Il Nao di Brown di Glyn Dillon

Una storia fuori dal comune

Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po’ diverso quando lo si esprime, un po’ falsato, un po’ sciocco…

Rubo le parole di Gregory – che a sua volta le ha rubate a Herman Hesse – per il più spregevole dei motivi: metto le mani avanti e vi preannuncio subito che parlare de Il Nao di Brown di Glyn Dillon è una roba difficilissima, ci vuole davvero poco a farvi apparire questa storia come sciocca o banale e non è nessuna delle due.

Perché, insomma, così su due piedi vi direi che questa è la storia di una ragazza metà inglese e metà giapponese, di un tizio che ripara lavatrici e sbrodola filosofia quando si ubriaca e di un sacco di roba zen. E in effetti è così ma è anche molto di più, quindi, ok. Ricominciamo da capo.

Questa è la storia di Nao Brown, la donna della copertina. La sua testa non è davvero una lavatrice, ma a volte è come se lo fosse.

A volte i pensieri di Nao iniziano a vorticare come i panni dentro una lavatrice, una centrifuga che le fa perdere il controllo: Nao immagina cose orribili e ha paura che prima o poi le farà davvero. È difficile calmare queste crisi che si aggiungono a una vita un po’ incasinata come quella di qualsiasi giovane donna che è appena uscita da una relazione poco appagante, ha perso il lavoro e adesso deve ricominciare tutto da capo.

Eppure Nao prova a vivere meglio che può: grazie a un amico dei tempi del college ha trovato un nuovo lavoro in un negozio di toys (giocattoli, sì, ma per adulti. Non quella roba che state pensando, giocattoli da collezione, cose da nerd insomma), vive a casa di una sua amica con cui riesce a sentirsi a suo agio anche quando la lavatrice nella sua testa inizia a vorticare e cerca di calmare il flusso dei pensieri grazie alla meditazione zen, che pratica nel centro buddista della sua città.

Nao è giapponese solo per metà, conosce poco il paese di origine di suo padre – forse conosce ancora meno suo padre – ma ne è molto attratta, è un’appassionata di manga, anime e design nipponico, e Dillon approfitta di questa passione di Nao per inserire un’altra storia nella vicenda principale, quella di Ichi – una storia che Nao ama moltissimo – un ragazzo che è stato trasformato in un uomo-albero e che sarà costretto a mantenere questa forma fino a quando non riuscirà a fare innamorare qualcuno di sé. (a proposito, Glyn Dillon ha anche creato un sito dedicato alla serie manga/anime di Ichi, se volete curiosare lo trovate qui).

La passione di Nao per Ichi non serve solo a realizzare questo metafumetto/metafora del percorso di crescita/cura di Nao, ma anche per aiutarci a comprendere la portata del colpo di fulmine che investe in pieno la nostra protagonista il giorno in cui incontra Gregory, un tecnico che ripara lavatrici ed è uguale a uno dei personaggi della serie di Ichi, il Nulla.

Colpita da questo strano gigante che mentre rimette in sesto gli elettrodomestici cita Hesse e si dimostra abbastanza ferrato di filosofia orientale, Nao fa – letteralmente – di tutto per riuscire a ottenere un appuntamento.

Inutile dilungarsi sulla trama: Il Nao di Brown è un’opera complessa che si sviluppa attorno ad alcuni temi che forse non tutti noi lettori occidentali padroneggiamo perfettamente – io, ad esempio – ma che Dillon riesce a introdurci con chiarezza e, quando necessario, con delicatezza ma senza indorare la pillola.

Il primo, il più immediato da scovare, è quello della malattia psicologica. Nao soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo che la costringe a subire dei veri e propri film mentali in cui si immagina mentre ferisce qualcuno. Questi pensieri sono così fuori dal suo controllo che si convince davvero di essere una persona crudele, realmente capace di far del male. Con la stessa irrazionalità con cui queste immagini nascono nella sua testa, Nao cerca di arginare i pensieri ricorrendo ai suoi compiti – scrive quello che immagina, un modo per esorcizzare i pensieri – e alla meditazione zen, altro tema fondamentale del romanzo. Nell’ottica filosofica orientale la malattia è causata dalla perdita di equilibrio tra mente e corpo che può essere ristabilito solo annullando queste disequilibrio. L’enso, il cerchio che Nao disegna ossessivamente, rappresenta l’universo, ovvero l’equilibrio tra il tutto e il nulla.

Ma il cerchio buddista nel fumetto di Dillon riesce a racchiudere dentro di sé molti altri significati: è il roteare del cestello della lavatrice, quella mentale che scombussola i pensieri di Nao e una delle tante lavatrici reali di cui si occupa Gregory. Anche Gregory stesso diventa un simbolo nella storia e nella vita di Nao: somiglia al Nulla del fumetto di Ichi, è fisicamente l’opposto di Nao (lei è piccola e minuta, lui è grande e grosso), è un uomo tanto pragmatico (è un tecnico che ripara elettrodomestici) ma è anche capace di filosofeggiare – anche se preferisce farlo da ubriaco – fino a spiegare a Nao che non esiste nella vita reale di nessuno il bene o il male assoluto, che in ogni persona, in ogni pensiero, in ogni manifestazione della realtà fisica o psichica gli opposti sono sempre presenti, a volte prevale uno, a volte l’altro, ma la vita reale non è fatta di assoluti.

I disegni di Dillon danno infine a questo libro già così bello e denso il tocco finale. Il tratto di Dillon è elegantissimo e pulito, Nao è una ragazza bellissima a cui non serve alcuna posa caricaturale da vamp per lasciare trasparire il suo fascino da ogni vignetta. Lavorando sia con le tecniche tradizionali – matita e acquerello – che in digitale, Dillon dà soprattutto ai colori un significato particolare, in particolar modo al rosso, il colore di cui tinge ogni cosa ogni volta che Nao ha le sue crisi.

Il Nao di Brown è un’opera complessa, importante, che non gioca la carta facile dell’immedesimazione nei personaggi, che anzi sceglie una protagonista parecchio fuori dal comune. È uno di quei libri che devi leggere per forza almeno una volta nella vita, sia da lettore appassionato che da autore che vuole ricavarne qualche lezione, un libro anche lui fuori dal comune, capace di sorprendere, appassionare e farsi amare a ogni rilettura.

La nuova edizione, uscita a fine gennaio sempre per Bao Publishing, a quasi dieci anni dalla prima, contiene in appendice materiale preparatorio inedito, schizzi e disegni definitivi.

Claudia Maltese (aka Clacca)

Il Nao di Brown

Bao Publishing, 2022 (nuova edizione)

Testi e disegni: Glyn Dillon


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