Letture seriali: Geiger

La serie Image post-apocalittica di Geoff Johns e Gary Frank


Come si affronta il Post-Apocalisse?
Essenzialmente, in due modi: o lasci che il dramma venga a te, e costruisci una storia tesa, importante, dai toni seri e pesanti, oppure lasci che la follia e il nonsense prendano le redini della situazione, e guardi a Mad Max come ad una stella polare.
Per Geiger, Geoff Johns e Gary Frank scelgono di prepotenza la seconda via, regalandoci il primo tassello di un nuovo universo narrativo creato per Image Comics e tutto da scoprire, senza prenderlo troppo sul serio (o almeno non sarò certo io a farlo).

I nomi degli autori non hanno bisogno di presentazioni, se amate i comics americani, e questo primo volume, che Panini Comics ha mandato alle stampe con un bel cartonato, fa leva sopratutto sull'unione delle forze che già ci hanno regalato Doomsday Clock, ivi incluso il talento del colorista Brad Anderson.


Un team rodato, insomma, che qui non è legato a vincoli contrattuali di sorta, non devono porsi problemi nel trattare personaggi altrui e sin troppo conosciuti e amati, e quindi, come elefanti in un reattore nucleare, danno vita ad un nuovo eroe, che viva di luce propria.
E dico, letteralmente.
Perché Tariq Geiger, il nostro protagonista, è un uomo segnato nel corpo e nello spirito dalla guerra nucleare del 2030, un conflitto che gli ha portato via la famiglia e gli ha regalato un potere inimmaginabile: è diventato, in pratica, un reattore umano, tenuto a bada solo da due barre di boro, fissate sulla sua schiena, e che, una volta estratte ed usate come un'arma, gli permettono di fare strage dei propri nemici.
Al punto da diventare leggenda, un babau le cui gesta vengono raccontate, con brivido lungo la schiena, nelle fredde notti del deserto atomico e letale.

Quest'uomo splendente vorrebbe solo essere lasciato in pace, vivere in solitudine insieme al suo lupo a due teste, Barney, ma questo fumetto sarebbe altamente noioso altrimenti... Così ecco che il Nostro si ritrova a dover salvare due ragazzini, in fuga dopo l'uccisione della loro madre, e ad aiutarli a portare al sicuro una valigetta da cui dipende la libertà di quel poco di mondo civilizzato che resta, rappresentato da una Las Vegas le cui luci ancora brillano, mentre potenti signori della Guerra se ne vogliono spartire i resti.

Qualcuno di voi avrà già intuito che potenziale calderone di idee, citazioni e trovate possa essere Geiger, perché, oltre al già nominato Mad Max, che rimane l'influenza più evidente, gli autori hanno inserito due Cuccioli insieme al Lupo Solitario, lungo una Strada che autori come Cormac McCarthy e Kazuo Koike hanno reso paradigma.
Le influenze sono ampiamente riconoscibili, e sta tutto nell'abilità da narratori, per parole e immagini, di Johns e Frank, rendere questo volume una lettura piacevolissima.

In mano ad altri, ne sarebbe risultato infatti solo un guazzabuglio di idee senza troppa continuità, ma, e qui sta la differenza tra una mano esperta e un autore alle prime armi, si arriva alla fine del primo tomo con quel misto di sospensione dell'incredulità ancora acceso e curiosità di vedere sin dove sarà possibile spingersi, con chiaro in mente un concetto che, pagina dopo pagina, emerge con una sua personale prepotenza: questo è un primo mattone, di quello che è un universo narrativo pronto a diramarsi in molte, anche imprevedibili, direzioni.


Con un proprio evento centrale, uno "starting point" che è la cosiddetta Guerra Ignota, e degli Eroi, gli Innominati, che si muovono lungo una distopica Storia Americana, e che qui, anche solo con un accenno o un "cameo", vengono in parte introdotti.
Come il soldato robot Junkyard Joe, praticamente una stortura in chiave meccanica del mitico Beetle Bailey di Mort Walker.

Perché l'immaginario saccheggiato da John e Frank si muove sospinto da una rosa dei venti impazzita, e perciò leggere nomi come American Widow X non può che strappare un sorriso mentre inarco il sopracciglio al contempo, come se i Signori della Guerra di Vegas non fossero abbastanza.

