La buona novella

L'umanità che si cela dietro la dottrina religiosa: la voce di De André nel suggestivo adattamento a fumetti di Paolo Castaldi

Da alcuni mesi è in libreria la nuova opera di Paolo Castaldi, l'adattamento de La buona novella di Fabrizio De André, uno dei dischi più noti e amati della musica d’autore italiana. Per parlare del fumetto, edito da Feltrinelli e dotato di caratteristiche uniche e a tratti straordinarie, è necessario intraprendere un percorso che parte dai temi affrontati dal cantautore genovese nel suo concept album.

Il disco

Quando gli chiedevano quale fosse il disco più riuscito della sua carriera, non di rado Fabrizio De André citava La buona novella. A cinquant'anni dalla sua pubblicazione, avvenuta nel 1970, quest'album non ha perso in effetti nemmeno un grammo della sua potenza comunicativa ed espressiva. Le canzoni erano state scritte nel 1969, nel pieno delle rivolte studentesche: De André spiazzò il pubblico con un album di pezzi allegorici e solo apparentemente avulsi dallo spirito dell'epoca, "un'allegoria che", stando a quanto affermò lo stesso cantautore, "si precisava nel paragone tra le istanze migliori e più sensate della rivolta del '68, e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico-sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell'autorità in nome di una fratellanza universale".

Del resto, l'album si chiude con i versi "Non devo pensarti figlio di Dio/ma figlio dell'uomo/fratello anche mio": è il pensiero scritto a chiare lettere su quello che l'artista considerava il più grande rivoluzionario mai esistito, Gesù di Nazareth. Ancor più significativo è che, laddove l'inno iniziale intoni un Laudate Dominum, quello finale sia un umanissimo Laudate Hominem: il passaggio dalla dimensione divina a quella umana, concreta, tangibile.

I personaggi e l'evoluzione narrativa

Le dieci tracce che compongono il disco rappresentano un percorso narrativo che inizia con l'infanzia (di Maria) e si conclude con un testamento (di Tito) emblematicamente a ripercorrere le fasi dell'esistenza, dalla nascita alla morte. È una sorta di racconto indiretto per delineare la figura di Gesù: il suo ruolo, centrale nei Vangeli canonici, viene descritto di riflesso attraverso le figure che lo hanno circondato. Ci troviamo a veder raccontare una nascita attraverso gli occhi di una madre e una morte tramite i pensieri di un uomo che gli muore accanto. 

Il ruolo di Maria, prima bimba, poi donna, moglie e madre (in sintesi: la sua estrema umanità) si contrappone all'immagine pura e virginea dei Vangeli canonici. E l'Ave Maria diventa un'ode a tutte le donne come lei, "femmine un giorno e poi madri per sempre", portatrici sane d'una condizione che regala gioia e dolore in un circolo senza fine. 

Giuseppe è un "falegname per forza e padre per professione", a cui viene affidata "una bimba su cui non aveva intenzione".

Le tre madri, tra le quali le madri dei due ladroni, desiderano piangere "un po' più forte" per i loro figli, consce che non li vedranno risorgere dalla morte.

E Tito il ladrone dal Golgota pronuncia il suo testamento, una versione laica dei dieci comandamenti che mette in risalto la distanza tra chi emana i precetti e chi si trova poi a doverli mettere in pratica.


De André e i Vangeli apocrifi

Non era la storia ufficiale tramandata dalla Chiesa a destare l'interesse dal cantautore genovese, bensì la vicenda laica, l'umanità che si cela dietro la dottrina religiosa. L'ispirazione veniva infatti dai cosiddetti Vangeli apocrifi, più affini alla visione del cantautore, che narravano i "dietro le quinte" del Nuovo Testamento e che hanno ispirato nel corso dei secoli opere di scrittori e artisti illustri, dando origine a tante tradizioni popolari (come ricorda nell'introduzione all'album il produttore Roberto Danè).

"Io mi ritengo religioso, la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto...", affermava De André. 

