Letture seriali: Ultramega
Colossale, in tutti i sensi
Ci sono artisti di cui senti di poterti fidare a prescindere, poiché sai che troveranno modo di stupirti, anche se in apparenza quello che vogliono raccontarti sembra banale e scontato.
Artisti come James Harren, che firma da autore completo (con l'ottimo supporto di Dave Stewart ai colori) la più recente hit Image Comics, Ultramega, portata in Italia dai sempre attenti tipi di Saldapress.
A leggere la trama si potrebbe pensare che sia solo una specie di omaggio del co-creatore di Rumble alle atmosfere dei film di kaiju e a eroi come Ultraman, magari rivisti con una sensibilità più americana, ma insomma, "solo" questo, "solo" una storia di mostri giganteschi e basta.
Che poi i suddetti kaiju ci sono, il difensore dell'umanità dai poteri sovrumani pure, quindi non sarebbe neanche così sbagliato, se non fosse che James Harren decide di ribaltare ogni prospettiva, ogni aspettativa del lettore e lasciare che l'incanto quasi innocente di quelle storie si fonda con il body horror e il più devastante dei disaster movies, tra Roland Emmerich e Shin Godzilla.
Ok, piccolo passo indietro, perché è anche giusto introdurre un minimo di sinossi: un virus di natura cosmica scende sulla Terra, con effetti imprevedibili e devastanti. Chi viene contagiato infatti, non importa se donna, uomo o bambino, diventa un mostro terrificante e distruttore, un flagello. Ma per ogni minaccia c'è la relativa salvezza, così ecco che tre uomini, tra cui Jason, quello che subito ci viene indicato come nostro protagonista, vengono scelti da una sorta di essere divino per farsi portatori di un potere immenso, quello degli Ultramega, con cui poter sconfiggere queste aberrazioni e proteggere l'umanità.
Sin qui, direste che è una storia raccontata sin troppe volte, e il punto, e qui volevo arrivare, è che vi sbagliereste di grosso.
Le prime tavole seguono quello che sarebbe un andamento quasi canonico: il nostro eroe che sacrifica tutto di sé per il bene comune, uno scontro con un essere mostruoso che sconfigge abbastanza facilmente, in un tripudio di denti aguzzi, botte e sangue, con la matita di Harren che mette in scena l'azione, vignetta dopo vignetta, con una spettacolare splash page ad evidenziare la grandezza delle forze messe in campo, nel fuggi fuggi generale di una città che pare quasi essersi persino abituata a queste "emergenze".
Ma poi il tutto inizia a prendere una piega sempre più inquietante, viscerale, agghiacciante, e mentre i dialoghi e i pensieri di Jason ci svelano un oscuro retroscena del suo passato, così come il peso del sacrificio, umano e personale, che questa battaglia continua contro il Male comporta non solo per lui, la trama si permea di influenze lovecraftiane, raccapriccio e sequenze non propriamente adatte ai deboli di stomaco o a coloro poco inclini alla violenza grafica, dove l'espressione "mare di sangue" diventa letterale.
Improvvisi come i pugni che sferra l'eroe del titolo, arrivano colpi di scena che non lasciano scampo, che non ammettono errori o ripensamenti, solo la sempre più ferrea convinzione che questo viaggio non è esattamente la gita in campagna che ci saremmo aspettati.
Harren solamente conosce la destinazione, e vuole, fortissimamente vuole, che il lettore si senta costantemente spiazzato, che non riesca, per quanto possibile, ad indovinare troppe svolte, portandolo a divorare, con la veemenza di un mostro partorito da un oscuro recesso dell'Inferno, le pagine di questo agile volumetto, dove si passa improvvisamente ad Akira e al post-apocalittico alla Mad Max, con una naturalezza che lascia basiti: per un attimo ti viene da chiudere il libro, riguardare la copertina e chiederti se è ancora il fumetto che hai acquistato in libreria.
Il potenziale messo in campo da Harren è notevole, gigantesco nel suo concept e nella libertà espressiva che Image gli ha concesso (notare come ogni numero americano sia ad altissima ed inusuale foliazione, ben oltre la ventina di paginette canoniche - infatti questo primo volume Saldapress contiene solo i primi due capitoli).
Qui non si fanno prigionieri, in primis i sentimenti dei lettori, messi da subito a durissima prova, colpiti dalla bravura al tavolo da disegno di Harren, giocattolaio impazzito e malvagio per come si diverte a torturarci, e mandarci KO con la potenza di alcune sequenze che lasciano senza fiato, non solo per la loro drammatica bellezza.
Tavole gigantesche, per impatto e devastazione, che meriterebbero lo schermo IMAX, se questo fosse un film, e invece è un fumetto, quindi ancora meglio visto che l'unico budget che realmente serve a questa produzione è la fantasia del suo autore.
Autore che non vuole riscrivere il genere tokusatsu, anzi s'inchina quasi con affetto a quelle suggestioni che tante emozioni gli hanno regalato come spettatore, ma al tempo stesso lascia che il tutto si mischi con la follia e il grand guignol di continue intuizioni, di continui rimandi a tutto uno scibile senza confini specifici, alle tante ispirazioni che sanno di cultura pop e di immaginazione al suo massimo.
Ci sono autori di cui senti di poterti fidare a prescindere, autori che realizzano uno dei migliori fumetti di questo 2021, nel senso più sorprendente e divertente che possiate chiedere a un comic book americano.
C'è poi un'altra importante regola del fumetto seriale che Ultramega rispetta alla perfezione, e che si riassume in quel misto di impazienza e trepidazione che ti assale quando arrivi all'ultima pagina di una storia che ti prende sul serio, e ne vuoi ancora.
E a questo proposito posso anticiparvi, avendo dato una sbirciatina ai successivi capitoli nell'edizione originale (vittima di quel misto di cui sopra), che non avete assolutamente idea di quello che vi aspetta, anzi mi spingo a dire che quello che leggerete in questo primo volume è solo la proverbiale punta dell'iceberg, e spero vivamente che Saldapress pubblichi presto anche il secondo!
Ultramega vol. 1
Saldapress, novembre 2021
Testi e disegni: James Harren
Colori: Dave Stewart