Hiraeth – L’ultimo viaggio di Yuhki Kamatani, tra nostalgia e memoria

Non si può desiderare la morte se prima non si riesce a dare un senso alla vita

«La mia migliore amica è morta. Voglio raggiungerla. Da allora nulla ha più importanza. Il passato, il futuro… nulla ha più senso. Non mi interessa più niente.»

"Hiraeth" è una parola gaelica praticamente intraducibile che indica la nostalgia per un luogo che non vedremo mai più e che forse non è nemmeno esistito, un luogo che è stato solo in un passato leggendario. È un desiderio fortissimo di tornare a casa, anche se in quella casa non abbiamo mai abitato.


Hiraeth – L’ultimo viaggio
 di Yuhki Kamatani è un manga che parla di nostalgia e di memoria, parla del nostro rapporto con la morte e quindi, ovviamente, del nostro rapporto con la vita.

Ad accompagnarci in questo viaggio – l’ultimo viaggio – sono tre personaggi il cui incontro sembra fortemente voluto dal destino: Mika, che ha deciso di suicidarsi dopo la morte improvvisa della sua migliore amica, Mitsuha, la sola persona che riusciva a dare un senso alle sue giornate. Hibino, un uomo che non può morire né invecchiare: cammina su questa terra da chissà quanto tempo, in cerca della sua anima gemella e conserva il nome e il ricordo di tutti quelli che ha incontrato e che sono scomparsi. E poi c’è un ragazzo misterioso, un dio di cui nessuno ricorda più il nome che sta per scomparire, come succede a ogni divinità quando viene dimenticata. Hibino e il ragazzo-dio – più tardi ribattezzato Argy – sono in viaggio verso lo Yomi, l’Aldilà: il regno dei morti è l’unico posto in cui una divinità può finalmente morire.

La meta del viaggio di Argy diventa la stessa di quello di Hibino, curioso di scoprire se anche lui riuscirà ad abbandonare questo piano di esistenza dopo aver incontrato e perduto centinaia di amici e amori nel corso del tempo, e anche quella di Mika: se esiste un regno dei morti, allora è sicura che lì troverà anche Mitsuha e potrà finalmente riabbracciarla.

Con queste premesse i tre iniziano il loro viaggio per le strade del Giappone, incontrano altre persone, imparano a conoscersi e a riconoscere sé stessi: al tema del valore dell’esistenza si intreccia quello della memoria e del ricordo, della nostalgia, del desiderio del futuro, tutti trattati con profondità e insieme con una leggerezza che rende la lettura piacevole anche nei momenti più intensi e amari.

La bellezza della storia si completa perfettamente con l’eleganza e la ricchezza di dettagli dei disegni, che sono una vera e propria meraviglia per gli occhi. Le linee di Yuhki Kamatani sono morbide e flessuose come se tutte le figure fossero immerse una sorta di acqua luminosa che rende tutto ancora più delicato e leggiadro. Lo stile dei personaggi è curatissimo in ogni dettaglio e ognuno di loro ha un design ben preciso e riconoscibile che rispecchia in qualche modo la sua personalità: così Mika, con i suoi capelli corti e ribelli e i suoi abiti semplici e sportivi, si mostra fin da subito per la ragazza dinamica e diretta che è; allo stesso modo Hibino, con il suo abbigliamento un po’ punk e un po’ glamour, è studiato e costruito – per mantenere al sicuro il suo segreto il più possibile – proprio come il suo modo di vestire.

È in questi dettagli che si sente tutto l’amore e la cura di Kamatani per la sua storia e i suoi personaggi, un amore che investe ә lettorә fin dalle primissime pagine: Hiraeth è una storia in cui ci si immerge completamente, in cui ci si perde e ci si ritrova a scoprire qualcosa in più di sé, del nostro mondo interiore, del nostro rapporto con il senso ultimo del nostro essere al mondo.

Una storia preziosa alla quale infatti J-Pop ha dedicato una bellissima edizione in cofanetto, oltre che la classica pubblicazione mensile dei tre volumetti.

Claudia (aka Clacca)





Post più popolari