Essentials: Il Quarto Mondo di Jack Kirby

E venne un giorno in cui i vecchi dei morirono

Con un pizzico d'orgoglio e senza tradire il nostro innato spirito d'avventura, inauguriamo oggi una nuova rubrica, Essentials, dedicata ad alcuni grandi fumetti e autori del passato, curata da un nostro prestigioso nuovo collaboratore: Giovanni Campodonico, già ideatore del blog Comicsverse 101 e collaboratore di varie altre realtà (tra le quali Tom's Hardware e Gamesailors). Da amante del comicdom statunitense (e in particolare delle indimenticabili pagine prodotte dal solo e unico Jack Kirby), Giovanni parte con un'analisi del Quarto Mondo, di recente portata nuovamente in libreria da Panini Comics in un colossale Omnibus.


E venne un giorno in cui i vecchi dei morirono. In più di un senso. 

Nel 1970, su quasi tutti gli albi DC Comics, appaiono a tutta pagina tre semplici parole a caratteri cubitali: Kirby è qui, dove Kirby è Jack “King” Kirby, il re dei fumetti, il co-creatore di personaggi come Capitan America, Thor, Hulk, gli X-Men e molti altri, ma soprattutto, per la DC Comics, l'uomo che aveva inventato lo stile Marvel di fare fumetti, e che ora lavorava per la Distinta Concorrenza, rendendo la storica rivalità e la situazione del mercato molto più interessanti.

Jack Kirby era un unicum nel mondo del fumetto americano: velocissimo, un vulcano di idee, un uomo che in trent'anni di carriera aveva creato almeno un capolavoro per decade, e un artista che vedeva il futuro. Certo, chi vi scrive è assolutamente di parte, ma vedete, Kirby si approcciò alla DC con un'idea: i lettori stanno cambiando, i tempi stanno cambiando, la gente non legge più i fumetti allo stesso modo di come faceva dieci anni fa. Perché non proporre quindi una serie lunga, ma completa, che possa poi essere raccolta in volumi di lusso da tenere nelle librerie degli appassionati?

In molti gli risero dietro, ma il Re dei fumetti non si scoraggiò, e provò a portare alla DC un'idea che gli era venuta mentre lavorava sul mito di Thor alla Marvel: un'inedita cosmologia fatta di Nuovi Dei, legati a concetti più complessi ed etici, in una nuova iterazione dell'eterna lotta fra bene e male. 

Questa saga, che prenderà poi il nome di Quarto Mondo, ebbe due inizi: il primo, quello più bizzarro, fu sulle pagine di una testata prossima alla cancellazione, Superman's Pal Jimmy Olsen, che aveva come protagonista l'omonimo fotografo amico di Superman.

In questa serie, Jimmy e l'Uomo d'Acciaio si scontravano non solo con un mondo fatto di superscienza e di cambiamenti della società, ma anche con una terribile squadra mafiosa chiamata l'Intergang, che riusciva a spadroneggiare sul mondo, grazie a degli agganci... diciamo particolari. 

L'altro grande inizio era un epilogo, lo stesso con cui abbiamo iniziato questo pezzo: i vecchi dei sono tutti morti. Dalle loro ceneri sono nati due nuovi pianeti: Nuova Genesi dove tutto (o quasi) è buono e Apokolips dove tutto (o quasi) è cattivo. 

Dietro questa semplice patina di dilemma morale primigenio, si affiancavano quindi a Jimmy Olsen altre tre testate, con protagonisti differenti, che puntavano i riflettori su aspetti diversi di questa nuova mitologia. 

Se quindi su The New Gods si potevano osservare tutti i dettagli di questo nuovo mondo oltre a un'azione dinamica e possente, su The Forever People ci si lanciava più sugli aspetti filosofici e bizzarri di questo universo, mente Mister Miracle era una riflessione metanarrativa sul fumetto di mistero, ma anche una delle più belle storie d'amore mai scritte. E credetemi, Kirby ne sapeva qualcosa: il genere del fumetto rosa, in America, lo aveva inventato lui.


