Essentials: Squadron Supreme di Mark Gruenwald

Un fumetto che decostruisce senza distruggere

Il mondo dei supereroi americani è alla fine dei conti una bellissima galleria di fumo e specchi: nulla cambia, ma al contempo stesso ci viene sempre presentata l'illusione del cambiamento, l'idea che forse questa volta nulla sarà più come prima e che le nostre costanti saranno distrutte per far posto a qualcosa di nuovo.

E le costanti, nascoste dietro l'illusione, ridono. Ridono perché ci sono cose che nei fumetti americani  resteranno sempre inamovibili, come le domande: Chi è più forte, Hulk o la Cosa? Può Batman sconfiggere Capitan America, se si impegnasse? Alla fine è meglio la Marvel, o la DC?

Ed è proprio su quest'ultima domanda che ci vogliamo fermare un secondo perché, checché ne dicano le vostre giustissime preferenze personali di gusto, la verità è che la DC ha dalla sua un primato che nessun altra casa editrice ha: il genere dei supereroi se lo è ben inventato.

E per quanto ci piaccia nelle nostre fantasie più sfrenate immaginare di essere poeti e ribelli, e di non dovere nulla ad un personaggio noioso che corre più veloce di un proiettile, sconfigge le locomotive a braccio di ferro e salta un palazzo in un balzo solo, alla fine della fiera, chiunque si approcci ai supereroi prima o poi, incontra sulla sua strada un omaggio più o meno velato a colui che ha dato inizio a tutto, Superman.

Nel 1969 Roy Thomas, allora scrittore della serie regolare degli Avengers (fra le altre cose) decise di fare proprio quello, inventare un personaggio Marvel che fosse un omaggio divertente (potremmo quasi dire una pastiche) del più grande supereroe della Distinta Concorrenza, e per non farlo sentire solo, deciderà di creargli un po' di compagnia inserendo fra le pagine di Avengers #69 anche degli epigoni di Batman, Lanterna Verde e Flash, affidando il loro design al disegnatore Sal Buscema.
Era nato così il criminale Squadrone Sinistro, composto da eroi con nomi altisonanti come Hyperion, Dottor Spectrum, Whizzer (in italiano Trottola) e NightHawk (Nottolone), una piccola ma potente forza malvagia al servizio del pianificatore cosmico noto come Gran Maestro.


Nel frattempo, nel numero 75 della serie Justice League of America, Superman e soci si trovavano ad affrontare dei loro doppioni malvagi che dicevano cose piuttosto strane, ad esempio l'alato Hawkman sosteneva di essere “Forte come un uomo di Ferro” o “Moderno come un transistor!”.

Questo perché Roy Thomas era molto amico di Denny O'Neil, scrittore (fra le altre cose) della serie regolare della Justice League, e il duo di amici aveva pensato che sarebbe stato divertente creare una sorta di crossover non ufficiale fra i due team di eroi. Tutto sarebbe dovuto finire così, in uno scherzo, in un segnale di stile passato in sordina ai più, ma a Thomas, questo Squadrone Sinistro piaceva, e piaceva parecchio.

Così, due anni dopo, nel 1971, Thomas ci rivelerà che su una terra parallela alla nostra, chiamata Terra-712, esisteva uno Squadrone Supremo, una versione buona e molto più numerosa dello Squadrone Sinistro, con molti più omaggi più o meno velati.

E così, per molti anni a venire, lo Squadrone Supremo verrà utilizzato più che altro come comprimario nelle avventure di altri personaggi Marvel più o meno famosi, spesso controllati mentalmente per poter essere utilizzati come avversari temporanei dei Vendicatori o dei Difensori, e ricreare così quel simpatico spirito di rivalità per la quale questi personaggi erano stati creati, ma nel 1985, si farà avanti uno scrittore, con un'idea: Mark Gruenwald.
Gruenwald era un uomo con un superpotere molto particolare, che aveva deciso di usare per il bene di tutti gli appassionati del mondo: una memoria fotografica per ogni cosa a tema supereroi sui cui avesse mai messo gli occhi.
Quando la Marvel si accorse di avere fra le sue mani troppi personaggi, tanto che gestirli tutti e ricordarsi chi fosse chi (e chi potesse fare cosa) era diventato impossibile, chiamò Gruenwald per scrivere un'enciclopedia chiamata The official hadbook of the Marvel Universe, dove sarebbero stati schedati tutti i buoni e i cattivi mai creati dalla casa editrice: una risorsa preziosissima prima dell'avvento di internet, delle wiki e dei blogger che amano fare ore ed ore di spiegoni.
Ops.

