Letture Seriali: Bitter Root 1 - Affari di Famiglia
Il sonno della ragione genera mostri
Una definizione che trovo così calzante, che mi si è piantata in testa sino a costringermi ad usarla in apertura di queste nuove Letture Seriali.
Anche il sottititolo, che cita il capolavoro di Francisco Goya, ben si attesta ai contenuti di questo Fumetto, che dopo aver fatto bella mostra di sé nel catalogo Image Comics, arriva adesso anche sugli scaffali italiani.
Una Ragione che dorme, che lascia l'Ignoranza e la Paura liberi di agire indisturbati, sobillando l'anima verso oscuri recessi che generano un cancro ancora oggi difficile da estirpare: l'odio verso chi non corrisponde al nostro (spesso distorto) riflesso nello specchio.
Magari il significato che gli attribuiva l'artista spagnolo non era esattamente lo stesso, eppure al tempo stesso lo si può ravvisare ugualmente, perché ciò che traspare da Bitter Root, sin dalle prime pagine, è la volontà di unire Narrazione e Metafora, Storia e Fantastico, per delineare un ritratto "fumettoso" di un particolare periodo e, usando la Ragione, stavolta quella dei suoi autori, creare Arte all'interno di un genere.
Ma andiamo con ordine, non corriamo. Perché c'è anche un altro titolo che ben definisce questo primo volume, e cioè Affari di Famiglia, dato che al centro di questa saga ci sono i Sangerye, una ben poco convenzionale famiglia di cacciatori di mostri, sullo sfondo del "Rinascimento di Harlem" degli anni '20.
Alla faccia di chi dice che i Fumetti non servono a nulla e che nulla vi si può imparare da essi, Walker, Brown e Greene vanno a pescare da un momento particolarmente florido per la comunità culturale afroamericana, eppure, al tempo stesso quasi dimenticato.
Qui vengono sicuramente in aiuto i già citati redazionali di cui sopra, che rendono davvero completa e ben realizzata quest'edizione dei Leviatani.
Interventi mirati che svelano come, dietro quella che può apparire come una "semplice" storia di ammazzademoni, si celi davvero molto altro, una ricerca da parte degli autori per intrattenere senza dimenticare il proprio messaggio, la volontà d'imbastire un racconto autentico.
Per quelli che vogliono sapere a grandi linee cos'è la "Harlem Renaissance", possiamo definirla come un moto culturale nato per dare risalto alla creatività della comunità afroamericana in tutte le sue forme, in contrapposizione ai dogmi vigenti in quel periodo: una riappropriazione delle proprie origini, di una dignità culturale altissima. La cornice storica è quella degli anni '20, come detto, e quindi non stupisce vedere riferimenti al KKK oppure al massacro di Tulsa (una pagina di Storia che troppo a lungo è stata dimenticata, e che sta tornando prepotente sui banchi: ne trovate una drammatizzazione nella serie TV di Watchmen, grazie a Damon Lindelof, che ha voluto ripescare questo evento per dare forza storica al suo sequel televisivo).
Ma Bitter Root sa anche esserlo, una "semplice" storia di ammazzamostri. Perché i fumetti sono un'Arte votata prima di tutto ad appassionare, ad essere escapismo da una realtà che bussa insistente, cattiva e cinica, alle porte della nostra coscienza.
E quando, come in questo caso, riesce a crearsi uno spiraglio e ad entrare, viene comunque circoscritta, non appesantendo un racconto che, in primis, ha deciso di dargli spazio, ma alle proprie regole, alle proprie condizioni, che sono rutilanti, senza un attimo di tregua.
E quando, come in questo caso, riesce a crearsi uno spiraglio e ad entrare, viene comunque circoscritta, non appesantendo un racconto che, in primis, ha deciso di dargli spazio, ma alle proprie regole, alle proprie condizioni, che sono rutilanti, senza un attimo di tregua.
Il trio di autori, infatti, decide che lo spettat... il lettore non deve avere respiro, e viene subito gettato in mezzo all'azione, non deve esserci pausa nel suo leggere, nel suo essere sorpreso, non deve avere il tempo di perdersi dietro barocche spiegazioni. A parlare dev'essere il ritmo, i dialoghi mirati e i colpi di scena, mentre tutto il sottinteso nascosto in sequenze visivamente d'impatto - anche drammatico, se sapute interpretare - si scava il proprio personale solco, prima nelle nostre retine, poi nel nostro cervello.
