È ora di spegnere le luci di Raymond Briggs

I ricordi e le riflessioni di Raymond Briggs in un intenso memoir

“Sette settimane fa, mi hanno installato un lettore DVD e una digital box. Il tizio ci ha dato altri due telecomandi e in pochi secondi ci ha mostrano quanto fossero facili da usare. Ora abbiamo ben 108 pulsanti. […] Al di là dei classici 6 pulsanti (ON/OFF, 1, 2, 3, 4 e VOL), per 7 settimane non ne abbiamo sfiorato nessun altro. Non ricordiamo nulla di quello che ci ha detto il tizio e mai e poi mai leggeremo le 148 pagine di istruzioni. Siamo troppo vecchi. Non ci resto molto da vivere. […] Se questa è la piega che sta prendendo il mondo, non dico che voglio l’eutanasia, ma di certo è ora di andarsene.”

Morire è una cosa difficile. È una cosa che ho sempre pensato da quando, in un modo o nell’altro, mi sono trovata ad avere a che fare con la morte. Ovviamente, non ero io quella che stava per morire, potevo osservare tutto da un punto di vista esterno, privilegiato forse. L’unica cosa che sono riuscita a pensare è sempre stata quella, che morire è una cosa difficile.

Raymond Briggs c’ha scritto un libro intero su questa cosa, su quanto sia difficile morire, su quanto sia difficile essere vecchi. È ora di spegnere le luci è un libro strano, una raccolta di riflessioni, citazioni e racconti sulla vita ma soprattutto sulla morte, protagonista silenziosa e invisibile di ogni pagina.

Briggs, illustratore classe ’34, è famoso per i suoi libri per bambini, soprattutto per Il pupazzo di neve, un silent book che ebbe tanto successo da essere adattato in un film animato nel 1982. È ora di spegnere le luci però non è affatto un libro per bambini, anzi.

A volte con ironia, altre volte offrendoci i suoi sentimenti e i suoi ricordi più commoventi e personali, Briggs sottolinea quello che forse è il punto focale di tutto il libro e cioè che della morte è difficile parlare. È difficile persino ragionarci su, se lo si fa diventa una roba di calcoli di statistiche o una “gara” a chi riesce a sfangarla per un altro anno. La morte è il nostro tabù più grande, l’argomento che continuiamo a ritenere sconveniente, a cui è lecito pensare – senza destare in amici e parenti timori e sospetti di depressione latente – solo quando si supera una certa età. La morte ha smesso di riguardarci tutti da tempo.

Per quanto sia inevitabile e naturale, la morte continua a sembrarci insensata e oscena. Indicibile. Leggendo le parole di Briggs, riflessioni scaturite dai piccoli e grandi eventi della vita di ogni giorno, ci sembra che la morte sia ovunque, solo non ci avevamo mai fatto abbastanza caso. E non appena la sua presenza diventa palese, ecco che tutto quello che è la vita, il quotidiano essere nel mondo, comincia ad avere un’importanza che mai avremmo immaginato possibile. Paradossalmente, la morte sembra rendere più vivida la nostra esistenza, sembra dare a ogni ricordo e a ogni esperienza una luce più calda e più bella. Una delle pagine che mi ha toccato di più dice:

“Cammino su questo sentiero ogni giorno. Un giorno, lo so, ci camminerò per l’ultima volta. Quante ultime volte mi restano? Quante me ne sono scordate?”

Vita, morte, memoria. È ora di spegnere le luci raccoglie disegni, schizzi e soprattutto ricordi e pensieri di un uomo che ha vissuto una vita intensa – ha conosciuto la guerra, la vita da sfollato, la difficoltà di tornare alla normalità, ha visto morire troppo presto sua moglie, ha vissuto solitudine e gioie familiari – e che ora prova in qualche modo a tirare le somme, a mettere i suoi pensieri nero su bianco.

Suddiviso in tre sezioni – Ora, Una volta, Prima o poi – che si riferiscono rispettivamente al presente, al passato e quello che potrebbe essere il futuro, questo memoir sembra scritto a quattro mani: da un lato Briggs e dall'altro il sarcastico e a volte quasi maleducato Prodnose, alter ego dell’autore che si prodiga a stroncare sul nascere ogni possibile patetismo. E ci riesce benissimo. Per quanto forte sia la tematica, Briggs non scade mai dell’autocommiserazione o nel melodramma.

È un libro difficile, a tratti pesante e angosciante. L’ironia sembra un’armatura, un modo per cercare di difendersi da tutto quello che è semplicemente troppo grande per noi, quello che cerchiamo di non guardare mai ma che a un certo punto della nostra vita dobbiamo inevitabilmente affrontare. Briggs lo fa con coraggio: l’ironia delle prime pagine pian piano sparisce e lascia spazio a quel dolceamaro indescrivibile senso di appagamento per ciò che è stato e incertezza per tutto quello che deve ancora essere. Perché la morte è una cosa orribile e spaventosa ma è forse il modo più efficace per mettere in prospettiva tutta la nostra vita.

Claudia Maltese (aka Clacca)



È ora di spegnere le luci 
Rizzoli Lizard, 2022

Testi e disegni: Raymond Briggs

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