Essentials: Flex Mentallo

Un fumetto colto e interessante, ma anche una lettera d'amore al medium

Può capitare a volte, passeggiando per strada, andando al lavoro od in bilico fra il sogno e la veglia, di avere qualche pensiero estremamente filosofico, un'ispirazione folgorante, un supremo guizzo di astuzia... Per poi dimenticarselo subito dopo! E allora, la domanda si fa strada nel nostro cervello: da dove vengono le nostre idee? Perché pensiamo tutti in questo strano modo, che ci fa porre da esseri umani le stesse domande, ma ci fa dare risposte diverse? Che cosa c'è di preciso nella nostra testa?

Una risposta, a livello fisico ed anatomico, ce l'abbiamo: nella nostra testa c'è un cervello, una mente che controlla un processo fatto di organi, ossa e muscoli, ma i cui processi interni restano ancora per molti un grande mistero. 

Cambiando completamente argomento, parliamo per un attimo del tempo. Il tempo che scorre, il tempo come concetto astratto per indicare un fenomeno fisico del quale non abbiamo nessun controllo, il tempo visto come un fiume in piena che va sempre avanti, ma che lascia qualcosa dietro. Nel fumetto, il tempo non esiste. O meglio, esiste, ma è completamente soggetto al controllo del lettore, che può leggere più o meno velocemente, può saltare le pagine, può leggere prima l'ultima pagina, può avere la coscienza assoluta di come finirà la storia, prima che i suoi personaggi l'abbiano vissuta. 

Pochissime forme d'arte danno questo potere incommensurabile al loro fruitore. Ma è vero che il fumetto è un medium particolare, con una storia particolare. 

Una storia che negli USA, in ambito supereroistico, inizia sul finire degli anni 30, un'epoca d'oro con supereroi mascelloni e squadrati pronti a combattere il male, e si evolve poi negli anni 60 con un'epoca d'argento fatta di stranezze e corpi malleabili, passa per un'età bronzea negli anni 80 che vede l'introspezione farla da padrona, per arrivare poi agli anni 90, l'epoca oscura fatta di cinismo, violenza e temi adulti trattati in modo adolescenziale. 

Ed è qui che nasce Flex Mentallo, il fumetto che prende vita, grazie alla sua mente fatta di corpo, che gli permette di cambiare la realtà semplicemente flettendo un deltoide, l'uomo del mistero muscolare, il protagonista di questo fumetto. E se pensate che questa introduzione sia stata sballata, troppo carica di filosofia spicciola e priva di senso, forse avete ragione, ma era necessaria.

Necessaria perché Flex Mentallo, scritto da Grant Morrison, disegnato da Frank Quitely, colorato da Tom McCraw e letterato da Ellie De Ville è un fumetto del 1996 pubblicato dalla DC Comics, nella sua etichetta per lettori “adulti” chiamata Vertigo, che possiede più livelli di lettura, alcuni più chiari di altri. 

Nato sulle pagine di Doom Patrol, altra testata scritta da Morrison, Flex Mentallo è un supereroe dei fumetti creato dal piccolo Wally Sage, che è riuscito ad evadere dalla sua prigione di carta e a diventare reale. Ispirato a Charles Atlas, famosissimo bodybuilder (peraltro italiano) degli anni 20, autore di un manuale che veniva martellato a forza nelle mente dei giovani lettori di fumetti dell'epoca grazie ad uno stuolo di ormai iconiche pubblicità, Flex usa il suo corpo scolpito per flettere non solo i suoi muscoli, ma anche il mondo attorno a lui

Negli anni, Mentallo ha vissuto moltissime avventure, ma questa volta l'eroe si trova di fronte alla sua sfida più grande: sconfiggere una società segreta che vuole distruggere completamente la realtà nella quale viviamo.

Nel frattempo, un Wally Sage adulto, diventato ormai rockstar, decide di porre fine alla sua vita prendendo delle pillole, e chiama una linea antisuicidio con la quale inizia una lunga conversazione per non pensare di dover morire in completa solitudine, lanciando così la seconda linea narrativa della serie. 

