La Rosa armata di Costanza Durante e Elisa Menini

L'esordio della collana Cosmica di Minimum fax con un racconto sulla Resistenza

Sono orgogliosa di quello che ho fatto. Ma non vorrei un’altra guerra nemmeno tra milioni di anni.

Se siamo persone fortunate, la nostra esperienza della guerra si riassume tutta nei libri e nei fumetti che abbiamo letto e nei film e serie tv che abbiamo guardato. Siamo abituati a racconti densi di eroismo o al contrario di crudele meschinità, storie in cui di solito è facile decidere da che parte stare, imparare subito per chi parteggiare.

Siamo abituati al combattente coraggioso che non si tirerà indietro neanche davanti al pericolo della morte per tenere fede ai suoi ideali e soprattutto al fatto che quasi sempre questo combattente sarà un uomo. Se ci saranno donne in questi racconti saranno madri o mogli affrante dal dolore o trepidanti nell’attesa, oppure saranno vittime da proteggere o amanti senza nome e senza una storia.

Siamo ricchi di stereotipi narrativi sulla guerra.

Con La Rosa armata, Costanza Durante e Elisa Menini sono pronte a smontarli tutti, uno per uno, per lasciare spazio a un racconto in cui le cose hanno contorni meno netti e i fatti lasciano poco spazio all’eroismo e all’esaltazione del coraggio virile.

È il 1944 e ci troviamo tra le colline delle Langhe. La guerra arriva come un’ombra insensata e incomprensibile che distrugge ogni cosa, cancella i paesi e spacca le famiglie. Da un giorno all’altro la vita di Rosa, poco più che una bambina all’epoca, viene sconquassata dall’arrivo di una squadra fascista.

Suo padre, convinto pacifista, viene ucciso e suo fratello Bernardo, staffetta partigiana, viene portato via.

A Rosa non resta nessuno se non Gisella, incinta proprio di Bernardo, e il fratello di lei, Marcello. Potrebbero ricominciare una vita insieme ma non sono solo le bombe a far prendere alle due donne la decisione di scappare da sole: come Marcello aveva denunciato la sua famiglia ai fascisti, così Rosa lo consegna ai partigiani per vendicarsi.

Da questo momento lei e Gisella saranno sole, tra i boschi e la neve, a imparare che – quali che siano gli ideali che spingono gli uomini a imbracciare un fucile – non sono in molti a farsi scrupoli davanti alla possibilità di abusare di due ragazze indifese.

Antonia e la brigata delle streghe arrivano come dei ex machina a salvarle proprio un attimo prima che un gruppo di partigiani riesca a violentarle: sono donne ma non sono indifese. Sono armate, sanno sparare bene e sanno che non basta una divisa o un fazzoletto al collo per dirsi nemici o compagni.

Antonia, Lena, Cashmir: donne sole che si sono ritrovate e hanno deciso di combattere insieme, contro i tedeschi e i fascisti ma anche contro ogni uomo convinto che la guerra possa giustificare qualsiasi abuso. Hanno scelto di imbracciare i fucili non solo per liberare la loro terra ma prima ancora per liberare sé stesse da quel dominio patriarcale che le vorrebbe a casa come brave madri, mogli e figlie o peggio ancora come vittime silenziose.

Per Rosa e Gisella cambia tutto. Antonia e le altre non insegneranno loro solo a sparare e a combattere ma, prima di tutto, a essere le uniche padrone di loro stesse e delle loro vite.

Non c’è mai però nessuna esaltazione della violenza o dell’emancipazione ottenuta attraverso le armi. Sono donne che combattono perché non hanno altra scelta, senza nessuna traccia di autocompiacimento, perché si sono trovate invischiate in una guerra che non era la loro e invece di lasciarsi trascinare hanno cercato di fare ciascuna il meglio, per sé e per le altre, unite da uno spirito di vera sorellanza.

Ogni giorno, davanti alle tante difficoltà e alle prove che devono affrontare, Rosa e Gisella scelgono una forma di resistenza forse meno celebrata: resistere contro tutto ciò che vuole prendersi la nostra vita, la nostra memoria, la nostra identità, la nostra libertà e farlo cercando di sopravvivere all’orrore, senza atti eroici, senza lanciarsi nella mischia, senza sparare una pallottola in più di quelle strettamente necessarie, semplicemente difendendo la propria esistenza e quella degli altri.

Rubare alla guerra un altro giorno in più e farlo ogni giorno, finché non arriverà l’ora in cui le grida e gli spari annunceranno la fine dei combattimenti e non più un altro massacro.

La Rosa armata è il primo graphic novel targato Minimum Fax, il primo volume della collana Cosmica, un esordio non solo validissimo da un punto di vista strettamente artistico – il mix perfetto tra una sceneggiatura accuratissima ed essenziale, un uso della regia, dei colori e delle luci molto drammatico, quasi cinematografico e un tratto che punta tutto sull’espressione immediata del momento, senza perdersi troppo nei dettagli inutili, focalizzando l’attenzione sulla narrazione e sui personaggi – ma anche e soprattutto un racconto potente di coraggio, determinazione e crescita, una condanna totale alla violenza indiscriminata, un monumento a tutte le piccole, grandi storie di resistenza e di lotta per la libertà e l’autodeterminazione che sono andate perdute tra le pagine della storia e che riecheggiano nelle ultime parole di Rosa:

Stai bene, e non preoccuparti. «Di badare a me» non c’è più bisogno.

Claudia Maltese (aka Clacca)



La Rosa armata
Cosmica - Minimum fax, 2022

Testi: Costanza Durante
Disegni: Elisa Menini

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