Diabolik - Ginko all’attacco!, una recensione radioattiva
Intro – Spoiler alert
Questa è la recensione di un film che in realtà, tutto sommato, dopo tanta titubanza - dovuta anche un po’ alla febbre - si è lasciato guardare.
Parte 1 – GRANDE GIOVEEEEE!!!
Iniziamo dall’incipit più assurdo mai visto in un film (davvero).
Andiamo per ordine, come se fossero i titoli scorrevoli di Star Wars.
1. Ginko è disposto a tutto per catturare Diabolik.
2. Diabolik vuole rubare la collezione delle Gemme dell’infinito.
3. Ginko decide, così a cazzo de cane, di immergere i preziosissimi gioielli dal valore inestimabile in una sostanza liquida radioattiva.
4. Si scopre più tardi che era del Plutonio sottratto ai Libici.
5. Ginko organizza la trappola per Diabolik: una serata a teatro nella quale delle ballerine/poliziotte danzano indossando i gioielli radioattivi mentre Ginko - da buon pezzo demmerda quale è - sta a guardare queste ragazze decomporsi.
6. Le ragazze (tutte ex-olgettine rinviate a giudizio per i festini ad Arcore) termineranno la loro carriera in Russia come pornodive radioattive, la nuova frontiera del sesso post-nucleare.
7. Diabolik non sa che gli è stato concesso di poter rubare la croce dalle sette pietre radioattive, quindi ammazza comunque 20 guardie e rapisce le ballerine.
8. La polizia di Clerville possiede un furgoncino dotato di potenti mezzi cibernetici, tra cui un radar e un'antenna che hanno la potenza di captare la radioattività emanata dai preziosi gingilli.
9. Abbiamo capito che a Ginko non gliene frega assolutamente nulla di niente e di nessuno, tanto che ha reso radioattivi dei gioielli milionari, lasciato morire 20 agenti e condannato ad una morte lenta e devastante le povere fanciulle ballerine/poliziotte.
10. Diabolik ed Eva tornano alla base segreta, mentre Ginko segue il segnale e, grazie al potere degli isotopi, trova il rifugio… Nonostante ciò, Diabolik ed Eva riescono a fuggire, anche se ormai sono radioattivi come i Fantastici quattro str○#%i di Chernobyl, versione pastorale russa degli eroi Marvel.
11. Vladimir Ginko twitta “Denazificare Clerville da Diabolik”; la comunità internazionale impone sanzioni agli spettatori che useranno il buonsenso ed usciranno dalla sala.
12. Faccio una pausa dalla recensione e chiamo il mio amico Sommo: mi dice che sta preparando l’albero di Natale... ma siamo soltanto al 20 novembre! (Ci resto molto male)
Ora mi restano alcuni dubbi. Sappiamo che Diabolik ed Eva sono fo♤♤₩ti e non gli resta molto da vivere. Stesso destino per le povere ballerine poliziotte... A causa della radioattività. Quindi il piano di Ginko, una volta catturato Diabolik, era restituire i gioielli radioattivi a quei poveretti dei legittimi proprietari?
In ogni caso la preziosa collezione è tornata in mano a Diabolik ed Eva, che a questo punto dimostrano uno scarso attaccamento alla vita: staranno morendo male in balia di atroci piaghe. Io avrei recuperato tutto tranne i gioielli. Oppure tutto questo è un espediente narrativo subdolo per introdurre Hulk in Diabolik 3?
Comunque, tra le grandi novità di Diabolik - Ginko all’attacco! senza dubbio la più eclatante è che questo finalmente sembra un film…
Parte 2 – Prendo il Contatore Geiger e scandaglio il fondo del film
La trama è quella da film poliziesco, dove l’ispettore di turno crede ingenuamente di avere in pugno il criminale, mentre questi è sempre un passo avanti. Funziona ed è ispirata ad un numero di Diabolik (davvero ora non ricordo quale, sono le 2:40 di notte e non mi interessa cercarlo, ma è così).