E il disco termina prima della resurrezione narrata nei Testi Sacri, quasi che De André avesse preferito lasciare all'ascoltatore la libertà di scegliere se continuare la storia con la penna della fede o fermarsi lì, nella valle dell'umanesimo e dell'amore terreno e tangibile.


Il fumetto

Per chi non ha già la fortuna di conoscerlo, Paolo Castaldi è un fumettista e visual artist milanese, che ha pubblicato opere tradotte in vari Paesi del mondo e in Italia ha lavorato per diverse case editrici, tra le quali BeccoGiallo e Feltrinelli. 

Ci sono tanti aspetti che lo accomunano De André: uno di questi è il non tirarsi indietro di fronte a temi difficili e complessi. Ad esempio, in una delle sue opere recenti (L’ora X. Una storia di Lotta Continua, pubblicata nel 2019 da Feltrinelli, su testi di Erri De Luca e Cosimo Damiano Damato) ha parlato dell'ex-Ilva e del dilemma annoso e problematico tra salute e lavoro che lacera la città di Taranto da decenni.

Ma veniamo a La buona novella, opera che di recente ha ottenuto il premio "Fede a strisce" a Rimini, per il suo valore artistico e per il modo di tradurre a fumetti il rapporto tra umano e divino. In queste pagine infatti Castaldi si assume il compito (teoricamente pressoché impossibile) di tradurre in immagini i versi del cantautore genovese, trasformando i percorsi esistenziali ed emotivi, le suggestioni e le contraddizioni descritti nei versi di De André in pagine disegnate di rara intensità, sviluppando il racconto in parallelo rispetto alla narrazione del concept album. 

Nelle abili mani di Castaldi, per ogni canzone viene utilizzato un linguaggio visivo differente, ogni paesaggio sonoro viene descritto con colori ed atmosfere suggestive e uniche. Pagine poetiche, piene di quell'umanesimo che aveva reso indimenticabili le canzoni di De André e della capacità di far emergere le sofferenze, le emozioni, i sentimenti e le contraddizioni in modo vivido.

Le immagini rappresentano un percorso che attraversa duemila anni e arriva al presente: nel capitolo dedicato a Il Testamento di Tito (la penultima traccia dell'album, una canzone eccezionale), Castaldi mette in scena una galleria di volti e storie riprese dalle pagine di cronaca degli ultimi anni, attualizzandone il messaggio in maniera incredibile. È anche questo senso di straniante e affascinante contemporaneità a donare quel "quid" in più all'adattamento dei testi originali deandreiani: non si tratta di storie lontane da noi, di messaggi che riguardano fatti e persone ormai passate nel tempo, ma di linguaggi e concetti universali che è possibile calare nell'oggi, nella nostra cronaca contemporanea.


In questo volume il fumettista realizza un'integrazione difficilmente immaginabile con le parole e i suoni dell'album del cantautore genovese, al punto da rappresentare per il lettore un'esperienza unica: suggeriamo, per chi ne ha l'opportunità, di accompagnare la lettura con l'ascolto delle canzoni del cantautore genovese. 

Un'umanità fragile, narrata con animo disilluso in una versione laica e terrena: un racconto che tutti conosciamo ma che non abbiamo mai letto in questo modo. 

Leggere (e ascoltare) per credere.

Giuseppe Lamola


La buona novella
Feltrinelli Comics, 2020

Testi: Fabrizio De André
Disegni: Paolo Castaldi
Lettering: Luca Bertelè

N.B. Un ringraziamento a Maria Perrone e alla redazione di Agorà - 'A Chjazze di Laterza (Ta) per i riferimenti musicali.


Note bibliografiche:
- Fabrizio De André - L'opera completa, vol. 4 - La buona novella. Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.A. (2009)
- La buona novella: la poetica del fumetto incontra la poesia di De Andrè, recensione di David Padovani e Giovanni Dacò su Lo Spazio Bianco.
- Intervista live a Paolo Castaldi sul canale YouTube degli Audaci

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