Letture seriali: Salomè - Liberaci dal bene
"Stregata dalla Lupa".
Sì, lo so che la citazione è un'altra, ma vuoi la bella copertina che Emanuele Caponera ha realizzato per l'edizione in volume del suo Salomè - Liberaci dal bene, vuoi perché curiosamente ben si attesta con la trama del Fumetto, mi pareva un buon gioco di parole con cui iniziare a parlarvi di una lettura assolutamente ammaliante.
È, per la precisione, un secondo esordio, questo di Salomè: la prima volta, questa fiaba nera è apparsa su TacoToon, per poi ottenere un'edizione in volume grazie a Edizioni BD, e questo arrivo sugli scaffali è l'occasione migliore per inserirla di buon diritto tra le mie Letture Seriali preferite di questo 2022.
Il perché non è quello che si dice un "presto detto": bisogna infatti seguire un preciso moto ondoso di sensazioni da lettore. Sulle prime note, infatti, Caponera sembra volermi trasportare in un vecchio villaggio lugubre, tra fienili e corvi gracchianti, mentre delle donne parlano di streghe e maledizioni. Un'atmosfera che tanta, molta iconografia di genere ci ha ormai obbligato a far rima con Salem. Penso "Ok, ha senso, parliamo di streghe".
Poi, con delle inquadrature che virano verso un rosso acceso, vengo condotto in un bosco, oscuro, notturno, dove anche un animale pacifico come un cervo assume connotati sinistri.
Un cervo parlante, aggiungo, che con tono roco si rivolge ad una splendida ragazza completamente nuda, distesa sull'erba. E che risponde in romanesco.
Ne consegue un sopracciglio sollevato del sottoscritto, e una curiosità crescente, fosse solo per capire cosa ho davanti. Proseguo la lettura, e mentre vedo la ragazza, che ovviamente è la Salomè del titolo, vestirsi e andare al suo incontro con le streghe, alcuni dettagli della sua casa ci riconducono ancora una volta ad immagini pregresse, a cose già viste ed assimilate.
Eppure, percepisco che qualcosa non è come sembra, che Caponera sta giocando con me, con le mie aspettative. E dopo un incontro con quel caprone di Lucifero, che le sussurra all'orecchio qualcosa che non ci è dato sapere, la ragazza va a compiere la sua missione.
A questo punto, io non spoilero e voi vi fidate, perché quello che segue si ammanta di erotismo e orrore, fantastico e oscurità, tra leggenda e antica conoscenza popolare.
Sino a quella vignetta. Una sola vignetta, neanche tanto grande in verità, su una tavola dall'impostazione a gabbia abbastanza classica, ma che contiene un dettaglio preciso. L'autore è quasi chirurgico nell'inserirlo, e basta quella sola immagine a destabilizzarmi completamente, e a farmi divorare con foga il resto del volume, capitolo dopo capitolo.
Un colpo di scena, uno di quelli belli, uno di quelli che, se questa fosse una serie televisiva, farebbe sgranare gli occhi allo spettatore, facendogli porre mille domande sino all'episodio successivo, sperando di trovare altrettante risposte (questo posso dirvelo: ci sono).
Salomè è un fumetto adulto, non solo per la presenza sensuale e conturbante della sua protagonista, ragazza del volgo nonché umanamente volgare, autentica, vera e verace, non solo per il sangue e il raccapriccio, per brividi sottopelle che si mischiano ad un folclore italico, fatto di leggende laziali che si fanno nona arte.
È un fumetto adulto perché opera di un autore estremamente consapevole, estremamente conscio dei propri mezzi e del proprio stile. Un autore che ha un'idea ben precisa di cosa vuole portare in scena, di quale macabro e grottesco spettacolo sta mettendo in piedi, e come renderlo, quando serve, tragico come comico, drammatico come cartoonesco, dove i cambi di registro permettono di far coesistere sangue e fanservice.
Nelle note finali dice di "andare a braccio per la maggior parte della storia" (parole sue), eppure, leggendo il risultato finale, traspare un metodo, traspare quella scheggia di lucidità che dà al caos la sua forma, che dà ad un'idea dietro la nuca, un corpo pieno ed artistico.
Salomè è una protagonista a sua maniera originale ed unica, incarnazione di tanta ribellione autentica e disperata, fiera della propria sessualità dirompente, del suo essere donna e strega controvoglia, urlato a suon di parolacce come e meglio di uno scaricatore di porto in un giorno d'estate.
