Letture Seriali: The Nice House on the Lake

La nuova serie sceneggiata da James Tynion IV: il terrore dove non te l'aspetti

Come credete finirà il mondo?

Ok, domanda capziosa, sopratutto di questi tempi, sopratutto in questo particolare frangente storico, senza contare che, chi più chi meno, alla Fine, non solo nostra ma di tutte le cose, ci pensiamo tutti, topos filosofico che ci portiamo dentro sin dall'alba dell'uomo.

Lo stesso fa James Tynion IV nel suo The Nice House on the Lake, o anche La bella casetta sul lago, come ha deciso di tradurlo Panini Comics, che propone in un bel volume cartonato i primi sei numeri dell'appassionante serie DC Black Label.

Ehi, aspetta un attimo - direte voi - ma non è un racconto horror su dieci persone che si ritrovano per una vacanza in una villa sul lago e da lì in poi scoprono che il loro anfitrione, Walter, non li ha invitati lì per una semplice vacanza di una settimana? Che c'entra adesso la fine del mondo come lo conosciamo, per citare i REM?

Oh, c'entra eccome, anzi è proprio l'ossatura di un mistero inquietante, dove dieci piccoli indiani si ritrovano al centro di un incubo in quella casa nel bosco, che dà su un lago tanto placido quanto ricco di segreti, alcuni inimmaginabili.

Qui però arriva il primo problema, con un'opera come The Nice House on the Lake: quanto posso raccontarvi senza sfociare nello spoiler e rovinarvi le molte sorprese che, come un domino costruito con malvagia perizia, fa scivolare le pagine proprio come le tessere del gioco, dove ogni rivelazione porta a nuove domande e ad altre, insostenibili tanto son tese, risposte, e così via, crudelmente sino all'ultima (e siamo solo al primo volume, per capirci).

Potrei magari guidare il vostro sguardo verso quegli strani simboli sulla copertina, e dirvi che sono stati pensati per ognuno dei protagonisti della nostra storia: il Comico, la Commercialista, il Pianista, la Dottoressa, la Consulente, la Scienziata, l'Agopunturista, il Giornalista, la Scrittrice e l'Artista.

Hanno anche dei nomi propri, ma poco importa in questo frangente di recensione (mentre saranno i vostri punti cardinali durante la lettura). Hanno tutti una cosa in comune: conoscono Walter, sono stati suoi amici intimi nel corso degli anni, hanno fatto e fanno parte della sua vita, così come lui delle loro. C'è stato nei momenti lieti come in quelli più difficili, e alle volte è sembrato quasi che fosse proprio questo "amico" a pilotare le loro vite, facendo convergere incontri ed eventi in modi che forse sarebbe bene definire "non causali".

Ma chi è veramente, perchè li ha radunati lì? Lo ha fatto con uno scopo, che conosce solo lui, e la casa stessa, con le sue comodità, con la sua bellezza che è quasi uno schiaffo alla normale vita quotidiana, è stata scelta per un motivo, e sta ai suoi ospiti capirlo, mentre là fuori il mondo letteralmente si scioglie in un cielo rosso vivo.

Eh già, mi ero scordato di dirvelo: mentre tutto questo accade, mentre questa strana vacanza si trasforma in tutt'altro, l'Apocalisse si scatena sulla Terra, con persone che, in tutto il globo, iniziano letteralmente a liquefarsi, in una poltiglia di sangue e morte, da cui, apparentemente, solo i nostri dieci protagonisti riescono a salvarsi.

Capito che intendevo? Già così, mi sembra di aver detto troppo, di aver tolto a Tynion IV parte del divertimento, perché, ancora una volta, quando ha a che fare con il proprio personale "creator-owned", lo scrittore dà spazio al suo lato diabolico, quello che negli ultimi anni lo ha visto salire nelle classifiche di gradimento, oltre che di vendita, grazie a titoli come Something is Killing the Children e The Department of Truth (di quest'ultimo vi avevo già parlato in una precendente Lettura Seriale).

C'è una splendida costruzione di un enigma in costante divenire, supportato da un altro pregio dell'ex sceneggiatore di Batman: saper creare personaggi coerenti col contesto, che vadano oltre il comune stereotipo e riescano a creare un contatto con il lettore.

Contatto che si esprime appieno nei dialoghi, vivi e realistici, spesso riportati come fossero una trascizione ufficiale di qualche tipo (non a caso), oppure attraverso flashback che, puntuali come un orologio, arrivano quando serve alla storia, non prima non dopo, mostrandoci tasselli di personalità definite, distinte e complesse come chiunque, con un vissuto, dei problemi, dei segreti e delle (in)certezze al pari del riflesso che ogni mattina vediamo allo specchio.

