Ted, un tipo strano
All’inizio Ted è un tipo strano solo perché lo è graficamente, con gambe lunghissime e sottili, spalle molto larghe, mani e piedi fuori misura. In seguito, pagina dopo pagina, lo vediamo muoversi nevroticamente, fare mille cose (alcune davvero insolite), e un dubbio inizia a insinuarsi nella nostra mente.
Ma nonostante qualche difficoltà iniziale decidi di andare avanti nella lettura di questo che è senza dubbio un originalissimo graphic novel (Canicola, 2020). E così entri nella vita di Ted Gugus, un ragazzo che vive di rituali e non accetta variazioni nella sua routine. Ogni mattina deve occupare lo stesso posto sui mezzi pubblici, indossa una camicia diversa per ciascun giorno della settimana e, a pranzo, mangia lo stesso panino da due anni.
Ted ha la sindrome di Asperger. La giovane illustratrice e fumettista belga-messicana Émilie Gleason (residente a Parigi) per scrivere questa storia si è ispirata alla vita del fratello minore. Ma questo libro non è un fumetto sull’Asperger, non ha alcun intento didattico o didascalico: è una testimonianza di vita.
Non solo nella storia ma anche nel disegno vengono affrontate le difficoltà di un Asperger. Così come Ted non rientra negli schemi, anche il graphic novel non si presenta “tipico”: le lunghissime gambe di Ted non consentono l’uso delle classiche vignette, l’eccesso di movimento rende la composizione dell’immagine volutamente confusa ma al tempo stesso fondamentale per rappresentare la difficoltà di relazionarsi con persone affette dalla sindrome di Asperger e la loro fatica ad inserirsi in un mondo che li vede diversi, “strani”.
La difficoltà di comunicare, di esprimere sensazioni e emozioni, la ritroviamo sia nel disegno che nel lettering. Basta guardare Ted per capire cosa prova, perché è proprio lui che ce lo mostra. In questo la disegnatrice riesce splendidamente: attraverso questi disegni gioiosamente liberi, imprecisi e scombinati ci fa entrare in empatia con il protagonista, ci permette di capirne i pensieri attraverso i movimenti e le trasformazioni del corpo.
Un racconto dinamico, divertente e commovente che invita a riflettere sui limiti di una società impreparata alle differenze e che pone una serie di quesiti sul concetto di normalità. Con tanti colpi di scena e una bella dose di humour, non tralascia di raccontare la sofferenza della famiglia, il bullismo, gli effetti collaterali dei farmaci e anche i fallimenti delle strutture sanitarie nel momento in cui si ignorano le esigenze e i bisogni specifici di queste persone per trattarli come persone da curare.
Una storia molto personale che regala a chi non ha idea di cosa sia la sindrome di Asperger un’opportunità per comprendere cosa significhi avere un figlio autistico.
Il libro ha vinto il Premio Rivelazione al Festival di Angoulême 2019 e il Prix Bd Zoom di Ginevra.
Questo volume, insieme a La differenza invisibile di Julie Dachez e Mademoiselle Caroline (LSWR, 2018), di cui suggerisco la lettura, risponde alla domanda se è possibile raccontare la sindrome di Asperger con un fumetto e soprattutto perché è assolutamente necessario farlo.
Testi e disegni: Émilie Gleason