Essendo sceneggiatore, disegnatore ed editor di tutte le sue serie, Kirby aveva grande libertà di movimento su quasi tutti gli aspetti dei suoi albi, e questo era un grande vantaggio sotto certi aspetti, una grande sfortuna sotto altri. 

Questo perché nel Quarto Mondo Kirby mette dentro tutto: se stesso, le sue influenze e la sua rabbia. Il Re era sempre arrabbiato. Con il settore, con i colleghi, con Hitler (dopo aver fatto la guerra, e aver scoperto un campo di concentramento, Kirby non dormirà mai più sonni tranquilli), ma quando era arrabbiato dava il meglio di sé. 

Il Quarto Mondo è pieno di questa rabbia: rabbia contro il sistema, contro l'etica, contro il modo stesso di fare fumetti. Tutti i personaggi hanno una carica esagerata, nei movimenti, nel dinamismo, nelle espressioni e nei modi, ma questa carica non è per tutti. 

Nel momento in cui vediamo per la prima volta il grande antagonista della serie, Darkseid, il Dio del male, questo mostro gigante con il volto di pietra e gli occhi sprezzanti che guarda l'umanità con sufficienza, ci viene presentato sia come “Il volto che vedi quando piangi nei tuoi sogni”, che dona al personaggio un lugubre fascino ed un'aura di potere, ma anche come “La forza tigre al centro di tutte le cose”, che, se presa singolarmente come frase, fa un effettivamente un po' ridere.

Ma questo poco importa, perché all'interno della stessa serie ci vengono presentati un pianeta così malvagio che sviluppa delle corna da diavolo, la morte che viaggia sugli sci, il fatto che l'unico sopravvissuto alla morte degli antichi dei sia un cavallo cosmico, e una parodia di Stan Lee, visto come uno squallido venditore di fumo. Come dicevo, rabbia. Tanta, tanta rabbia.

Allo stesso tempo nel Quarto Mondo assistiamo a dissertazioni filosofiche interessantissime, come un luna park dove Darksied cammina indisturbato perché gli adulti del mondo reale sono troppo stanchi ed affaticati per vedere il volto del male, mentre i bambini riescono invece a vedere il volto del Dio e a morire di terrore. Vediamo il capo di Nuova Genesi lasciare il bastone da guerra per uno da pastore per poter guidare meglio il suo popolo, vediamo la presa di Apokolips, il mondo dove la speranza è una bugia che viene distrutta dall'amore. 

Vediamo un personaggio, che rappresenta la fuga, essendone il Dio, nato e cresciuto in un fumetto di escapismo, in un gioco metatestuale così fine ed elegante che mi viene voglia di spezzare il mio portatile sulle ginocchia perché una volta visto questo, che cos'altro si può scrivere di bello, nel mondo?

Certo, il conflitto nel Quarto Mondo, è semplice, lineare. Come del resto è tutta la narrativa kirbiana, anche quando prende delle tangenti bizzarre, tutto è sempre molto chiaro: il mondo è grigio, ma i cattivi devono andare col sedere all'aria. 

E questo sicuramente può essere complesso da apprezzare, per molti lettori moderni che magari hanno apprezzato il cast dei personaggi del Quarto Mondo nelle loro incarnazioni contemporanee, dove le idee del Re sono sedimentate e si sono evolute nel tempo, Potrebbe sembrare ai più che Kirby sia uno sceneggiatore mediocre, ma vediamola così: che cos'è, l'epica stessa, se non una bombastica ricreazione di dilemmi morali, raccontati in modo semplice per essere capiti meglio? 

Nella sua complessa semplicità, sia di tratto di penna che di matita, Kirby dà vita a qualcosa che diventa quasi un gusto acquisito. Le sue tavole maestose, con influenze di cubismo e naïf, nascondono tanta di quella passione che esplode dai confini della tavola stessa, riprendendo pose classiche dello stile del fumetto di supereroi, innovandolo con la loro grandiosità, ed in alcuni casi anche grazie a sperimentazioni di pregio con l'arte del collage che sono da perdere la testa.

