Charlie Chaplin - Il Funambolo di Barletta e Buffa
Il Chaplin più umano e fallibile
La trama viene tessuta attraverso un lunghissimo flashback: un Chaplin ormai anziano, nella sua villa in Svizzera, ricorda e racconta alla moglie Oona un periodo difficile e amaro.
La lavorazione del film Il circo durò ben tre anni e fu travagliata a causa di numerosi incidenti sul set, compreso il rogo che distrusse completamente uno dei capannoni principali nel quale avevano luogo le riprese. Durante tutto questo periodo Chaplin dovette affrontare i problemi sul set, i problemi di salute del fratello, il distacco emotivo dalla seconda moglie e la causa di divorzio milionaria durante la quale ci fu anche il fallito tentativo da parte della moglie e dei suoi avvocati di sequestrare il girato del film per tentare di ricattarlo.
Proprio come in un film in bianco e nero, in queste pagine tutto scorre piacevolmente, tenendo alta l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine, osando ancor di più tramite l'inserimento di flashback all’interno del lungo flashback che è l'intera storia, nella quale confluiscono il periodo d’oro del Chaplin attore/regista con il periodo più buio del Chaplin uomo/marito.
Lo sceneggiatore Emiliano Barletta e il disegnatore Alessandro Buffa creano un'opera che potremmo definire neorealista nella scrittura e soprattutto nei disegni, che catturano e riescono a trasmettere nel loro tratto semplice ed efficace l’emozione viva dei protagonisti.
Questo è un fumetto che tenta (e ci riesce) di raccontare un breve periodo di una vita lunga, colma di successi cinematografici e allo stesso tempo di gioie, fallimenti e tristezze nei rapporti umani.
Si percepisce la grandezza, la fragilità e la malinconia di una vita che intreccia altre vite e per questo contamina ed è contaminata dalle singole azioni e reazioni degli altri.
Tra queste pagine non trova spazio un giudizio netto, perché dal punto di vista di entrambi i protagonisti è sempre l’altro ad essere il cattivo della storia. La verità ultima forse è proprio questa: tutti prima o poi facciamo qualcosa che ferisce chi vogliamo bene (o chi non amiamo più).
Il pregio della storia è che non si risparmia nel mostrare il lato più umano dei personaggi, raccontando anche eventi e situazioni meno conosciute della vita di Chaplin. Più che il mito qui si racconta l’uomo nel suo quotidiano, alle prese con problemi reali di gestione dei set cinematografici e di gestione dei rapporti umani.
La figura che ne viene fuori è quella di un uomo duro, a tratti disumano nei confronti della moglie e totalmente immerso, ossessionato e distratto dal suo lavoro tanto da estraniarsi quasi totalmente dalla vita di coppia, che è ormai irreversibilmente sul punto di rottura. Un Chaplin umano e deumanizzato, re di Hollywood, marito infedele, in una parola: uomo, e per questo fallibile e pieno di difetti come tutti noi.
Quest'opera è uno spaccato su un breve periodo della vita di un genio che ci dimostra come il vero genio può essere una persona fragile perché talmente sensibile al mondo da rischiare di diventare insensibile con gli altri e con se stesso.
E ancora una volta ci ricorda quanto sia insensato idealizzare il mito senza analizzare e tentare di comprendere e conoscere l’essere umano.