Terrarium, la distopia di Yuna Hirasawa

Lo scenario post-apocalittico e pieno di misteri del manga pubblicato da Hikari

Il “cielo” è lo spazio aereo che si estende al di sopra della terra - le “stelle” sono corpi celesti luminosi sospesi nel cielo notturno. Si dice che esistessero prima della costruzione dell’arcologia. Cose che appartengono alle leggende, insomma.

In un mondo post-apocalittico in cui l’umanità superstite è sull’orlo della scomparsa e i robot sembrano la chiave per recuperare la memoria collettiva, Chico e Pino viaggiano di colonia in colonia per scoprire la verità sulla loro madre e sul disastro che ha travolto l’intera arcologia (il gigantesco e quasi sconosciuto ecosistema sintetico in cui gli esseri umani vivono da generazioni insieme ai robot) per scoprire l’origine del declino e salvare l’umanità.

Di certo Terrarium non stupisce per l’originalità della trama o dell’ambientazione e pecca di alcune ingenuità sia nella narrazione che nello stile dei disegni, ma ha il merito di saper giocare bene con i cliché e di riuscire a mettere su in questi primi due volumi – saranno quattro in totale – una trama interessante, un world-building convincente e dei personaggi ben definiti.

Chico è umana, una giovanissima tecnologa investigatrice (non me ne voglia Alessia Giargia, traduttrice dell’opera, che ha usato il maschile quando era possibilissimo declinare la professione al femminile senza che si perdesse il significato), ovvero un mix tra medico e ingegnere informatico, in grado quindi di curare sia gli esseri umani che i robot, che indaga sulle vicende dell’arcologia e sui responsabili del declino che la sta travolgendo. Pino – in realtà P1no – è un robot, fratello di Chico, come lei impegnato nell’indagine sull’arcologia e sulla loro madre, figura ancora misteriosa ma che pare avere un ruolo centrale nella soluzione dell’enigma.

L’indagine sull’arcologia e il passato della strana coppia dei due fratelli (perché Pino è un robot? In che senso sono fratelli?) sono due degli elementi che reggono la struttura della trama che si articola in una serie di episodi quasi scollegati tra loro, tappe di un viaggio che mostrano ai due protagonisti – e a noi lettori – lo stato attuale dell’umanità.

Ma il filo conduttore della storia sono le domande quasi filosofiche che inevitabilmente ci poniamo insieme a Chico quando si trova a dover disattivare dei robot per recuperarne i nuclei – operazione necessaria a trovare la chiave del mistero della caduta dell’arcologia: interrogarsi sulla possibilità che i robot abbiano sentimenti, emozioni, che possiedano insomma un lato umano significa interrogarsi in ultima istanza sul senso stesso dell’essere umani, su cosa ci fa credere di essere creature speciali e uniche su questo pianeta: se non siamo i soli a provare emozioni, ad avere dei sentimenti, a gioire o soffrire, ad avere paure o speranze, allora in virtù di cosa gli esseri umani sono diversi da qualsiasi altra creatura? E fino a che punto un essere artificiale è solo una cosa? Fino a che punto abbiamo il diritto di controllarli, di decidere della loro esistenza, e fino a che punto siamo in grado effettivamente di farlo?

L’edizione italiana di Hikari ha lasciato le illustrazioni a colori all’inizio di ogni volumetto, tavole che rendono perfettamente l’atmosfera decadente a metà tra archeologia urbana e una sorta di riappropriazione dello spazio da parte di una vegetazione selvaggia e incontrollata.

L’ambientazione è in effetti il punto di forza dell’opera e il titolo stesso “Terrarium” dà l’idea di un ecosistema creato artificialmente ma che poi inizia ad autoregolarsi, esattamente come fa l’arcologia, un mondo sconosciuto ai suoi stessi abitanti, un mondo che nasconde misteri tanto al suo interno quanto all’esterno, di cui bisogna riscoprire il passato per decifrare il presente e salvare il futuro.

Claudia Maltese (aka Clacca)


Terrarium vol. 1/2 (di 4)
Hikari, 2022

Testi e disegni: Yuna Hirasawa


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