Due modi diversi di parlare al lettore, che si intrecciano spesso nel loro voler parlare anche col lettore. Se Flex è infatti un eroe tutto d'un pezzo anni 40 catapultato nel mondo degli anni 90, ricco di storie e di avventure bizzarre e di flashback dal sapore retro, che lo rendono un pesce fuor d'acqua che scoperchia le contraddizioni del fumetto moderno, Wally Sage è un lettore ed un appassionato come noi, che come noi ha visto crescere e cambiare il suo approccio al mondo della nona arte, che ha provato a vivere sia come creatore che come fruitore. 

In uno squisito gioco metatestuale, dove possiamo essere sia Wally che Flex, e al tempo stesso essere noi stessi, gli autori ci portano per mano in una lettura che non è solo un fumetto di supereroi veramente colto ed interessante, ma anche una vera e propria lettera d'amore al medium fumetto (certo, con una forte enfasi sul lato americano della narrazione, questo è indubbio) ai suoi stilemi, ai suoi problemi e alle sue evoluzioni.

Frank Quitely fa un lavoro mostruoso ai disegni, mostrando ancora una volta i suoi muscoli da disegnatore di prima fascia, spaziando fra una varietà enorme di stili e soluzioni grafiche. 

Già nella prima apparizione di Flex vediamo il protagonista granitico, studiato ed imponente come una statua greca, ma con un volto morbido, bonario e sorridente. E poi quel corpo muta, si flette, si muove con un dinamismo figlio dei grandi maestri del fumetto americano (che vengono citati continuamente), ma resta comunque quell'amore per lo strano, ed il grottesco che nasce dalle sue origini nel fumetto underground scozzese.

E così Flex, la statua greca si trova lanciato in un quadro pop art, che diventa poi un film noir, ed in seguito un disegno impressionista, che si perde nella marea di dettagli e di minuzie che il disegnatore mette in ogni tavola. Ci sono personaggi, in Flex Mentallo, che appaiono per una sola vignetta in tutto l'albo, eppure grazie al design di Quitely, si fisseranno per sempre nella vostra memoria come fossero stati loro i protagonisti dell'avventura. E magari, in un altro mondo lo erano pure.

Inoltre, inchiostrandosi da solo, il buon Frank riesce a mantenere un controllo sulle sue matite veramente invidiabile, impreziosendo ancora di più ogni vignetta, anche se sembrava impossibile, ma qui non si parla di un disegnatore a caso, si parla di un peso massimo.

Per parlare dei colori però, dobbiamo prima fare un passo indietro: vi ricordate Charles Atlas? Ecco, dopo la pubblicazione degli albi, gli eredi del bodybuilder non saranno proprio contentissimi del vedere un personaggio così folle e sgangherato legato alla memoria del loro illustre parente, e per un po' impediranno alla DC di pubblicare ristampe di questa saga. Quando nel 2012, la disfida sarà stata risolta, la casa editrice porterà prontamente sugli scaffali una nuova versione della storia, ricolorata da Peter Doherty.

Ora, sulle ricolorazioni di opere “vintage” con strumenti moderni, ci sarebbe da parlare molto a lungo, si parla di scelte dettate da problemi tecnici, da sensibilità diverse e da fattori che a noi comuni lettori sono completamente sconosciuti, quindi in modo molto democratico, vi dirò che Doherty fa un lavoro veramente ben fatto, ma nel mio cuore se trovate l'edizione colorata da McGraw, è meglio.

E una volta arrivati qui? Dopo aver letto un'introduzione delirante, dopo aver analizzato il comparto tecnico e grafico dell'opera, dove siamo arrivati?

Siamo arrivati dove Flex Mentallo voleva che arrivassimo, a farci fare una domanda molto semplice: perché ti piacciono i fumetti?

Durante le sue quattro uscite, infatti, Flex Mentallo ci racconta il buono ed il cattivo del fumetto, attraverso una satira leggera, un citazionismo pesantissimo e una lezione di vita che porto ancora oggi stampata sulla giacca con orgoglio, e lo fa alla maniera di Grant Morrison, il suo autore, che vi sarà facilissimo trovare anche all'interno della storia, sebbene indossi una piccola mascherina. Tutta questa storia, tutta questa epica scorribanda messa in moto per salvare la realtà, alla fine ha un unico scopo: farci mettere giù il fumetto, e farci pensare. 

