Strange Rage, l'esordio di Giorgia Kelley

Uno spaccato esistenziale con diversi spunti di riflessione


Giorgia Kelley
è una giovane expat che da qualche anno si è trasferita dall’Italia a Manchester per lavoro e Strange Rage (pubblicato per Rizzoli Lizard) è il suo primo fumetto che prende il titolo da una canzone che ha caratterizzato il suo primo soggiorno nella città inglese.

Si parte quindi da un’esperienza personale per raccontare, ma senza essere autobiografici, la storia di tre ragazzi italiani e più in generale lo stato di una generazione che ha deciso di cercare “fortuna” all’estero. Anche se spesso ci si ritrova a svolgere lavori sottopagati e molto al di sotto delle proprie competenze e aspettative. Così come i protagonisti di questo libro: troveremo di meglio, si dicono Gloria e Anna dopo una brutta giornata.

Le due ragazze conoscono Leo ad una festa in un venerdì sera qualunque. Una ragazza che inciampa, versa del vino sulla maglietta di Anna producendo una bella macchia a forma di cuore. Così decidono di andare insieme in cerca di un negozio aperto perché Anna è decisa a ricomprarla. Durante il cammino, i tre si raccontano la loro vita a partire dalle iniziali difficoltà ad ambientarsi e a integrarsi.  

E per noi si concentra in bianco e nero uno spaccato esistenziale di una generazione che si muove tra precarietà, evasione e voglia di riuscire a trovare una propria strada e la condivisione delle ansie legate alla paura della solitudine e a questioni pratiche come il lavoro e la casa, comuni a tutti gli espatriati.

I personaggi appaiono infelici e malinconici, come a voler dimostrare che andare via non sempre è la soluzione. Perché quando si è molto giovani la precarietà sembra non pesare, si dà quasi per scontata, ma alla lunga logora.

La città e il paesaggio urbano, in tutte le pagine, hanno un ruolo da protagonista: i luoghi e il tempo che scorre sono continuamente segnalati nel corso dei capitoli. Vengono descritti posti ben precisi, la narrazione è asciutta con brevi dialoghi in italiano e in inglese, come è giusto che sia.

La scelta di condensare il racconto in un breve lasso di tempo ha sicuramente giovato a mettere in luce le sensazioni e gli stati d’animo legati alla condizione esistenziale dei protagonisti. La sera, poi, è per molti il momento della riflessione ed è quindi il momento più adatto.  

Il disegno colpisce per i bianchi e neri, così decisi e caratterizzanti che non lasciano trasparire alcuna incertezza. E confermano che l’autrice è pienamente consapevole dei propri mezzi. 

Tema e stile sono molto attuali e moderni. Sicuramente interessante, assolutamente ricco di spunti di riflessione.

Francesca Capone



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