Letture seriali: Sullivan's Sluggers

Il "Baseball Chainsaw Massacre" di Mark Andrew Smith e James Stokoe


Alle volte, un fumetto con i Mostri è solo un fumetto con i Mostri. Lo sanno bene gli autori di Sullivan's Sluggers, recente proposta di Saldapress in volume unico cartonato, due nomi davvero mica da ridere: Mark Andrew Smith, vincitore di Eisner e Harvey Award e co-creatore di Gladstone’s School for World Conquerors, e James Stokoe, del quale mi "limito" a citare Alien: Dead Orbit e Godzilla: la Guerra dei 50 Anni (quest'ultimo lo trovate sempre nel catalogo dei Saldatori, sia in formato deluxe che nella recente riproposta economica sotto il marchio Ramenburger).

Questi "Picchiatori" ci hanno messo quattro anni ad arrivare in Italia: la prima pubblicazione sotto il "cavallino" di Dark Horse Comics risale al 2018, anche se la storia che si porta dietro questo fumetto risale addirittura al 2009, coinvolge una campagna Kickstarter di enorme successo nel 2012 (una di quelle che poi finisce per ingolosire persino Hollywood), seguita da tutta una controversia qui sin troppo lunga da riepilogare ed inutile nel contesto, roba da storici che amano indagare in ogni singola forma il processo creativo di un'opera.
E visto che siamo in tema di premesse, chiudiamo questo excursus con la sinossi della trama, in attesa che i giocatori scendano in campo, ovvero gli Sluggers di Sullivan.


Come spiega anche Faso nella prefazione, gli Sluggers, in termini sportivi, sono quei giocatori considerati "battitori forti", atleti eccellenti e punte di diamante della squadra.
Cosa che i Dragons sono indubbiamente stati in passato, ma oggi... beh, oggi è un'altro discorso, fatto di pullman malandati e partitelle di città in città, scontri amichevoli con la squadrette locali, solo per il vanto di aver giocato coi più forti.
Così sembrava anche l'evento al Diamante di Malice, cittadina in mezzo al nulla americano.
Ma per i Dragons si scoprirà essere l'incontro della Vita, letteralmente. Perché, una volta calate le tenebre, gli abitanti si riveleranno dei mostri assetati di sangue, morte e dannazione.

Andrew Smith riversa in questa lunga notte da survival tutto il suo amore per l'Horror, tutto quel divertimento di genere fatto di mazzate, motoseghe e incubi maledetti, tra anime perse e raccapricci di ogni tipo, sorta ed estrazione paranormale.
Non c'è altro più di questo, eppure basta per far scorrere le pagine di un ritmo indemoniato, dissacrante e che non vuole prendersi sul serio, mai, costi quel che costi, ovvero la vita, appunto.
I personaggi, la loro caratterizzazione, i dialoghi, sono tutti frutto della felice amalgama tra stereotipo indovinato e voglia di scrivere una mattata pura, scatenata, di quelle da guilty pleasure (e che ormai dovreste averlo capito, sono un mio punto debole).
Ma non lo dico per minimizzare, anzi. Perché nelle mattate bisogna saper imprimere la propria arte, bisogna saper fare, bisogna saper dosare talento con follia.


Lo stesso fa Stokoe con la sua matita, disegnando queste Cose che farebbero la felicità di Carpenter e donandogli un umorismo costante, da cartone animato per adulti, pensando a Raimi, anche se qui invece di un Ash c'è un allenatore semialcolizzato e in cerca dell'ultima occasione. Usando anche elementi distintivi nel tratto, come espressioni di sorpresa che diventano emoticon, piccoli disegni più chiari di qualsiasi frase allegorica e che strappano un sorriso universale.
E quando si viaggia su questi binari, il "limite" è solo la voglia di intrattenere il lettore, giocando sulla proporzione più grande possibile, e Stokoe ben sa come realizzare figure enormi, di quelle che ti costringono a girare il volume in verticale pur di ammirarle, colossali in confronto a quell'umano così piccolo ed insignificante, eppure è il nostro Eroe, e sappiamo che ce la farà, non importa come.
O forse sì, perché è lì che sta il piacere di lasciarsi trascinare in questo match contro il Male, vedere il punteggio salire, in un testa a testa, pagina dopo pagina, con la squadra di casa prossima alla vittoria, ma è all'ultimo minuto che si decide la partita e si può ribaltare il risultato.

Alle volte è una katana, alle volte una molotov, in altre occasioni un manufatto raccolto da terra che porta ad un ectoplasmatico spiegone.
Non importa l'escamotage: l'unica cosa che conta è arrivare all'ultimo quarto, quando il respiro si fa corto e devi portare a casa la vittoria, ovvero scrivere la parola "Fine", con il sorriso e un "Bleah!", che si affrontano sul campo.
E quando la storia tira le fila, arriva al suo dunque, per quanto telefonato possa apparirci, la verità è che appare chiaro e limpido che Sullivan's Sluggers ha in sé tutto il - piccolo ma non scontato - pregio di quelle storie che sono ciò che sono, e nulla più di questo.


Non la divagazione sui grandi Mali della Società contemporanea che racchiudono messaggi dietro vignette dal tratto allucinato, quanto piuttosto l'equivalente su carta di un film delle immortali "Notte Horror" televisive, che guardavi nelle sere afose e, insieme al ventilatore, donavano refrigerio a sinapsi rilassate e desiderose solo di un bagno di sangue e violenza slasher, splatter e grandguignolesca, ad alto tasso di mostri dal makeup assurdo (come detto, se Hollywood ci aveva messo gli occhi sopra è proprio perché ne sarebbe venuto fuori un bello Stra-Cult esagerato - ovviamente, col giusto regista dietro la macchina da presa).
Magari non faranno gli annali della Storia del Fumetto, magari non saranno il piatto di gourmet che alcuni palati fini si aspettano.
Magari sono più come quegli hot dog con la cipolla, unti e bisunti, comprati dal venditore ambulante sugli spalti dello stadio, mentre siamo lì che facciamo un tifo indiavolato.
Buonissimi, emblema di una giornata fatta solo di relax, ma non lo ammetteremmo mai!





Sullivan's Sluggers - Orrore in prima base
Saldapress, 2022

Testi: Mark Andrew Smith
Disegni: James Stokoe

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