Pensare a perché i fumetti siano così importanti, non solo per noi, ma anche in generale, espandendo sempre di più la nostra visione, e spingendoci ad essere fortemente critici non solo verso il fumetto, ma anche verso noi stessi. 

La stessa frase, che per me resta un capolavoro assoluto, che centra perfettamente quello che negli anni moltissimi fra autori e lettori hanno creduto, per altri possono essere una marea e mezza di baggianate, ed è qui che nasce la discussione, è qui che nascono i livelli di lettura paralleli, ma trasportati nel tridimensionale: sono le discussioni sul fumetto che danno una seconda vita allo stesso, e così Flex fa un passaggio in più, ed esce di nuovo dal fumetto, per diventare reale.  

E così, verso la fine della storia, Morrison tira tutti i fili della narrazione, di Flex, di Wally e di tutto il cast di contorno, in una scena finale che si può veramente distillare in quel senso di meraviglia pura che è il fumetto di supereroi, che è poi l'unica risposta comune: amo il fumetto, ma l'amore non si può spiegare.


In meno di cento pagine, Flex Mentallo si carica sulle spalle storia e gloria di un genere, e lo porta ad una vetta assoluta, dove viene spogliato di tutti gli orpelli e ci viene presentato nella sua forma più vera, nella sua forma più genuina, in un'operazione ai limiti della stregoneria, ma dopotutto sono anni che Morrison ci racconta di come la magia permei ogni forma di narrazione. 

Ed è qui, una volta giunti al distillato, una volta giunti alla purezza più assoluta, che arriva però quello che è il grande, grandissimo difetto di un'opera straordinaria, che unisce tecnica, talento, filosofia, meraviglia e magia. 

Flex Mentallo è un fumetto che non può essere affrontato a freddo. 

Fu Stan “The Man” Lee ha mettere nero su bianco un comandamento importantissimo: ogni fumetto è il primo fumetto di qualcuno, ed è per questo che negli albi Marvel esistevano tecniche e tranelli per far sì che anche a metà di una saga lunghissima il lettore occasionale potesse capire bene che cosa stava succedendo, e questa è una filosofia che io appoggio religiosamente. 

Non amo molto la continuity complessa, non amo molto il citazionismo sfrenato, le strizzatine d'occhio e le gomitate per far capire che siamo parte di uno stesso club perché abbiamo apprezzato le stesse cose. Non funziona così, il fumetto è per tutti, anche per chi legge poco. 

Purtroppo, Flex Mentallo questa regola non la segue, e se non si è letto almeno un po' di fumetti, almeno cinque o sei provenienti da ognuna delle epoche del fumetto americano, questo fumetto, un po' come Sansone a cui viene tagliata la chioma, perde potere. 

Ma attenzione, non lo perde tutto: ci resta in mano uno dei fumetti di supereroi più interessanti di sempre, un fumetto che nasconde un saggio che nasconde una biografia che nasconde un secondo fumetto, in un gioco di scatole e di enigmi che vi stimolerà per anni a venire (io leggo Flex Mentallo da 15 anni, almeno una volta l'anno, e ancora ci trovo cose nuove di cui parlare. Certo, io non sono neanche un genio, ma questo è un altro discorso, per un'altra storia). 

Ma senza i riferimenti, senza l'idea di che cosa si stia andando ad affrontare, la storia sembra monca, incomprensibile, poco apprezzabile. 

Potrei essere poetico, e dire che questo è il difetto che rende Flex Mentallo il fumetto perfetto e, sebbene nel mio cuore sia così, purtroppo questa è una grave mancanza, ed è uno dei motivi per cui questalbo non è sempre citato fra i più apprezzati della produzione del team creativo. 

Però questo poco importa, perché con Flex Mentallo, non si parla mai di mete, ma si parla solo di viaggi, di domande, di risposte e di fumetto. E se ci troviamo di fronte a un'opera che ci chiede, cortesemente e senza troppo clamore, di leggere più fumetti, allora non possiamo che rispondere di sì. Il grande mistero (muscolare) di Flex Mentallo è che quando tutto è finito, e l'albo sarà stato riposto, ci potremmo fare tutti la stessa domanda, e lasciare che fluiscano le risposte diverse. 

La mia, già la sapete: per me, Flex Mentallo è il più grande fumetto americano di sempre, ci potete scommettere un francobollo.

Giovanni Campodonico

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