Da non aprire mai di Ken Niimura

Tre racconti ispirati alle leggende giapponesi

È una scatola speciale che ti permetterà di tornare qui quando desideri. Entra in acqua con questa e la tartaruga verrà a prenderti. Ma ascoltami attentamente! A qualunque costo non aprirla mai!

L’aspetto più affascinante del mito è che sembra cambiare di volta in volta forma, personaggi e ambientazioni, mantenendo la sua sostanza inalterata nei racconti tradizionali di paesi anche lontanissimi tra loro. Lèvi-Strauss, nel suo enorme lavoro sui miti delle popolazioni dell’Amazzonia, teorizzò l’esistenza di nuclei narrativi minimi – che chiamò mitemi – che componevano il racconto mitico e che potevano essere combinati in forme diverse dando vita ogni volta a storie differenti ma comunque riconoscibili e riconducibili a un’origine comune.

Lungi da me volervi fare uno spiegone sull’antropologia strutturalista, l’ultimo lavoro di Ken Niimura, autore del meraviglioso I kill giants (se non l’avete ancora letto, fatevi un regalo e recuperatelo) è una raccolta di tre racconti ispirati ad altrettante leggende giapponesi, tre miti che spiegano l’incontrollabile desiderio umano di conoscere, di disobbedire agli ordini, tradire le promesse, rischiare ogni cosa pur di sollevare il velo – o il coperchio – e scoprire il segreto di ciò che è stato loro proibito.

Da non aprire mai, in Italia grazie a Bao Publishing, è un’antologia di storie che attingono dal folklore classico nipponico ma che Niimura rilegge con uno sguardo più contemporaneo, regalando ai protagonisti – e ai lettori – un messaggio decisamente meno severo nei confronti di chi non riesce a tenere a freno la sua curiosità: una sorta di rivincita per tutte le Pandora che per secoli sono state accusate di non aver saputo tenere a bada il loro desiderio di dare una sbirciatina di troppo.

Il primo racconto, Da non aprire mai, da cui l’intero volume prende il titolo, è modellato sulla leggenda di Urashima Taro. La storia narra di un giovane pescatore che, per aver salvato una tartaruga vittima delle angherie di un gruppo di monelli, viene invitato nel palazzo di Otohime, figlia del re del mare. Nel castello Taro vive come in una festa perenne, con danze, banchetti e divertimenti ogni giorno. Quando chiede di tornare a casa, vinto dalla nostalgia per i suoi genitori, Otohime lo accontenta, dandogli però una scatola che il giovane non dovrà mai aprire. Tornato in un mondo dove non riconosce più niente e nessuno, Taro scopre che i giorni passati nel palazzo sul fondo del mare sono stati in realtà 300 anni sulla terra. Sperando di trovare una soluzione nella scatola, Taro la apre, condannandosi a morte poiché questa non contiene altro che la sua vera età.

Niimura segue il racconto classico quasi filologicamente, rendendo Taro però un bambino – e non un giovane uomo – ma soprattutto divergendo sul finale: questa versione è molto più complessa e articolata e toglie dalle spalle di Taro il peso di una punizione che in fondo non meritava. La crudeltà degli dèi, per una volta, si ritorce contro loro stessi, lasciando ai mortali la possibilità di scegliere il proprio destino.

La seconda storia è un intermezzo leggero e divertente prima di avventurarci nell’ultima parte del volume: Vuoto è un racconto che si costruisce a più livelli, una sorta di gioco di prestigio narrativo in cui noi lettori siamo più volte piacevolmente ingannati dal modo in cui la vicenda viene narrata. Anche qui c’è qualcosa che non deve essere aperto: un vaso misterioso che contiene un veleno letale! O forse un miele dolcissimo? O forse è semplicemente vuoto? Divertitevi (e rischiate!) a scoprirlo.

Il terzo e ultimo racconto è il più lungo e il più emozionante (almeno per la sottoscritta) dei tre: La promessa è una storia tragica, romantica e commovente gira tutta intorno alla fiducia tra due innamorati. Lui, Yohio, è un povero venditore di legna che cerca di sbarcare il lunario tra mille difficoltà. Il giorno in cui salva un uccello ferito da una freccia cambia inesorabilmente il suo destino: poco tempo dopo, infatti, durante una tempesta di neve, una bellissima ragazza bussa alla sua porta per chiedere ospitalità. Yohio la accoglie e fa tutto il possibile per lei, ma quando il cibo inizia a scarseggiare e la neve non smette di cadere, la ragazza assicura Yohio che risolverà lei ogni problema. Si chiuderà in una stanza a tessere ma mai, per alcun motivo, lui dovrà osservarla. Innamorato e grato per il suo aiuto, Yohio obbedisce e non indaga sull’origine degli splendidi tessuti filati da quella che ormai è diventata sua moglie, ma l’invidia e l’avidità degli altri presto interromperanno l’idillio, portando la vicenda di Yohio verso un epilogo inaspettatamente drammatico.

Niimura gioca con il mito tanto quanto con il segno e i colori: i disegni delle tre storie sono semplici e veloci, i dettagli e le minuzie lasciano spazio ai soli elementi essenziali. È la maestria di Niimura a rendere leggere ed elegantissime delle tavole che altrimenti avrebbero rischiato di sembrare troppo vuole, il suo tratto è sicuro, modulato con sapienza e riprende da un lato l’eleganza delle stampe giapponesi classiche, dall’altro suggerisce un dinamismo eccezionale a ogni scena e una fortissima connotazione emotiva ai personaggi.

I soli colori utilizzati sono il bianco – che prende il posto di ogni possibile scenario, come a ipotizzare infinite potenziali versioni dello stesso racconto – il nero e il grigio delle linee e delle campiture, che costruiscono materialmente i personaggi e il mondo in cui si muovono, e il rosso, la cui valenza è esclusivamente simbolica e narrativa, e sottolinea in ogni storia i momenti più drammatici (infatti nel secondo racconto, il più leggero dei tre, è utilizzato solo per il frontespizio e unicamente per coerenza stilistica).

Da non aprire mai è insomma un libro prezioso che dovete aprire eccome, aprire e gustare come se fosse un vaso di miele prezioso, senza alcuna paura di lasciarvi trasportare in mondi magici o prendere parte a incredibili segreti.

Claudia Maltese (aka Clacca)


Da non aprire mai

Bao Publishing

Testi e disegni: Ken Niimura


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