Letture seriali: Fight Girls

Donne! Dinosauri! Frank Cho!


Premessa doverosa: la recensione del volume di Fight Girls che state per leggere non è esattamente imparziale, perché, non ci giro intorno, adoro il suo autore sin dai tempi non sospetti in cui sulla rivista antologica Linus veniva pubblicato per la prima volta Liberty Meadows (non chiedete l'anno, mi sento già abbastanza vecchio di mio).
Da allora, ne ho seguito assiduamente la carriera, i segni di stile, gli exploit in Marvel Comics, le copertine e le opere creator owned come Skybourne (che trovate, come già Liberty Meadows e, appunto, Fight Girls, nel catalogo saldaPress).


La sua matita è sinuosa, capace di tratteggiare figure femminili tanto affascinanti quanto pericolose dai tratti ben precisi (un vero e proprio "marchio di fabbrica", al pari del Maestro Milo Manara) ed è ben nota la sua passione per i grandi rettili preistorici e il ritmo della narrazione, scandito sopratutto da un eccellente tempo comico, anche in quelle che dovrebbero essere scene d'azione ad alto tasso di spettacolo e adrenalina... e invece, ecco il sorriso galeotto.

Ecco, tutto questo è racchiuso in Fight Girls. Le donne, i dinosauri, l'essere ironico, anche nei momenti meno opportuni, di Frank Cho, portato ad un livello altro, al limite dell'auto-celebrativo.

Ucronia prossima futura: dieci donne partecipano a una competizione improba, 4 sfide mortali, dove la posta in palio è altissima: il titolo di "Regina della Galassia". E intendo tipo tutta la Galassia, un Impero che attende solo una nuova, legittima sovrana.
Sono tutte bellissime, tutte abilissime, ma la copertina è un indizio: quella con la benda sull'occhio, Xandra, lo è un poco più delle altre, sopratutto perché, man mano che il numero delle concorrenti si sfoltisce per questo o quell' "incidente" di percorso, appare chiaro, a chi manovra tutto dietro le quinte, che quella rossa ha qualcosa da nascondere.

Non sarò certo io a rovinarvi la sorpresa, ne va degli sponsor pubblicitari, che qui l'evento è trasmesso in diretta e il pubblico è pronto a fare un tifo indiavolato, mentre un velociraptor si sta divorando la #9, e loschi individui operano nell'ombra...
Però, a scanso di equivoci, una cosa devo renderla chiara: Fight Girls è anche e sopratutto una "mattata" di quelle pure, di quelle che lo capisci sin da subito che Cho voleva fare per il prurito personale di farla, mantenendo fede sia a sé stesso come artista, sia al principio primo della AWA Comics, l'etichetta di Bill Jemas, Axel Alonso e Jon Miller, ovvero lasciare piena libertà creativa ai suoi autori, per raccontare le loro storie come vogliono
(AWA sta per Artists, Writers, Artisans, ovvero Artisti, Scrittori, Artigiani, perché è questo che è un Autore di Fumetti: un artigiano che lavora sulla materia della Fantasia per farla diventare Arte, oggetto di pregio e ammirazione, secondo il proprio estro).
Verrebbe, ad esempio, da citare la Marjorie Finnegan scritta da Garth Ennis, proposta dai Saldatori nelle librerie insieme alle Combattenti di Cho (ne parleremo in una delle prossime Letture Seriali, ok?).

Frank Cho, dicevo, le sue Fight Girls voleva raccontarle così, sinuose, audaci, atletiche, ironiche e senza porsi limiti di sorta nel mostrare le bestie insieme alle belle: mostruosi kaiju, disegnati con lo stesso amore e cura con cui tratteggia le meravigliose figure femminili.

Si potrebbe quasi dire che questa graphic novel sia figlia di quella Shanna the She-Devil che fa sempre bella mostra di sè nella mia libreria, e che ogni tanto mi diverto a sfogliare. Lo si evince nel modo in cui Cho costruisce la tavola, nel modo in cui cesella ogni linea, ogni sequenza. Persino quando decide di scioccare il lettore con lo splatter inatteso o con un panorama mozzafiato, perché, al pari delle protagoniste e dei mostri, anche il paesaggio è parte integrante della storia narrata, dove ogni elemento può essere un alleato prezioso per continuare a tenere desta l'attenzione del lettore, o anche il più insidioso trabocchetto per sovvertire un pronostico in apparenza già scritto.

Storia che non è (imposta un tono di voce pomposo) "una critica satirica e filosofica sulla cultura del potere in mano a pochi e sull'ossessione del popolo per il panem et circenses, dove la forza femminile viene celebrata attraverso la bellezza scultorea di donne che paiono uscite da un catalogo di moda tanto sono perfette, amazzoni di un domani dove lottare all'ultimo sangue è vestigia del passato che metaforicamente richiama ad una storia gladiatoria che non smette di ripetersi", quanto piuttosto il divertimento scatenato di un autore che non desidera altro che far divertire di rimando chi lo legge, lasciando che a vigere sia sopratutto una regola, e cioè che l'occhio vuole la sua parte, anzi la pretende.

