioni e si cambia.

Il cambiamento spaventa, il cambiamento fortifica o ti annichilisce, il cambiamento chiede sempre un prezzo, e ognuno di noi, si porta dentro il proprio personale scontrino.

Contemporaneamente, Zero è impegnato nella potenziale realizzazione di un film animato, così come con l'impegno a partecipare ad un talk show alla televisione, uno di quelli dove si urla invece di parlare, dove si ragiona con la pancia, e il cervello è usato solo per trovare modi di alzare l'indignazione e di conseguenza lo share e le tendenze, e... avete capito.

Dulcis in fundo, il trait d'union di tutto questo: nei pressi della vicina scuola elementare, è stato allestito un centro accoglienza per ospitare una trentina di rifugiati, persone che non hanno altra colpa che non quella di diventare la miccia di un caso politico...

Michele Rech deve sempre "complicarsi la vita", eppure anche questo fa parte della sua "poetica", quella difficile da spiegare, ma più "semplice" leggere, quell'ossatura che fa parte del suo personaggio autoriale, quella sua onestà nei confronti del pubblico, che già si era fatto più ampio con la prima miniserie, anche a costo di mille mal di testa, e che lui sa bene che comunque arriveranno, quindi perché non far diventare anche questo amletico dubbio parte dell'esperienza, parte del percorso?

Riflette, Zerocalcare, e altrettanto costringe a fare lo spettatore, arrivando al punto di dirselo da solo, di star facendo il "Pippone della Sera" o per citare l'Armadillo, a "scartavetracce er ca**o con 'ste spiegazioni", ma è giusto, perché è dalla conoscenza delle cose che arrivano nuove consapevolezze, nuovi punti di vista, che può arrivare il dialogo, quello costruttivo, quello che può sovrastare l'urlo delle persone.

Già, le persone.

Ancora una volta, sono loro il centro della faccenda, quell'arcobaleno composto dai loro mille problemi, timori e beghe quotidiane, le stesse che affronta ognuno di noi, un nostro amico o parente. Prospettive e punti di vista, che ti costringono a guardare il mondo con gli occhi dell'altro, a non farsi trascinare dai preconcetti, sempre con quella voglia di capire, finendo per porre anche se stessi al centro esatto della questione.

Interrogandosi anche sul proprio successo, e ancora una volta sul proprio passato e presente, che è poi quello delle persone a lui vicine, e in quel modo, disarmante e popolare, schietto e sincero che sa trovare lui, arrivano pugni al cuore difficili da evitare.

Come il monologo della sua amica Sara, che arriva inatteso, dopo un comportamento che da lei non ci si sarebbe aspettati, e la sua personale verità ti travolge, ti ribalta dentro e ti fa vedere oltre i semplici disegnetti, ti fa capire la persona che ci sta dietro, che potrebbe essere benissimo la tua vicina di casa, che la mattina va a lavoro in bicicletta, oppure la ragazza che ti sorride dietro il bancone dell'alimentari, di cui non sai assolutamente nulla, di cui non conosci le giornate, i mille dispiaceri e anche i diecimila sorrisi che ne incorniciano la vita.

È questo che fa Zerocalcare: espone, propone e ti fa fare due risate, sfruttando tempi comici perfetti e ogni occasione per prendersi in giro, che sia per la dizione romanesca, che sia appunto per la sua predisposizione allo "spiegone" o qualsiasi altro pretesto per rimuginare, parodiare e dare all'Armadillo di Valerio Mastandrea nuove occasioni di risplendere di luce comica.

Ma poi, fa quel passo indietro, che sia un flashback, una considerazione, un semplice spostarsi di qualche passo in una direzione che apra una nuova prospettiva, e allora ecco che arriva ancora più forte il suo messaggio, e capisci come sia autore che sa davvero descrivere una generazione, che sa parlare al suo pubblico e farsi comprendere, che anche quando potrebbe bearsi del proprio successo - innegabile, i dati di vendita parlano da soli - trova sempre il modo per "complicarsi la vita" e non goderselo mai, non con un finto cospargersi il capo di cenere, ma piuttosto con la consapevolezza che la strada da percorrere, anche per migliorarsi giorno dopo giorno, è ancora lunga, la meta è sempre un chilometro più lontana, ma non importa, si va avanti, un passo dopo l'altro.

