Lennon
La vita di John nella biografia a fumetti realizzata da David Foenkinos, Eric Corbeyran e Horne
Nulla di tutto questo è presente in Lennon di David Foenkinos, Eric Corbeyran e Horne (pubblicato da Edizioni BD), graphic novel cruda e realistica che sottolinea come, per comprendere Lennon, bisogna imparare a conoscere John.
L’incipit di questa storia è affascinante e allo stesso tempo semplice ed efficace al fine di raccontare eventi realmente accaduti e poco conosciuti dell’unico vero messia della musica mondiale.
John Lennon è nel Dakota Building, non nel suo appartamento bensì nell’appartamento di una psicologa alla quale inizia a raccontare la sua vita, partendo dal momento presente e rievocando inevitabilmente gli eventi dall’infanzia fino agli ultimi giorni. Il musicista, qui nella sua versione più umana di sempre, non si risparmia nel raccontare gli eventi più oscuri della sua vita. Sicuramente la vita di Lennon non è stata soltanto piena di successi, miliardi, viaggi, fama e donne.
La graphic novel analizza, almeno in parte, quelli che sono
stati i pensieri, le azioni e le situazioni private e meno note vissute da un
uomo che, prima di divenire una delle personalità più famoso della cultura pop, è stato un
ragazzino orfano nella Liverpool degli anni '50/'60.
Ed è questa la figura che ne viene fuori, la chiave di lettura: un uomo eternamente bambino, perennemente orfano, alla ricerca di una madre sacra che lo proteggesse, una madre che John nella sua pubertà ha potuto conoscere per qualche anno, fino alla sua tragica morte per incidente stradale a metà degli anni '60. Una madre strappatagli troppo presto, la cui assenza sarà il fulcro, il sacro fuoco che forgerà il futuro artista.
Ciò che anela John è forse un ritorno al grembo materno, come nella bellissima ed immortale foto di Annie Leibovitz (Rolling Stone, 1980), dove John, nudo in posizione fetale, stringe Yoko che è la sua seconda madre, la sua seconda vita, la sua vera rinascita. John bimbo rinasce da Yoko madre.
Il carattere di John, un bambino curioso ed amante di Lewis Carroll, si è riempito di tutte le mancanze sofferte, prima l’abbandono del padre, poi la morte della madre… Alla fine quella famiglia stabile che cercato (e mai trovato) la scoprì nel rapporto con tre ragazzini di Liverpool non molto differenti da lui. Quella famiglia avrebbe cambiato per sempre il mondo della musica, cambiando inevitabilmente il mondo stesso e non soltanto attraverso la musica.
La graphic novel è disegnata in modo impeccabile, in un bianco e nero che scorre sulla superficie di acquerelli
nostalgici, disegni molto realistici quasi come fosse un reportage
fotografico, come polaroid, istantanee di vita.
La scrittura va dritta al punto, raccontando i fatti ed analizzandoli dal punto di vista di Lennon stesso: senza mai perdersi in lungaggini analizza numerosi aspetti privati e pubblici della vita di John. La narrazione, anche se deframmentata tra flashback e flashforward, si dimostra di piacevolissima scorrevolezza.
Gli eventi raccontati sono tanti, troppi, difficile elencarli tutti: il mondo della musica fa sempre da sfondo a situazioni a volte anche molto drammatiche.
Il rapporto di John con la violenza, ad esempio, che ha
caratterizzato gli anni della sua adolescenza: è facile intuire come un
ragazzino orfano possa sentirsi scoperto da qualsiasi protezione che non sia
quella che può procurarsi da solo. Un John sveglio, intelligente forse a volte
incline alla rissa, allo scontro verbale e fisico e in rarissimi casi al
teppismo da strada, ma è proprio questa la chiave fondamentale per comprendere
meglio il Lennon adulto nel suo attivismo pacifista, nel suo personale ed unico
viaggio verso la non violenza.
Conosceva bene se stesso e la sua capacità di ferire le persone fisicamente e verbalmente: tutta questa violenza spesso repressa, che da adulto
ha cercato di controllare ed esorcizzare in parte con il primal scream, gli ha
permesso di comprendere se stesso anche attraverso la scrittura e la
composizione. Attraverso la violenza psicologica e fisica, quella subita e
quella causata, lui ha trovato la strada per comprendere ed abbracciare finalmente
la non violenza.
Il rapporto con le droghe: prima la mariujana, poi l'LSD e infine l'eroina, che stavano trascinando lui e Yoko nel baratro.
Il sesso, in abbondanza sempre ed ovunque, che lo ha reso
nel suo primo matrimonio, in pieno
delirio Beatles, un padre e marito assente e distratto. Un fantasma di
droga, sesso e alcol che si ripresenterà poi nel 1974 nel suo "lost weekend" di 14 mesi trascorsi in California in compagnia di May Pang, l’assistente sua e di Yoko.
E poi John, padre assente nei confronti di Julian, come fu suo padre prima di lui nei suoi confronti.
Il rapporto con Paul, orfano come lui, appassionato di
rock&roll come lui, amico fidato, anima gemella in musica e poi acerrimo
nemico a causa di questioni economiche e personali.
Il rapporto fondamentale - ancora una volta - con Yoko. Fu Paul che consigliò a John di andare a vedere la mostra di questa artista
giapponese... Il resto lo sapete tutti.
Per comprendere almeno in parte il successo e la vita di John Lennon, i suoi traguardi personali e artistici, la sua arte, la sua musica, i
suoi messaggi di speranza, l'attivismo e l'impegno sociale bisogna conoscere e
cercare di comprendere al meglio quel ragazzino fragile di Liverpool che cercava soltanto disperatamente
l’affetto di sua madre e di suo padre. A
volte la mancanza, l’assenza di qualcuno a noi caro può essere la forma di
violenza più difficile da sopportare ed accettare.
Per John fu cosi.
In fondo, quel ragazzino di 17 anni voleva fare soltanto il rock&roll… E quando lo disse a sua zia Mimi, la sua prima vera madre, lei gli rispose: “The guitar's all very well, John, but you'll never make a living out of it” (ovvero: “La chitarra va bene, John, ma non ti darà certo di che vivere”).
Dedico questo pezzo a John Lennon, essere umano imperfetto come noi tutti, che ci ha mostrato come è possibile cambiare soltanto dopo essere sprofondati nei baratri più ancestrali ed oscuri delle nostre vite, che ha vissuto momenti violenti ed è diventato simbolo della non violenza, che ci ha portato dentro mondi che soltanto lui vedeva e ha lasciato che potessimo guardare anche noi.
A John che come pochi ha creduto davvero profondamente nella frase “All you need is love”… Perché non ha forse mai amato abbastanza la sua prima moglie e il suo primo figlio, ma ha imparato a farlo con Yoko e Sean.
A chi si redime e riscopre l’amore mai provato.
Agli esseri umani imperfetti, a volte egoisti, che possono fallire e ferire, cadere e risorgere e ritrovarsi e accettarsi nelle proprie debolezze, sempre capaci di generare amore attraverso gesti quotidiani e altruisti, imprese straordinarie, attraverso una musica che contiene tutte le emozioni possibili e che verrà ascoltata e riprodotta fino a che l’umanità avrà la possibilità di farlo.