Retrocomics 05 - Cyborg

Una rivista (davvero) seminale

Nuovo appuntamento con Retrocomics, la rubrica che vi ricorda com’era variopinta la sezione fumetti nelle edicole nostrane quando l'euro era di là da venire.

Oggi parliamo di una rivista che ha visto la luce nel 1991 ovvero l’anno in cui:

  • I Pearl Jam rilasciano il loro disco Ten (per chi vi scrive uno dei più begli album della storia del rock).
  • I Chicago Bulls vincono l’Nba battendo 4-1 i Los Angeles Lakers, con un certo Michael Jordan, MVP delle finali.
  • Balla coi Lupi trionfa agli Oscar, vincendo qualcosa come 6 statuette (tra cui Miglior Film e Miglior Regia).

Oltre tutto questo, nel mese di Gennaio, esce Cyborg - Lo shock del futuro, pubblicato da Star Comics, che cerca di intercettare gli appassionati di fantascienza in generale e di cyberpunk nello specifico.

Prima di tutto, però, diamo una definizione al Cyberpunk e lo facciamo con le parole di Decoder, una delle riviste che più si occupavano di cultura e controinformazione e che collaborerà con Cyborg stesso.

“Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta univoca, giacché il termine oramai denota sia un aspetto letterario che un ambito più propriamente politico. All'inizio questa definizione è stata coniata per indicare un variegato movimento di fantascienza, essenzialmente ma non solo americano. Composto da persone per lo più giovani di età, la media di ognuno di essi è sui trent'anni, esso ha attraversato in maniera partecipe gli anni Ottanta, vivendone completamente le intime contraddizioni. Sono scrittori quindi, come ci segnala Sterling nella sua prefazione a Mirrorshades, che hanno vissuto, dentro e persino sotto la propria pelle, un rapporto intimo con la tecnologia, diversamente da quanto successe negli anni Sessanta, tutta lavatrici e lavastoviglie. I micidiali anni Ottanta fatti di walkman, stereo portatili, videoregistratori, batterie elettroniche, videocamere portatili, televisioni ad alta definizione, telex, fax, laser-disc, antenne paraboliche per captare i segnali dei satelliti, cavi a fibre ottiche, personal computer, chirurgia plastica, la rete semiotica onnicomprensiva, il tendenziale superamento del sistema-mondo in "un globale sistema nervoso che pensa per se stesso". Tutto l'intero sistema delle merci fonda in maniera sotterranea, ma decisiva, la costituzione di senso nella produzione letteraria del cyberpunk.

Per la prima volta nella storia della letteratura tale rapporto con la macchina non viene visto quasi fosse una dimensione negativa, ineluttabile, da scansare non appena possibile. Orwell è dietro l'angolo, Frankeinstein un lontano ricordo dell'epoca del moderno. Il cyber presuppone un nuovo rapporto organico con la tecnologia. Essa permette, difatti, l'estensione delle capacità dell'uomo e finalmente il superamento dei suoi limiti. Nessuna ferita altrimenti mortale spaventa più l'uomo del futuro prossimo, la neurochirurgia saprà implantare nuove membra artificiali in corpi, oggi, al più buoni per il solo cimitero del rottame.”


In questo articolo mi concentrerò sul primo numero di quest'esperimento editoriale così affascinante e unico nel panorama dell’epoca.

Partiamo dal prezzo: 3000 Lire, perfettamente in linea con i costi sostenuti da una casa editrice ben più piccola della Bonelli, i cui albi ne costavano 2000; la cover, molto evocativa, era di Davide Fabbri mentre, in seconda di copertina, si leggeva un indice di storie esclusivamente italiane e progettate appositamente per Cyborg: questo sottolineava la prima rottura con la stragrande maggioranza delle riviste contenitore classiche. In più, scopriamo che la rivista ha un comitato di redazione composto da:

Onofrio Catacchio, Davide Fabbri, Michele Masiero, Giuseppe Palumbo, Massimo Semerano

e da collaboratori come:

Paolo Bacilieri, Roberto Baldazzini, Daniele Bergamini, Daniele Bigliardo, Sergio Brancato, Antonio Caronia, Antonio Fara, Pasquale Frisenda, Otto Gabos, Francesca Ghermandi, Paul Gravett, Marco M. Lupoi, Menotti, Massimo Moscati, Luca Neri, Marco Nizzoli, Giancarlo Olivares, Luca Pratini, Ernesto Pugliese, Boris Vani.

