La Fabbrica Onirica del Suono

L'omaggio di Sergio Algozzino alla scena progressive e a un'epoca di grandi sogni


"Quanto eravamo diversi?
Che cosa ci univa per davvero?
La musica."

Sergio Algozzino è un autore con una particolare propensione a trasformare le proprie passioni d'infanzia e di gioventù in un approfondito lavoro di rielaborazione e omaggio (mai eccessivamente nostalgico o fine a se stesso) nel contesto fumettistico. Lo ha dimostrato nel corso degli anni riprendendo la sua passione per i videogames in Memorie a 8Bit o rievocando la sua Palermo in Storie di un'attesa.

E poi c'è la musica. Aveva già dedicato in passato due splendide opere rispettivamente a Fabrizio De André e ai Beatles e ora il suo percorso autoriale prosegue e trova forse il suo più elevato compimento ne La Fabbrica Onirica del Suono (Feltrinelli), la "vera storia di una band immaginaria".

Piuttosto che narrare la biografia (o riadattare i testi) di un singolo cantautore o gruppo musicale, Algozzino rievoca un'intera stagione musicale, sociale e culturale: quella che si colloca tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. L'ascesa e la (sin troppo rapida) caduta del progressive, un genere maturo e dalle molteplici influenze, con i suoi concept album dal sapore letterario e dalle grandi aspirazioni e i suoi legami (fino a quel momento impensabili) con la musica classica, il blues, il jazz, la psichedelia e persino l'opera. Quello che all'inizio da noi in Italia venne poco opportunamente (come ricorda Algozzino in queste pagine) etichettato come "pop", ma che di pop aveva ben poco.

Era una musica d'ampio respiro e di notevole complessità, frutto di una sempre maggior consapevolezza degli artisti ma anche di una ricercatezza senza precedenti nella storia del rock, che aveva condotto diversi musicisti verso illusori desideri di grandezza.

In parallelo rispetto a questa evoluzione vi era stata la nascita e il successivo crollo di quegli ideali che, dopo i conflitti socioculturali del '68, avevano condotto verso trasformazioni che hanno segnato la storia del mondo e del nostro Paese. 

Questi scenari, resi più tetri dallo spettro del terrorismo e della lotta armata, vengono narrati in maniera lineare e con cognizione di causa dal fumettista siciliano attraverso storie di amicizie, illusioni, litigi e sofferenze, divisi tra la voglia di emergere in classifica e le differenti visioni sul mondo.

A ben vedere il nome del gruppo, così come quello della graphic novel, racchiude bene i tre elementi che caratterizzano l'opera: il lavoro (e le battaglie politiche che si fondavano sulle condizioni lavorative), la musica e, nel mezzo, i sogni.

Lo stratagemma della biografia fittizia (ma realistica) di un gruppo mai esistito permette all'autore di mescolare realtà e finzione in un unicum omogeneo e verosimile, intervallato da splendidi inserti onirici. È un racconto di ampio respiro, che mescola nozioni musicali e storiche alla narrazione delle vite dei protagonisti in maniera appassionante.

A partire dalla cover, l'opera racchiude anche un lavoro di ricercatezza visiva notevole, che si presta bene a richiamare l'era della psichedelia sia nei colori che nella grafica.

La cura iconografica si abbina infatti al lavoro autoriale dell'Algozzino disegnatore, il quale mette su carta uno stile particolarmente sintetico e di grande immediatezza. La colorazione è un vero valore aggiunto, con richiami alle atmosfere di quegli anni mediante l'utilizzo di tonalità tendenzialmente acide, ben integrate nell'atmosfera del racconto.


Si tratta insomma di un volume ben adatto non solo agli amanti del genere ma anche a chiunque sia disposto a lasciarsi trasportare in un'epoca di grandi sogni e ideali e osservare come fatalmente essi siano andati a infrangersi contro lo scoglio insormontabile della realtà.

Il sommo audace - Giuseppe



La Fabbrica Onirica del Suono

Feltrinelli, 2021

Testi e disegni: Sergio Algozzino

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