Ma è nel modo in cui ci appare potente, a dispetto di tutto, a dispetto di una fragilità mai davvero esibita, che il suo potere femminile, ancora una volta alla ricerca di un determinato richiamo, si tinge di misticismo, si ammanta della luce di una luna piena, di rituali antichi, di fertilità e nascita, del Male che, come il Bene, desidera farsi Uomo.
Anche in questo caso, un topos sicuramente non nuovo, quello della Donna vista come Strega, Sposa del Diavolo, come forza motrice di ribellione che viene etichettata come perversione di ciò che è ritenuto sacro, che incanala dentro di sé energie inarrestabili. E la Salomè personaggio è essenza di tutto questo, secondo la personale penna del suo creatore.
A quel punto, la vertigine da lettore lascia il passo alla rilettura, allo scovare, a mente lucida, tutte quelle influenze, tutti quei luoghi in cui siamo già passati, magari con un controller in mano per le vie tracciate da un Dark Souls oppure durante la visione del The Witch di Robert Eggers, perché il Cinema ha di sicuro anch'esso un'importanza chiave nella costruzione di questo racconto. Se i colpi di scena e il loro disporsi sulla nera scacchiera ben appartengono alla serialità, ci sono sequenze che richiamano il fotogramma da grande schermo, che richiamano quella sospensione e quella cadenza del ritmo che solo il buio della sala può esprimere al meglio, qui applicata ad un medium uguale ma diverso.
In particolare una, sul finale, semplicemente perfetta. Un viaggio immagine per immagine, o appunto fotogramma per fotogramma, orribile suggestione su orribile suggestione, lungo i meandri della Tenebra che diventa carne viva, che diventa Vita portatrice di Morte.
All'inizio ho usato il termine "fiaba nera" per definire Salomè, e, oltre l'erotismo spinto, oltre le sorprese, oltre il carattere spigoloso e dialettale della sua protagonista, è anche e in particolar modo la favola a definire l'atmosfera generale di questa storia.
C'è tutta una parentesi che pare presa di petto da una storia dei Grimm, un ragazzino con un'atroce condizione, una sorella malata che sta in una torre in mezzo al bosco e una lupa miracolosa. Anche questo fa parte del mistero che circonda Salomè e il suo passato.
Anche questa è una chiave verso un finale dichiaratamente aperto, dichiaratamente in attesa di una seconda e ultima parte attualmente in corso d'opera. E che, immancabile dirlo ma non per questo meno vero, non vedo l'ora di leggere.
Aspettandomi di tutto.
Perché Salomè mi ha insegnato ancora una volta una verità che per me è dogma assoluto ogni qualvolta poso gli occhi su un nuovo fumetto: il riquadro di una vignetta non è un limite, ma solo una finestra verso un'orizzonte di idee così infinito che ha bisogno di essere racchiuso in un punto di osservazione, per concentrarlo e renderlo accessibile.
Non ci sono limiti a ciò che si può creare, ai modi in cui idee creative possono accoppiarsi per dare alla luce qualcosa di nuovo, qualcosa che conservi i germi della parentela ma abbia poi ali così forti e nere da volare verso una luna tinta rosso sangue.
Nel caso di Salomè quella finestra dà su un abisso, fatto di tenebra e stregoneria, di pozioni e morte, di leggenda e di disperazione, mentre segreti vengono spillati e il dramma si consuma, salvo poi, due pagine dopo, strapparci la risata per gli occhi sgranati da Anime giapponese della sua protagonista.
Questo è un altro elemento ad avermi colpito: ci sono molti modi di raccontare il Male e la Superstizione, ma nulla vieta di divertirsi mentre lo si fa. Il tratto di Caponera è sinuoso, le chine sono piene e la recitazione dei personaggi lavora sugli sguardi e su bocche aperte in un urlo di rabbia ed imprecazione, così come su anatomie e corpi in movimento.
Uno stile personalissimo, ma che, al pari della storia, vive di influenze artistiche diverse, e che una volta tanto voglio lasciare a voi il piacere di notare e ricercare.
Perché Salomè è un racconto ricco, che sa sorprendere, soprattutto chi sa guardare oltre la semplice forma e sa riconoscere del buon contenuto quando lo ha di fronte.
Perché Salomè è proprio come la pozione delle streghe, un'unione di elementi che Caponera ha buttato nel calderone in una notte oscura, li ha girati e girati, mescolati e mescolati, sino ad ottenere una singola goccia, corposa, intrisa di potere assoluto.
Una pozione, dal sapore dolce e aspro insieme, che non posso che consigliarvi di bere... di leggere, volevo dire, di leggere!