La fotografia e le scenografie minimal unite ad una regia pulita e ponderata sono il pezzo forte del film. Il ritmo del montaggio scorre ben oleato come in ogni crime noir che si rispetti. Non aspettatevi un film d’azione: non è Mission Impossible. Piuttosto è un heist b-movie pacato e fumettoso che con il suo flusso statico trova i tempi giusti per raccontare la storia nel modo più lineare possibile. Non è Lang non è Godard o Welles o Hitchcock… non è Melville, è Manetti, è Diabolik.
In questo capitolo non ci sono scene cult da annoverare negli annali del cinema, né dialoghi intensi e drammatici o surreali da citare a memoria, né scene d’azione spettacolari o ipercinetici inseguimenti d’auto (difatti la Jaguar la vediamo solo parcheggiata: il bollo costava troppo? Fermo amministrativo?).
Molto è ripreso direttamente dalle dinamiche classiche del fumetto di Diabolik. Tanti i dialoghi, funzionali a portarci sempre nella scena successiva. Non c’è alcun momento chiave carico di pathos, nessun crescendo verso il climax finale. Nessun momento dove i personaggi di Diabolik, Eva o Ginko maturino una reale evoluzione. I personaggi non vanno oltre ciò che sono, e non gli interessa interrogarsi su ciò che fanno, lo fanno e basta.
Ci sono i soliti graditi travestimenti di Diabolik ed Eva, anche se a volte prevedibili (e uno in particolare ruba per troppo tempo la scena al genio del crimine).
È un film in cui le scene sono quasi tutte statiche, anche quelle considerabili d’azione. Il ritmo generale è ben calibrato per tenere alta la soglia d'attenzione nello spettatore (anche se la vescica preme e vuole essere liberata).
Resta la sensazione che, al netto di questi due film, si sarebbe potuta realizzare una serie tv e splittare ogni singolo film in due puntate, curando maggiormente i buchi di sceneggiatura e smussando la recitazione da telenovelas con annesse scene macchiettistiche e stucchevoli del primo capitolo.
Ma Diabolik - Ginko all’attacco! è un prodotto riuscito? Sì! La regia è migliorata e di molto, anche se nell’unica scena con la Jaguar la telecamera vibra in modo tanto brutale da rendere la ripresa fastidiosa alla vista. Gli espedienti narrativi (ad eccezione della pessima scelta della radioattività) incredibilmente funzionano.
I reparti di fotografia e scenografia hanno compiuto un miracolo organizzando tutti i set con maniacale cura. La scelta dell’illuminazione è sempre al servizio del design minimal e retrò degli spazi, del mobilio e degli oggetti di scena, mentre si smarmella un pò troppo sui volti di tutti i personaggi, che appaiono forse troppo ben illuminati.
L’estetica degli ambienti è asettica, con quel sapore quasi distopico che rende tutti i luoghi, dai rifugi agli uffici alle ville, quasi surreali per la loro pulizia.
Il film sembra provenire da un universo parallelo dove questi immaginari anni Sessanta rappresentano una versione naïf, igienizzata e sterilizzata del futuro come nel film La Fuga di Logan o nella serie tv Il Prigioniero.
Anche negli esterni tra i palazzi e le strade sgombre di mezzi, vuote di gente e ripulite, la sensazione è quella di trovarsi in un luogo futuristico e distopico che risveglia quel senso di vuoto e vastità che ho percepito vedendo I viaggiatori della Sera e L’invenzione di Morel ma anche THX-1138 o Lemmy Caution Alphaville o ancora la prima puntata cult della serie Ai Confini Della Realtà, La barriera della solitudine.
Tutto questo lavoro di sottrazione e svuotamento dal superfluo è un valore aggiunto al film, che ci riporta indietro nel tempo a quelle atmosfere da film anni 60 nei quali si immaginava un futuro permeato di città vuote, surreali ed oniriche.
Alcune note negative. I costumi di Diabolik e di Eva sono poco visibili e poco riconoscibili, alcune parti sembrano in pelle o latex, altre in stoffa... Insomma, questo costume non si sa bene come sia fatto. Diabolik non ha un manichino come Bruce Wayne dove appendere il costume in bella vista e non c’è nessuna scena dove ci sia una visione chiara di Diabolik ed Eva a figura intera che lasci vedere, comprendere e ammirare la vera natura, conformazione e utilità dei costumi (come accade in Batman Begins, ad esempio).
