Il Mecenate Audace: Camerette

Tre famiglie alle prese con (tanti) problemi relazionali

Camerette - Un romanzo (rosa) a fumetti è una graphic novel che segna un doppio esordio: quello dell’artista Francesco Rita come fumettista (con il nome d’arte di Frita) e della casa editrice Ottocervo, nuova realtà di Taranto che ha deciso di lanciarsi nel mercato del fumetto proprio con questo titolo, facendo di “dire, fare, fumetto” il proprio motto. Sul sito dell’editore si legge questa frase, che aiuta a farsi un’idea del catalogo che potrebbe proporre in futuro: ”Per necessità e per virtù, Ottocervo cercherà i propri autori in quattro territori. Quelli della gioventù, dell’originalità, dell’imperfezione e della timidezza”.


Il titolo del fumetto, Camerette, si rifà all’unica stanza della casa in cui riusciamo ad essere noi stessi, al riparo da sguardi indiscreti, sentendoci liberi di essere felici e tristi quanto vogliamo: la nostra camera da letto. E si vedono tante camere, in questo fumetto: camere di coniugi che si tradiscono col pensiero e con il corpo, camere di figlie che litigano con le madri, camere in case di riposo senza visitatori, camere in cui si gioca a Monopoli… Insomma, camere se si rivelano essere non più un luogo sicuro, una tana in cui leccarsi le ferite, ma una gabbia sociale che i personaggi si sono costruiti da soli nel corso del tempo.

Nei primi tre capitoli, l’autore ci presenta i diversi personaggi che, con il proseguimento della storia, si riveleranno essere tutti collegati in un modo o nell’altro. Chi legge è invitato a ricostruire tutti questi legami e a svelare i tanti inganni che si nascondono dietro relazioni in apparenza stabili, ma che basta un niente per far scoppiare. Non è un caso che questi capitoli inizino tutti con una serie di foto di famiglia, sullo stile di un album fotografico: in quelle foto stanno la bugia e l’illusione, la quale viene subito infranta già dalle prime pagine, mentre l’autore racconta i personaggi nei loro spazi più intimi e privati. Spazi che vengono raccontati attraverso vignette strette e rettangolari, prediligendo i primi piani, come se il lettore stesse sbirciando dal buco della serratura. L’uso di queste vignette strette suggerisce anche un senso di claustrofobia che ben trasmette l’idea di una gabbia angusta, dalla quale non si può uscire.


I disegni, invece, sono caratterizzati da una sintesi geometrica delle forme che in qualche modo aiuta chi legge a non essere troppo coinvolto emotivamente dalle vicende narrate, grazie ad uno stile “freddo” formato da linee spesse e tinte piatte. Da una parte questa scelta stilistica può ricordare Chris Ware, ma con una più semplice costruzione delle tavole e non con la stessa complessità narrativa. I rapporti tra i personaggi, infatti, ripropongono alcuni cliché che tutti noi ben conosciamo e che richiamano in qualche modo la commedia all’italiana. Probabilmente l’autore avrebbe potuto osare un po’ di più ma, ciononostante, Camerette rimane comunque un fumetto con una propria identità e una propria struttura coerente.


(Vanessa e Marco)

Trovate le altre puntate della rubrica Il Mecenate Audace qui.


Post più popolari