C'è un utilizzo della tensione psicologica che richiama al miglior cinema e serialità di genere, un costante memorandum al lettore che, proprio quando pensa di aver capito tutto, ecco che puntualmente viene smentito, "costretto" a proseguire ma solo per vizio di forma, perché Tynion IV sa bene quanto il mistero sappia affascinare e, una volta catturato l'utente (sia esso spettatore oppure, appunto, lettore), quest'ultimo farà di tutto per arrivare alla fine e avere le risposte, non importa quanto ci vorrà.

E se parliamo di Cinema, non poteva esserci nome migliore di Álvaro Martínez Bueno per "portare in scena" questo spettacolo, dove il sangue è poco, quasi assente, ma l'orrore dipinto su volti sull'orlo di una crisi di nervi è tantissimo.

Viene dagli storyboard per il grande schermo, il disegnatore spagnolo, e da lì il suo tratto, chiaro anche quando sembra solamente abbozzato, trae idee e soluzione visive, creando un ritmo che va di concerto con le parole, con inquadrature e "movimenti di camera" che danno risalto ai migliori plot twist e ad espressioni che sono autentiche, ricercate, sfruttando ogni singola possibilità che "gli attori" gli offrono.

Gli fa eco l'ottimo lavoro della colorista Jordie Bellaire, la cui tavolozza crea constrasti di tono, con ombre ed esaltazione di dettagli, dove ogni colore, dal rosso acceso di una vignetta catartica al bianco riflesso su un paio di occhiali, possono comunicare al lettore tutta una gamma di sensazioni altrimenti difficili da decodificare a mente lucida, talmente si è concentrati nell'inseguire indizi e false piste narrative, frutto di ipotesi e teorie sorte durante la lettura.

Ne consegue un lavoro cristallino, dove penna, matita e pennello s'incontrano, si siedono intorno ad un tavolo e ci restituiscono uno di quei racconti da cui è difficile sfuggire (un poco come la stessa Casa del titolo), ricco di influenze diversissime eppure capaci di sposarsi, sfaccettate come i caratteri al centro del palcoscenico, reali, sospettosi, egoisti e profondamente umani, la vera chiave di volta che permette alla storia di continuare ed entrare in un vivo che altrimenti non possiederebbe, basandosi solo sull'atmosfera.

Quello di James Tynion IV si conferma un talento da "scatola chiusa": ora come ora, la sua firma è sinonimo di scrittura accesa di idee, di concetti mai banali e di riletture di generi amati proprio per il potere viscerale che hanno sulla grande platea.

The Nice House on the Lake ha anche l'ottimo pregio di essere ambientato nel presente, in questo preciso e particolare presente, e gli basta una vignetta per definirlo e pochi dialoghi per collocarlo (oppure una doppia pagina composta solo da tweet perfettamente ricostruiti - ad indicare quanto l'autore ben conosca ed interagisca coi social), eppure, al tempo stesso (scusando il gioco di parole), potrebbe benissimo essere un "presente" qualunque di questi ultimi anni. Universale nei suoi temi, ma ben piantato nell'oggi, per descrivere un terrore sottile, che affonda ancora di più i suoi canini in ciò che conosciamo.

Non capita spesso di consigliare fumetti dell'orrore, dove a dominare non siano sangue e budella fuori dal corpo, quanto piuttosto sottili inquietudini psicologiche, perché di fronte alla fine di tutto, nulla fa più paura di chi decide di godersi il panorama con in mano una bibita ghiacciata, magari uscire in barca e la sera guardare un bel film divertente, incurante che ci sia invece chi pensa ai propri cari, perché sai, oltre quel lago dovrebbe esistere ancora una vita a cui tornare. Dovrebbe.

Non capita spesso di consigliare fumetti dell'orrore, realizzati così bene e da tre artisti magistrali nel proprio personale campo, che rendono questo bel volumetto cartonato un gran recupero da fare, che siamo in estate e il tempo per leggere aumenta, magari sorseggiando una bibita ghiacciata e ogni tanto alzando lo sguardo per godersi il panorama.

Non capita così spesso di consigliare fumetti dell'orrore, ma con The Nice House on the Lake ho l'opportunità di farlo e con un bel sorriso maligno sulle labbra mentre scrivo l'invito che vi mando attraverso queste righe, per un rilassato pomeriggio sul divano (o dove più amate leggere) per una fuga dalla realtà che non dimenticherete e di cui vorrete subito conoscere il seguito, perché nulla mette a dura prova la pazienza come la scritta "continua".

Non costringetemi ad usare "le maniere forti" (questa la capirete leggendo La Bella Casetta Sul Lago, promesso)!





The Nice House on the Lake - La bella casetta sul lago
Panini Comics, 2022

Testi: James Tynion IV
Disegni: Álvaro Martínez Bueno
Colori: Jordie Bellaire




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