Basaglia - il dottore dei matti di Laprovitera e Miron
La legge n.180 del 13 maggio 1978 in tema di Accertamenti e Trattamenti Sanitari Volontari e Obbligatori, nota come Legge Basaglia, fu la prima e unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
Prima di questa legge i malati con disturbi psichiatrici erano considerati irrecuperabili e socialmente pericolosi, allontanati dalla società e quindi rinchiusi.
Basaglia - il dottore dei matti (BeccoGiallo, 2021) di Andrea Laprovitera e Armando “Miron” Polacco è la storia delle rivoluzioni metodologiche messe in atto dallo psichiatra Franco Basaglia e dai suoi collaboratori, culminate poi con l’approvazione della legge.
Il libro si apre con un cuculo appollaiato su un ramo spoglio e si chiude con lo stesso cuculo che spicca il volo dallo stesso ramo sul quale sono comparse delle foglioline.
Metafora fortemente simbolica – chiaro il riferimento al bellissimo film di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo - il cuculo compare spesso durante la narrazione. Appare per la prima volta nell’occhietto e tiene compagnia a Basaglia nei momenti significativi: le esperienze di Gorizia, Colorno e Trieste.
La storia inizia nel 1961: Basaglia arriva a Gorizia con moglie e figli per iniziare a lavorare come direttore del manicomio della città.
A chi afferma che i pazienti "non sono persone normali… sono malati", Basaglia risponde con ferma determinazione che "sono esseri umani e dobbiamo trattarli come tali, perché il malato non è solo un malato, ma un uomo con tutte le sue necessità". L’intenzione è di cambiare il manicomio - luogo costruito per il completo annientamento della individualità - dall’interno.
Nel manicomio, Basaglia (e noi lettori con lui) rivive la sensazione provata durante i sei mesi trascorsi nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore in cui fu detenuto per aver lottato contro il fascismo.
In un continuo alternarsi tra idee e pratiche terapeutiche, concetti come l’accoglienza, l’ascolto, il recupero dell’identità perduta dal malato prendono il posto dei sistemi di contenzione, dell’abuso di farmaci, della spersonalizzazione. Basaglia comprende l’importanza del lavoro di squadra e ha bisogno del sostegno di tutti i medici e degli infermieri per creare un luogo migliore per le persone malate: un’istituzione aperta, la cui finalità globale è il mantenimento della soggettività del ricoverato anche se la cosa può andare a scapito dell’efficienza generale dell’organizzazione.
E compie una rivoluzione: mette il malato al centro di tutto e dimostra che si può fare diversamente.
Minuzioso dev'essere stato lo studio delle fonti bibliografiche e documentarie che il lettore trova raccolte nelle pagine conclusive. Le ricostruzioni dei luoghi, le ambientazioni, il riferimento a eventi storici e anche alle canzoni degli anni ‘70 testimoniano la forte attenzione per il periodo di riferimento.
I disegni seguono perfettamente l’andamento della storia fino all’approvazione della legge 180: nelle scene di vita familiare le vignette sembrano realizzate ad acquerello con sfumature a prevalente scala di grigi e un tono complessivamente sereno, mentre le immagini ambientate nei manicomi sono in bianco e nero con tratti e ombre marcate, senza dubbio più angoscianti.
Gli autori si mostrano assolutamente all’altezza del loro protagonista principale riuscendo a dosare in maniera egregia forma e contenuto.
Diceva Franco Basaglia che una società, per dirsi civile, deve accogliere sia la ragione che la follia: con i fatti e con la sua vita ha dimostrato che si può fare e queste pagine preziose vi sveleranno come.
Francesca Capone
Basaglia - il dottore dei matti
BeccoGiallo, 2021
Testi: Andrea Laprovitera
Disegni: Miron