Ma, sebbene Mark amasse la Marvel, e amasse i fumetti, il suo vero grande amore era la Lega della Giustizia d'America.

L'uomo sapeva a memoria ogni singolo titolo di ogni singola storia mai uscita legata al supergruppo, e nella sua testa c'era una grande idea, per un grande storia, e sapeva che esisteva un modo per farla come la voleva fare lui, con i personaggi che voleva lui.

Beh, più o meno.
E così, dopo aver ascoltato la sua idea, la Marvel approverà Squadron Supreme, una maxiserie in 12 numeri scritta da Mark Gruenwald e disegnata da John Buscema, Bob Hall, Paul Neary e Paul Ryan, che partiva da un presupposto molto semplice: cosa si può fare veramente per salvare il mondo, quando hai un potere assoluto?

L'ultima volta che avevamo visto lo Squadrone infatti, Terra-712 non se la passava troppo bene: era stata quasi del tutto distrutta e si trovava prossima all'estinzione, e i nostri eroi sapevano che con le loro abilità e la loro tecnologia sarebbero stati in grado di trasformare questa distopia, in una vera e propria Utopia.

Solo un membro del gruppo, Kyle Richmond alias Nottolone, che all'epoca era anche Presidente degli Stati Uniti, deciderà di ribellarsi a questo progetto, e lascerà lo Squadrone, credendo fortemente che i supereroi dovessero servire il popolo, non controllarlo.
E così, in breve tempo il progetto Utopia avrà il suo corso: la terra verrà bonificata, ci sarà un forte controllo della armi, si proverà a studiare cure mediche avanzate, e si farà il lavaggio del cervello ai criminali per tenerli docili e fargli cambiare vita. E sì, una di queste cose, sembra un pelo fuori posto, fatta da un gruppo di “supereroi”.

Ora, togliendoci un secondo dalla poesia pura a livello narrativo del trasformare il controllo mentale, quello che era sempre stato un po' il tallone d'Achille del supergruppo, non solo in un'arma nelle loro mani, ma anche in una profonda riflessione sull'uso del potere, pensiamo a chi sta facendo tutto questo.

Perché, va bene, Hyperion non è Superman, Hyperion è un altro personaggio completamente diverso, però... però c'è qualcosa, c'è una scintilla nei suoi occhi che rende tutto... complesso.
Complesso perché Gruenwald, le regole dei supereroi le conosceva molto bene, e sapeva bene che con i grandi personaggi, il cambiamento non può avvenire per davvero, ma con quelli di serie B... Beh, con la serie B non c'è nessun limite.
E così, Mark tesse la sua storia, una storia che è fatta di momenti che prendono a piene mani da tutto quello che il fumetto di supereroi è sempre stato, arrivando anche a sovrapporre elementi su elementi, costruendo omaggi dentro gli omaggi, ma al tempo stesso prende tutto quello che è il fumetto di supereroi e lo decostruisce.

La decostruzione del supereroe, è un tema molto, molto caro ad una pletora di lettori diversi.

C'è chi dice che il fumetto con le calzamaglie debba essere più reale, c'è chi vuole una psicologia più approfondita, c'è chi cerca una rivoluzione nel modo di narrare le storie di queste meraviglie, ma spesso e volentieri la decostruzione che si ottiene altro non è che un bel mucchio di sangue, violenza e sesso, che fanno sì parte del mondo vero, ma che sembrano sempre fuori posto.
Gruenwald gioca con gli ossimori in questa maxiserie, non solo presentandoci un prodotto così Marvel che si potrebbe tranquillamente applicare al logo della casa editrice senza notare alcuna differenza, con protagonisti degli omaggi ai personaggi della concorrenza, ma anche mostrandoci un fumetto modernissimo, ma ricco di stilemi anni 80.
Il fumetto è verboso, i dialoghi sono a volte piuttosto legnosi, ed è palese agli occhi di tutti che alcune scelte narrative siano alla fine solo brodo allungato. Ma questo poco conta, perché le contraddizioni sono la vera forza trainante di questo saga, dove il reale cozza con il fantastico e dimostra il fascino di questa unione, in un gioco di prospettive falsate delizioso.