Dal punto di vista artistico, Fight Girls è meraviglioso come qualsiasi cosa venga partorita dalla matita di Cho, non esagero (o forse sì, per troppa ammirazione). Il confine tra Fumetto e Artbook in alcune tavole si fa davvero sottile, con dei momenti in cui sembra quasi che il tono plastico delle figure e dei volti riesca a sospendere il tempo.
La storia scorre sin troppo lineare, per alcuni questo è un male a priori ma così è, intrattiene ed avvince perché vuoi sapere chi trionferà, chi salirà al trono e quale mistero si porta dietro la donna con la benda sull'occhio: fa leva su qualcosa di talmente semplice che quasi non ci si crede quando si arriva al colpo di scena finale, e approcciarsi alla lettura aspettandosi il nuovo Watchmen porterà come al solito ad una cocente delusione.
E non perché nessuna opera a fumetti è come Watchmen, ma perché sarebbe fare un torto in primis a Frank Cho, da sempre un autore che disegna quello che ama, in un modo che ama, e in questo caso ha voluto prima di tutto celebrare questo suo lato "Cadillac e Dinosauri", che guarda anche alla lezione di Mark Schultz, ma sa come far di testa propria.
Ognuno ha le sue passioni: quelle di Frank Cho sono le donne statuarie (da sempre un suo marchio di fabbrica, come detto) e i dinosauri. Che in Fight Girls si elevano da sketch di un ragazzino sul quaderno durante una noiosa lezione a scuola, sino a diventare volume cartonato da libreria (molto bella e curata come al solito l'edizione Salda), con i colori di Sabine Rich che esaltano ogni singola tavola, caricando di sfumature arcobaleno quelle che sarebbero tavole magistrali in ogni caso, anche nella pienezza del B/N.

La sostanza alla base del ragionamento è la stessa, basta solo saper calibrare la lente del caleidoscopio con cui si guarda qualcosa, perché non esiste un metro universale di giudizio.
Quel che intendo è che, ancora una volta, avere coscienza di ciò che si ha davanti è uno dei primi passi per apprezzarne i pregi, evidenziarne i giusti difetti (in questo caso, un finale che arriva troppo veloce rispetto al resto della narrazione) e trovare un parere che sia mediato, e non tutto "me.. schifezza" o "capolavoro" come spesso tocca leggere in giro.
Se acquistate Fight Girls per il nome di Cho sulla copertina, allora questo artista saprà come portarvi dalla sua parte, con la sua matita e il suo umorismo, per una miniserie che vedrei bene trasposta in un equivalente animato da divorare in un pomeriggio.
Sapete, una di quelle che scovi su Netflix o Prime, magari incuriosito dall'immagine di copertina, premi "Play", la guardi tutta e diventa rapidamente un guilty pleasure che non ti penti di aver visto, e anzi la lasci salvata nella lista che magari in un futuro un'altra occhiata gliela dedicheresti pure volentieri, sempre molto piacevolmente colpevole.
Se invece siete di quelli a cui viene l'itterizia al solo pensiero del "Girl Power", se il titolo e la copertina non fossero già abbastanza per arrivarci, ve lo enuncio chiaramente e con tanto di fanfara: questo volume trasuda femminilità, potenza e protagoniste al cubo (incluso qualche feticismo, ma ehi, è un fumetto di Frank Cho, non chiedo per paura della risposta), di uomini c'è solo pallida ombra, e non sempre benevola. Non che Cho condanni gli uni a favore delle altre, semplicemente voleva che fosse un gruppo di amazzoni a partecipare a quest'epica prova, dietro la cortina di un perverso reality show, ma se la mancanza di testosterone è per voi un problema, di sicuro queste pagine non saranno una soluzione.


Insomma, ero stato chiaro nella premessa: Fight Girls è per me un Must Have, perché Frank Cho è un mito e una volta tanto, getto l'imparzialità tra le fauci di uno squalo.
Eppure, di una cosa posso dirmi relativamente sicuro: se, insieme a questo bel cartonato, accompagnerete l'acquisto con la riedizione di quel carosello comico che è Liberty Meadows, avrete modo di apprezzare i due estremi di un autore che, ad un certo punto, smetteranno di correre paralleli e s'incontreranno, facendovene conoscere la vena più autentica.
E chissà che alla fine non vi ritroverete anche voi ad essere poco imparziali nei suoi confronti come il sottoscritto!




Fight Girls
saldaPress, 2022

Testi e disegni: Frank Cho
Colori: Sabine Rich

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