Tutti questi nomi erano coordinati dal Direttore Responsabile, Daniele Brolli, una delle menti più raffinate e intelligenti del panorama fumettistico italiano, forse mai troppo celebrato per la qualità delle sue proposte e per l’intuito dimostrato negli anni.

Ora, non so voi, ma rileggendo quest'elenco mi accorgo dell’enorme quantità di talento presente in Cyborg e che molti di questi autori avrebbero, poi, avuto una splendida carriera tra Bonelli e altre case editrici italiane e internazionali.

La rivista presenta un’alternanza tra redazionali e fumetti; tra news e recensioni dei primi spunta anche un racconto di William Gibson, uno dei padri del Cyberpunk ma, in realtà, tale storia è un falso perché scritta da Daniele Brolli, un falso come lo saranno i racconti nei successivi numeri attribuiti a Ballard, Vonnegut e altri ma scritti sempre da Brolli (che mattacchione!).

Se la vicenda vi ha incuriosito potete trovarli nel libro di Brolli, Segrete Identità.

I fumetti, invece, sono sei:

Matrice Stellare di Daniele Brolli e Davide Fabbri, un action ambientato nella futuristica e distopica N.Y. Chicago con alcuni rimandi al grande Magnus. La storia racconta di Norman, un combattente in scontri clandestini che incontrerà una femme fatale. Forse è la proposta più classica tra quelle presenti nel primo numero di Cyborg.

Helter Skelter di Francesca Ghermandi, un folle cartoon che narra delle disavventure di Helter Skelter, il gatto protagonista del racconto. Per me il fumetto più interessante tra tutti quelli proposti dalla rivista, con una vena anarchica che mi ha sempre fatto impazzire.

Cybernauta di Onofrio Catacchio racconta di una delle figure chiave del cyberpunk: il pirata informatico. Anche in questo fumetto di Catacchio, che aveva già dato vita a Stella Rossa, possiamo trovare i punti forti dell’autore: grande espressività dei personaggi e un gusto pop per le ambientazioni.

Fondazione Babele di Massimo Semerano e Marco Nizzoli e degli artisti della Fondazione Babele appunto. Un fumetto che ai tempi non mi trasmise nulla ma, riletto anni dopo, è diventato uno dei miei preferiti. O funziono a scoppio ritardato oppure il mio gusto si è affinato. 

Sex Packets di Daniele Brolli e Antonio Fara è ambientato nello spazio profondo ed è il fumetto che mi ha sempre convinto di meno fra tutti quelli di questo primo numero.

Miracoli di Massimo Semerano e Giuseppe Palumbo con una storia noir. Ora, a mio avviso su Palumbo servirebbe un articolo a parte sia perché è un grandissimo autore, sia perché un suo personaggio diventerà “emblema” della seconda incarnazione di Cyborg: sto parlando di Ramarro, personaggio a cui Comicon Edizioni ha dedicato un volume con tutte le storie del primo supereroe masochista.

Sono fumetti molto diversi tra loro, alcuni claustrofobici, altri quasi agorafobici ma tutti ci mostrano un futuro non esattamente ottimista, anzi… cosa perfettamente in linea con il genere cyberpunk e le sue tematiche.

Una rivista simile, per alcuni versi più ostica di molte altre pubblicazioni a fumetti, avrà una vita editoriale molto breve: già al settimo numero Daniele Brolli annuncerà la chiusura per scarse vendite anche se, nel Novembre del 1992, Cyborg rinascerà a una nuova vita editoriale per la Telemaco Comics. Purtroppo anche questa rielaborazione durerà solo otto numeri ma saranno otto volumi ancora più iconici rispetto alla prima incarnazione.

Spesso si usa a sproposito il termine seminale quando si vuole nascondere un insuccesso commerciale ammantando tutto di una profondità che non c’è. Non è il caso di Cyborg, perché fu veramente uno shock enorme, sia per le tematiche affrontate che per il coraggio nel presentare autori che, anche grazie a questa esperienza, avrebbero influenzato molti lettori e nuovi artisti.

Spesso mi chiedo, alla luce del mio amore per questo formato editoriale, se possa esistere ancora un futuro per le riviste contenitore con materiale inedito o se invece è una modalità non più al passo coi tempi vista anche la costante diminuzione delle edicole, unico punto vendita che possa assicurare un discreto numero di copie vendute. 

La risposta non l’ho ancora trovata.

Luca Frigerio


"It was hot, the night we burned Chrome."

- William Gibson, Burning Chrome

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