Il messaggio che ci arriva infatti è potentissimo nella sua "semplicità": i Jinoo sono bianchi la cui anima viene corrotta da un demone che, strisciando sotto la pelle, li trasforma, li corrompe nel corpo, svelando la natura grottesca e impazzita, pronta a scagliarsi, cieca e furiosa, e uccidere. I Sangerye li combattono da sempre, hanno imparato a sintetizzare una cura e salvarli, per quanto difficile e pericoloso possa sembrare. Non tutti capiscono cosa fanno, e qualcuno, anche all'interno della loro stessa comunità, le definisce come "idiozie".
Ma i Jinoo, che mi pare chiaro (e spero lo sarà anche per voi) da cosa sono afflitti, non sono gli unici Mostri in circolazione, e per questa Famiglia la minaccia inizia solo ora a mostrare davvero i suoi denti aguzzi e i suoi artigli affilati.
Perché ci sono molti modi perché un'anima diventi oscura come la pece e bruciante come le fiamme di un inferno che sta per abbattersi sulla Terra.
In Bitter Root, con i dovuti equilibri, ci sono le influenze più disparate: lo Steampunk, l'Action, lo Sci-Fi e infine l'Horror, nelle loro varianti, culturali ed etniche, vive di una tradizione ricca come quelle appunto dell'EtnoGotico e dell'Afro-Fantascienza.
Questo Fumetto si pone infatti nel solco di opere come Lovecraft Country (dico il romanzo, ma anche la Serie TV va bene - del resto, queste sono "Letture Seriali") oppure i libri di Nnedi Okorafor, riuscendo, con intelligenza, ad unire divertimento ad analisi.
Sono miscele delicate, sapientemente create con efficacia, proprio come le pozioni di Ma' Etta, la matriarca dei Sangerye, la prima linea di quello che è un ottimo cast di personaggi.
Variegato, composito, originale, non vive di luoghi comuni, anzi esalta caratteristiche innate che rendono tutti immediatamente riconoscibili anche dopo un pugno di pagine.
Ci sono caratteri per tutti i gusti, e non vi sarà difficile trovare un vostro preferito.
Ci sono caratteri per tutti i gusti, e non vi sarà difficile trovare un vostro preferito.
È il vantaggio di avere alle matite un'artista come Sanford Greene, che unendo il suo tratto e la sua composizione della tavola alla tavolozza di Rico Renzi (magistrale l'uso delle ombreggiature e della miscellanea cromatica), crea movimento e azione, che accompagnano i dialoghi senza esserne mai vittima, ma complice.
Non troverete tempi morti durante la lettura. Come detto, il ritmo è rutilante, anche troppo, il messaggio velato e non stupisce, ma anzi accresce l'esperienza, ritornare di tanto in tanto sui propri passi e rileggere quel particolare punto, soffermarsi qualche secondo in più su quella particolare pagina, per cogliere quel particolare dettaglio (e ce ne sono).
La storia imbastita da Walker e Brown è carica a pallettoni di idee e di inventiva, e non stupisce poi così tanto che in futuro approderà al Cinema, diretta dall'attrice Regina King, già regista di quel gioiello, per quanto di un genere all'apparenza opposto a questo - ma appunto, solo in apparenza - , dal titolo One Night In Miami (lo trovate su Prime Video, se vi andasse di recuperarlo).
Bitter Root è un'opera intelligente, votata ad esporre, con il bisturi della Fantasia, la radice di un problema sin troppo attuale, che vorremmo estirpare ma che come un'erbaccia maligna ritorna ancora e ancora, per il quale non sembra esserci cura.
E allora ben vengano letture come queste, che possono veicolare una cura per un male demoniaco che serpeggia intorno a noi (e i social ne sanno purtroppo qualcosa), riuscendo a parlare una lingua che non tradisce il medium, che è prima di tutto quello di appassionare e divertire, lasciando con l'acquolina in bocca per il prossimo volume (il colpo di scena al termine di "Affari di Famiglia" insegna), ma regalando al tempo stesso una esperienza ricca di personaggi, piacevole nel modo di porsi e attenta a ciò che vuole davvero mettere sullo scaffale di chi ama i comics.
E proprio mentre lo riponete nella vostra libreria, sentirete salire quella voglia di un crescendo di musica jazz, altro linguaggio universale capace di abbattere molte barriere e di rievocare l'atmosfera di Bitter Boot, aggiungendo una colonna sonora a parole e disegni.
E avendo aperto con delle citazioni, voglio chiudere facendo altrettanto, e sono sicuro che ai Sangerye potrebbe particolarmente piacere: "Noi non stiamo combattendo una sola bestia, ma intere legioni" (no prize a chi indovina la fonte)!
Bitter Root vol. 1 - Affari di Famiglia
Leviathan Labs, maggio 2022
Creazione: David F. Walker, Chuck Brown e Sanford Greene
Colori: Rico Renzi e Sanford Greene