Fukushima Anno Zero

Susumu Katsumata e il Giappone tra l'ambientazione rurale e l' "eredità radioattiva" 

"Fukushima non è stata «una nuova Chernobyl», come hanno detto in molti, ma ha cambiato per sempre la percezione dei giapponesi sull'infallibilità dei sistemi di controllo e di previsione delle catastrofi."

Giulia Pompili, dalla postfazione del volume.

La pubblicazione di un'opera rappresenta a volte di per sé un'operazione di rilievo storico-culturale.

È certamente il caso di Fukushima Anno Zero di Susumu Katsumata, edito da Rizzoli Lizard con prefazione di Giulia Pompili e traduzione di Vincenzo Filosa, che raccoglie nove racconti pubblicati originariamente tra il 1969 e il 1989, dunque diverso tempo prima rispetto alla tragica catastrofe della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, avvenuta l'11 marzo 2011.

Susumu Katsumata ci conduce alle radici di un disastro annunciato: avvalendosi dei suoi studi di Fisica nucleare, utilizza il suo talento artistico per sensibilizzare il lettore sui rischi della radioattività, sfruttando i suoi viaggi nell'area di Fukushima per rielaborare le interviste, gli appunti e le immagini in storie che fotografano un'intera epoca. Per l'autore, il nucleare rappresentava infatti un nemico "impossibile da ignorare" e i suoi racconti a fumetti ne sono lampante testimonianza.

Come Ichi-F di Tatsuta Kazuto (sempre su Fukushima) e Gen di Hiroshima di Nakazawa Keiji (che si concentra invece su Hiroshima), Katsumata analizza il rapporto complicato tra i giapponesi e il nucleare e in particolare la cosiddetta "eredità radioattiva", che ha profondamente segnato la nazione a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale con gli attacchi di Hiroshima e Nagasaki che hanno scavato un solco profondo nella società e nella cultura nipponica.

Come suggerisce il già citato traduttore (nonché fumettista e grande esperto del genere gekiga) Vincenzo Filosa, "in questa raccolta c’è il reportage a fumetti mutante come se lo sognano di notte tutti i grandi graphic journalist, il racconto popolare per scarafaggi urbani in cerca di una direzione e l’urlo primordiale più disperato mai raccontato attraverso una vera e sottolineo vera sequenza a fumetti."

Le condizioni dei lavoratori nelle centrali nucleari, ma anche il processo di modernizzazione del Giappone e una forte critica sociale e politica sono tra le tematiche cardine di questi racconti. Le problematiche strutturali delle centrali nucleari, i rischi legati al lavoro e alla mancanza di sicurezza, la necessità di mettere in secondo piano la salute per poter andare avanti con il lavoro e trovarsi a dover correre rischi inauditi solo per portare a casa il pane: tutto si concretizza nella figura tragica degli "zingari nucleari", manovalanza assunta in subappalto per i lavori più rischiosi sotto il profilo della sicurezza. Vite disperate a cui vengono assegnati compiti di primaria importanza: sugli abissi che si intravedono tra la loro mediocre qualità di vita e il compito che viene loro assegnato si inseriscono i due racconti significativi che aprono la raccolta, Pesci da fondo (1984) e Il Polpo (1989), in bilico tra il realismo sociale e il reportage da graphic journalism.


Nel resto del volume (la maggior parte delle storie, a dispetto del titolo) trovano spazio i primi racconti di Katsumata, a partire dalla prima storia breve in assoluto da lui mai pubblicata, Il signor Kappa (presentata sulla storica rivista Garo nell'ottobre 1969). Si tratta di storie caratterizzate da un'ambientazione rurale e da una forte connotazione esistenziale incentrate sui kappa, sui tanaki e sulle leggende giapponesi, un mondo che, tra gli anni '70 e '80, andava scomparendo, per lasciar spazio alla modernità industriale.

Queste figure risultano affascinanti nel loro essere reietti, emarginati, al tempo stesso fantastici nella loro essenza e intrinsecamente realistici nella loro difficoltà di tenersi al passo con un mondo che avvertono come estraneo e ostile. L'autore (sempre riprendendo le parole di Vincenzo Filosa) "sotto le spoglie accattivanti e rassicuranti di tanuki, kappa e volpi, (...) racconta la vita di gente in piena crisi, spiantata, sradicata dalla propria terra d'origine, respinta, in fuga da se stessa". Un percorso che potremmo racchiudere nella frase emblematica "La città gli aveva inasprito il volto", come scrive Katsumata in Diario di paglia.

A livello stilistico, i due racconti più recenti, gli unici risalenti agli anni '80, sono caratterizzati da un tratto più asciutto, maggiormente vocato alla sintesi. Nelle altre storie si nota invece un uso più ampio del tratteggio per delineare le ombre, accanto a una grande meticolosità nel realizzare le ambientazioni (soprattutto nell'ultima storia, Spettro di primavera).

Fukushima Anno Zero è dunque una testimonianza di incredibile efficacia nel raccontare le contraddizioni e i mutamenti di un'epoca travagliata e complicata con una potenza che solo un fumetto poteva avere.



Fukushima Anno Zero
Rizzoli Lizard, 2021

Testi e disegni: Susumu Katsumata
Prefazione: Giulia Pompili
Traduzione: Vincenzo Filosa

© per le immagini: Rizzoli Lizard

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