La scioccheria, la pesantezza di alcuni dialoghi, diventa poi ad ogni lettura un nuovo linguaggio, che andava solo interpretato nel modo giusto per poter essere compreso appieno, perché il Re riesce a camminare sulla linea sottile che sta fra il “Perché?” e il “Perché no?”.

Ovvio, la morte sugli sci fa ridere, è strana e forse fuori luogo, ma in quale altro medium potrebbe apparire una cosa così, se non in fumetto?

Kirby lo sa, conosce il medium, conosce il suo linguaggio e, con la pazienza di un grande maestro, aspetta. Aspetta il momento in cui sarai in grado di capirlo, e di capire la sua idea. E non solo quella dei volumi di pregio da libreria, che peraltro, credo che ora funzionino, ma non ne sono sicurissimo. Il Quarto Mondo sarebbe dovuto durare cinque anni, nei piani originali dell'autore. Ne durerà poco meno di due, con tutte le testate che chiuderanno con il numero 11, fatta eccezione per Mister Miracle - che di numeri ne avrà 18. 

Quasi quattordici anni dopo, La DC chiederà a Kirby di finire la sua opera, in un colpo solo, una richiesta quasi impossibile, che prenderà vita in un albo speciale da 48 pagine, ed in una graphic novel chiamata The Hunger Dogs.

In 14 anni possono cambiare tante cose ed in effetti Kirby era cambiato molto, come erano cambiati i suoi personaggi. 

Darkseid non era più il Dio del male che torreggiava sul mondo, ma un vecchio che temeva le nuove tecnologie ed il fatto di essere dimenticato, quasi un parallelismo allegorico con il nemico di sempre, Altopadre, che nella sua trasformazione in Dio del bene per un po' era stato il guerriero noto come Izaya l'erede, che si chiedeva con la passione giovanile quale fosse la sua eredità. 

Ci si può leggere molto, in questa riflessione e si può leggere moltissimo anche nel gran finale della saga, che ovviamente finale non è, visto che tutto resta apertissimo, in una conclusione che è un po' codarda un po' speranzosa o, forse, tutti e due. 

Per molti, il Quarto Mondo è il massimo che Kirby possa dare, od abbia mai dato, e sebbene nel mio cuore il picco sia sempre O.M.A.C., la grande chiusura di un cerchio iniziata con Capitan America, è impossibile non restare come ipnotizzati da ogni tavola del grande affresco del Quarto Mondo. Anche dall'unica tavola non fatta da Jack Kirby ma dal suo assistente Mark Evanier

Abbiamo di fronte una commistione di linguaggi che uniscono il classico, ed il bombastico, le origini vere del fumetto visto come critica sociale, e le idee più classiche di fantasia di potenza, riunite sotto un'unica grande storia, che come da progetto ha sì molto valore letta singolarmente, ma che letta tutta insieme è semplicemente così potente da sembrare mitica. Del resto, come molti lettori Corno sanno, tutto era nato dal Thor della Marvel.

L'influenza e la potenza di questo pantheon è ancora oggi molto forte in casa DC Comics, che negli anni ha modificato un po' alcuni elementi kirbiani, ma che, rendendosi conto del potere insito in ogni pagina di questa saga, ha esplorato molte volte ancora il Quarto Mondo, regalandoci opere di pregio come l'Orion di Walter Simonson, il Mister Miracle di Grant Morrison, e anche camei tutto sommato gustosi di Darkseid e soci nel cartone dei Superamici. 

Il Quarto Mondo era rivoluzionario durante la sua prima pubblicazione e lo è ancora oggi: forse è per questo che ancora alcune sue parti non sono semplicissime da interpretare. Dopotutto, Jack Kirby aveva iniziato la sua opera con l'Epilogo apposta, per farci capire che le cose stavano per cambiare, nell'attesa che fossimo pronti. Pronti per andare oltre un'opera che dietro un bel viso nasconde un vero volto fatto di dolore, di speranza e di lotta. Il volto di un'umanità eroica, che sa di voler essere migliore. O, per dirla in una sola parola: Ping. Questa la capirete dopo la lettura, ma ne varrà la pena. 

Tutto è finito. E se questa è la fine, figuratevi l'inizio.

Giovanni Campodonico



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