Perché tutto il livore del mondo non ci deve rendere cattivi, quasi fosse una promessa da fare davanti allo specchio, anche se è difficile, anche se le belle parole se le porta via il vento, e certi mulini si alimentano proprio delle tempeste che nascono dal proprio pensiero, che non è egoista, ma solo figlio del mondo che ci gira intorno, e che spesso va a velocità diverse di rotazione, per ognuno di noi.

Mettersi in discussione, perché avere un ideale non significa avere i paraocchi, e nuove lezioni possono arrivare dalle esperienze altrui, quelle condivise, quelle che ci accomunano e quelle a cui non avremmo mai pensato di poter assistere un giorno.

È questa umanità, vera e verace, che è la stessa nostra, che è quella delle serie televisive, dei film e dei cartoni animati, un immaginario che apre a nuovi modi di sorriderne, di descrivere il mondo usando il segno e le parole, e in questo caso, l'animazione.

Il lavoro di Movimenti Production va di pari passo con la più forte consapevolezza del fumettista delle potenzialità espressive del mezzo e, complice la carta bianca concessa da Netflix, Zerocalcare gioca con l'animazione, che gli permette di fare metanarrazione e bucare la quarta parete quanto e più del fumetto, trovando una migliore quadratura tra le sue due nature come artista e potendosi permettere di aggiungere elementi che, inevitabilmente, sulla carta mancano e che qui invece assumono connotati che irrobustiscono il tutto.

Parlo della colonna sonora, eccellente scelta in ogni canzone, nostalgica e d'autore, con quella sigla, ancora una volta firmata da Giancane, che inizia ad entrarti dentro ad ogni ascolto, ad ogni episodio, man mano che la trama si fa più robusta (a meno che ovviamente non siate di quelli che premono "Salta Intro" con la stessa velocità con cui Tex estrae le sue pistole).

Ma anche le voci, il doppiaggio: si ripropone lo stesso "gioco" della prima volta, con Rech che fa tutti i personaggi, perché è lui che racconta, è lui il narratore della storia, e quindi, è sua la voce che ascoltiamo, letteralmente. Ma quando i protagonisti hanno modo di usare la loro, l'effetto è straniante e divertente assieme, sopratutto quando riconosci l'amichevole partecipazione di un bel nome del nostro Cinema, come quello di Silvio Orlando.

Forse è proprio questa "voce" autoriale uno dei segreti del successo di Zerocalcare, anche su Netflix: quello di voler concedere la parola a tutte le persone che hanno qualcosa da dire, persone le cui vite potrebbero riempire volumi interi dei suoi fumetti, e ascoltando quelle voci, ritrovare l'eco delle nostre, del nostro sentire, di una fitta che ci fa capire che opere come Strappare lungo i bordi o Questo mondo non mi renderà cattivo sembrano scritte per noi, solo per noi, salvo poi renderti conto che non è così, ed è questo a rendere l'esperienza di visione qualcosa di bello, qualcosa che spicca, nel panorama seriale e animato nostrano, come già in quello fumettistico e librario.

E a proposito dei Fumetti, impossibile non notare i tanti rimandi alla cultura pop (alcuni, fumettistici, sono balzi di nostalgia canaglia), le tante autocitazioni, i volti del passato di Zero che ritornano da storie come Scheletri, e fanno qui le loro apparizioni nella cronistoria già tracciata dalle tante e premiate sue opere cartacee, una sorta di Across The Calcare-Verse, se mi concedete la licenza poetica, strizzate d'occhio impossibili da mancare per chi conosce la produzione di Rech, ma parte del tutto pienamente fruibile senza sforzo, per chi invece lo sta approcciando solo in TV.

Quindi, com'è questa nuova incursione su Netflix di uno dei fumettisti più conosciuti d'Italia? Se avete apprezzato Strappare lungo i bordi, qui ritroverete la stessa anima, con qualche lacrima in meno e qualche spunto in più.

E anche se questo mondo non lo renderà cattivo, una cosa appare chiara: Zerocalcare può ancora continuare a guardarsi allo specchio, felice del fatto di aver nuovamente consegnato un piccolo grande gioiello ai suoi estimatori, e un ottimo lavoro che i suoi detrattori ameranno attaccare, ma sopratutto continuando a non rinnegare se stesso, a testa alta.

Rendendo per la seconda volta più bello appoggiare il volume sul tavolino, sederci sul divano col nostro personale Armadillo, e telecomando alla mano, accendere la TV!

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