Roots/Radici di Bruna Martini: migrazione e identità

Un viaggio nella memoria tra ieri e oggi

La prima cosa in assoluto che colpisce dei libri di Bruna Martini è l’eleganza e la compostezza. Dopo Patria. Crescere in tempo di guerra (2021) anche questa volta con Roots/Radici - sempre edito da Becco Giallo - il lettore avrà tra le mani un volume di pregio sia per la veste grafica che per il tema scelto.

Sempre una storia familiare e personale, perché la Storia d’Italia è fatta di singole storie e poi "noi Italiani siamo un popolo di migranti".

Migrazione, viaggi, contaminazioni tra culture, l’importanza delle radici nella creazione della propria identità di cittadino perché "il futuro influenza il presente tanto quanto il passato", diceva Nietzsche. 

Tutto guidato dalle considerazioni personali dell’autrice, italiana emigrata in Inghilterra.

"Mi chiedo spesso cosa sia frutto delle nostre scelte, e quanto assomigliamo ai nostri avi" è una delle riflessioni che Bruna condivide con i suoi lettori.

La storia familiare è quella di Gracco Cornelio Rondalli, l’antenato che emigrò in Sudamerica all’inizio del ‘900 - come molti altri italiani in cerca di fortuna. Un racconto che si snoda attraverso i ricordi di famiglia nella forma di parole, disegni e collage realizzati anche con documenti originali raccolti in anni di ricerche tra archivi, biblioteche, anagrafi e catasti.

La vicenda di Gracco si dilata nell’universale racconto delle condizioni di vita e di viaggio degli emigrati italiani tra la fine dell’Ottocento e il Novecento e si contrae nella vita personale dell’autrice, muovendosi tra passato e presente in modo preciso e puntuale senza risultare mai noiosa.

"Fino a quel momento avevo creduto di essere stata l’unica in famiglia a emigrare". In alcuni momenti è come se i percorsi di Bruna e di Gracco in qualche modo si sovrapponessero, nonostante le differenze spazio-temporali, in un'affascinante condivisione. 

"Scoprire che un mio parente prima di me aveva lasciato il paese mi faceva sentire meno sola", scrive Bruna. E ci confida che "In un certo senso stare lontana da casa ti fa sentire più italiana. Diventi subito la rappresentante nazional-popolare del tuo Paese".

Scritta benissimo e disegnata e costruita ancora meglio, quest’opera ci ricorda come eravamo, ci racconta come siamo e, forse, come dovremmo essere, come italiani e come cittadini del mondo. 

Francesca Capone



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