Lo spettatore vive il film dal punto di vista di Ginko, ma resta difficile immedesimarsi in questo algido e spietato tabagista fotticontesse.
L’aspetto più ostico in questo secondo capitolo è il tentativo (in parte riuscito) di eliminare il problema di accenti e dialetti vari. Nel primo Diabolik, l'immaginaria Clerville è piena di una quantità talmente variegata di dialetti italiani che sembra di guardare una puntata dei Simpson. Ueeee Diabbolikko, sono il commmmissario Winchesteeeerrrr (dovete ricreare voi la voce, file audio non supportato!).
Mastandrea più che Ginko me pare Zerocalcare, tenta di nascondere la cadenza romana con un italiano il più pulito possibile. Un personaggio senza emozioni e senza background che convince poco, con le sue uniche due espressioni “con e senza pipa”.
Non convince neanche l’appena accennata love story con il personaggio più inutile del film, Altea, straordinaria come Orietta Berti, sempre esplosiva nonostante l'età: mentre era in scena, degli operai del ponte sullo stretto di Clerville la tenevano in tiro con cavi d'acciaio oleati di burro Nonno Nanni, un po’ come in Brazil di Terry Gilliam. Altea recita in slow motion e, oltre ad avere problemi di articolazione mandibolare, pare si esprima con parole quasi incomprensibili, masticate, spezzate e quasi sputate in faccia al povero Ginko. Con la sua cadenza slabrata da aristocratica, Altea sembra aver fatto un lifting... un lifting alla lingua italiana.
In ogni caso il suo personaggio avrebbe dovuto ampliare quello di Ginko oltre che ricavarsi uno spazio tutto suo, ma di fatto resta una comparsata famosa di pochi minuti che appare in appena quattro/cinque micro scene, compresa quella finale in stazione, dove c’è Ginko con un cartello giallo e una scritta nera che dice “Addio Malena, con te se ne parte la primavera!”.
Miriam Leone è Eva Kant. Bombolosa, intelligente, intrigante, furba, scaltra, brasata, pericolosissima e dolcissima (purtroppo tutti i personaggi soffrono di una scrittura bidimensionale come i cartonati pubblicitari di Natale in esposizione alla Coop, ma non è colpa loro). La sua presenza è stata ridotta di molto rispetto al primo film… Vederla un pò di più sarebbe stata cosa saggia e giusta per l’animo nostro bramoso della di lei beltà trasmessa con meri fotoni di luce espulsi da un orifizio metallico che, riflesso in un falso movimento di stoica celluloide, ci illude di amarla... Un periglioso processo stocastico, immaginarsi alla presenza di tale beltade in carne viva.
La vera perla di tutto il film è l’uso che viene fatto del nuovo Diabolik, Gianniotti Giacomo, che su due ore di film appare giusto una quindicina di minuti “perché c’aveva da fare” (pare fosse impegnato a girare Diabolik 3)… Quindi per un'ora abbondante di film dobbiamo vedere il buon giovane e sconosciuto Tenente Roller (in realtà Diabolik sotto mentite spoglie).
Ora, io posso capire tutto: il re-casting ci sta, l’attore internazionale pure… ma perché (non) farlo recitare per quasi un'ora nei panni e nella faccia del Tenente Roller? Roller è presente nel film più di Diabolik ed Altea…
Qui interviene Marinelli: Io solo na cosa vojo sape'... Ma Roller chi cazzo è???
Parte 3 – Conclusioni
Metà cast è radioattivo.
Diabolik, re dell’invisibilità più che del terrore.
Eva sempre al top.
Ginko protagonista sotto anestesia (che si auto-pratica per due ore una colonscopia con la pipa).
Altea slabrata tra botox, paresi, slow motion e problemi di dentiera col Polident.
Voto finale: Biohazard, ovvero da vedere con tuta isolante e contatore geiger.
Fine.
(Ora un bel Tachidol e poi seconda puntata della nuova serie 1899, che è già un cult.)
Grullino Biscottacci
N.B. Ogni riferimento a film, attori, fumetti, politici o farmaci è puramente casuale e non realmente radioattivo.