In poco tempo, la psicologia e il modo di vedere il mondo di questi eroi viene approfondito con una cura delicatissima, che ci permette di spiare la vita della famiglia della Trottola, i problemi amorosi del Dottor Spectrum e così via, tanto che alla fine non vedremo più questi personaggi come “Ah, questo personaggio X è la versione Marvel del personaggio Y!”, ma come una dozzina di personaggi di cui ci importa qualcosa, anche del minore dei personaggi minori, come fossero degli attori che si muovono perfettamente seguendo il ritmo della storia, senza saper di star ballando una danse macabre che sfocerà in tragedia.
Il tutto, nato da una boutade, e perdonatemi se questa cosa mi sconvolge così tanto, negli anni credo che solo tre autori siano riusciti a rendere degli omaggi qualcosa di più che un semplice inchino alla bravura di altri, e uno aveva il vantaggio che i personaggi da lui omaggiati, non erano proprio di prima fascia.

Da un punto di vista del disegno, questa storia presenta quattro disegnatori, ma è anche vero che Buscema e Neary illustrano solo un albo a testa, e quello di Neary è in realtà un episodio bonus, un crossover con Capitan America (che in quel momento era scritto sempre da Gruenwald). Sarebbe quindi poco carino dire che il numero disegnato da Buscema è sicuramente il numero della maxiserie disegnato meglio, uno degli albi con più dinamismo essenziale che io abbia mai letto, ma ormai l'ho scritto, e quindi sarò poco carino.
Ryan ed Hall invece riescono in una mossa molto particolare: Hall è un disegnatore piuttosto legnoso, ma con una fortissima carica espressiva (ed è inoltre l'autore del redesign di molti personaggi della saga, alcuni riuscitissimi, altri meno), mentre Neary è un illustratore morbidissimo ma poco espressivo: in una storia fatta di opposti, non credo sarebbe stato possibile trovare una composizione migliore.

 A livello di storia del fumetto, un anno dopo il primo numero di Squadron Supreme, nel 1986 verrà pubblicata la prima uscita di un altro fumetto che, prendendo spunto da vecchi eroi del passato provava a ricostruire un futuro per il genere, un albo che forse avrete sentito nominare, Watchmen.
E, sebbene le similitudini siano tante, tantissime, non siamo qui per parlare di queste.
Sì, perché dopo qualche pagina passata a parlare di omaggi, di fatti buffi e di vita editoriale, la domanda, alla fine, resta una ed una soltanto: Squadron Supreme è un bel fumetto?


La risposta non solo è sì, ma è forse anche uno dei fumetti più belli mai pubblicati dalla Marvel, in tutta la sua storia editoriale. Un fumetto che decostruisce senza distruggere, senza dimenticare il colore, il costume, la scioccheria. Un fumetto che parla di temi alti, altissimi, e lo fa usando una mare di cretini in pigiama.

Un fumetto che è una lettera d'amore non solo al medium fumetto, ma anche all'idea stessa dello scrivere supereroi.
Un fumetto che prende il fumo e gli specchi, e li prende a calci così forte, da sbriciolarli, e usarli per costruire, finalmente, qualcosa di veramente nuovo ed epocale.
Perché, sì, Squadron Supreme ha cambiato il modo di fare il fumetto. Lo ha fatto in silenzio, lo ha fatto in sordina, ma le sue influenze le sentiamo ancora oggi, forti come allora.
Perché Squadron Supreme è come la luce: molto, molto veloce e quindi non sempre facile da seguire, ma se guardata direttamente, non può che abbagliarci con la sua brillantezza.

Giovanni Campodonico

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