Perché ok che Las Vegas è la capitale del divertimento, ma fa comunque uno strano effetto, di quelli che - e qui mi ricollego al concetto dell'incipit - non riesci a prendere totalmente sul serio, quando capisci che i vari "regni" sono ognuno governato da un diverso stereotipo di Fantasia.

Ci sono il Re della Giungla, con la sua corte vestita come tarzanidi, quello dei Pirati, la Femme Fatale degli Anni Venti e poi lui, il perverso Re di un castello medievale, che ha un suo personale conto in sospeso con Geiger, e ne vuole con prepotenza la testa.


Però, attenzione: non vorrei pensaste che Geiger sia un vuoto a perdere, realizzato tanto per. C'è un insieme di sottotesti, infatti, che la storia mette in evidenza, la volontà, ferrea, di Johns e Frank di dare a Tariq il potere più grande, quello che da sempre contraddistingue essere dotati di poteri da Eroi, ovvero il Cuore.

Non si fa infatti troppa fatica ad empatizzare col dolore del protagonista, col suo vissuto, con ciò che rimpiange e con la sua volontà di fare del bene, a dispetto di tutto. È il suo cuore martoriato e umano, a renderlo superiore ai suoi nemici, gretti, abbietti, perversi e decisi solamente ad agguantare potere e sottomettere chi si trova a dover sopravvivere.

Dal punto di vista artistico, poi, Gary Frank fa quello che gli riesce meglio, ovvero realizzare tavole frenetiche, con la giusta dose di Azione e "coreografia", dal ritmo pulito, acceso e leggibile. Il character design è esemplare, e qui e lì se ne possono riconoscere i modelli d'ispirazione, alcuni anche insospettabilmente ironici (se avete visto Tiger King, diciamo che un personaggio vi farà squillare un campanello d'allarme).

E a dare sostegno e corpo ai disegni, i colori di Anderson che danno a questo comic book un sapore deciso, come sabbia che non acceca ma pronta a risplendere una volta trasformata nel vetro brillante della miglior Avventura.


C'è un bel clima sospeso tra gravitas e intrattenimento fumettoso, tra il voler scrivere la storia di un personaggio nuovo, ma forte dell'ossatura di tutti coloro che lo hanno preceduto, ma anche con la sottile speranza di poter scrivere le proprie regole. Giocare su un terreno consolidato, ma non per questo rimanere confinati nel deserto delle storie già raccontate.
Con la promessa silenziosa di voler regalare al lettore molto più di quanto mostri questo primo volume, quasi un pilota che regge sulle sue gambe, nonostante il finale aperto, forte proprio di questo patto non scritto con chi chiude il volume e si aspetta tanto altro domani.

E in questi tempi di "tutto e subito", lo vedo quasi come un pregio, come un voler chiedere pazienza ad un mondo sovraccaricato di proposte e pronto a dimenticarti in un attimo, se non sei pronto a dare quello che il pubblico pensa di volere. Scusate, sarà l'età che avanza e gli occhi di un lettore che sin troppo inchiostro ha visto passare sotto i ponti.

Sicuramente, Geiger è una lettura leggera, d'intrattenimento e svolge il compito con sicuro mestiere, il che è, a parer mio, un pregio da non sottovalutare mai.
Magari non entrerà negli Annali, magari diverrà una Leggenda da scaffale della fumetteria, quel volume che vedi sempre esposto per lungo tempo e al quale un giorno vorresti dare una possibilità.
Perché magari l'universo degli Innominati prenderà piede, diventando una forza editoriale trascinante, oppure crollerà e si fermerà a queste fondamenta.

È presto per dirlo (io, ovvio, spero nella prima ipotesi), ma anziché aspettare, dategli ora quella possibilità, perché non c'è ebbrezza migliore, per un appassionato di fumetti, che esserci alla nascita di un nuovo Eroe, e vedere quella scintilla accendersi, pronta ad esplodere e lasciare la sua impronta!



Geiger
Panini Comics, 2022

Testi: Geoff Johns
Disegni: Gary Frank
Colori: Brad Anderson

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