Affinità-divergenze fra il fumetto e noi - Del conseguimento della maggiore età. 2 - Becoming X

Intervista a Daniele Pampanelli e David Ferracci
Negli ultimi anni, la scena indie del fumetto italiano ha visto nascere e spegnersi una quantità davvero notevole di collettivi. L'unione ha sempre fatto la forza in un ambito in cui spesso è difficile sia cominciare a proporre le proprie opere per la prima volta, che cercare di trovare un binario alternativo al proporsi a qualche casa editrice.
Becoming X è un progetto artistico consolidato ormai da otto anni. Nasce dal mondo delle radio sul web e cresce fino a diventare una realtà caratterizzata da un forte senso di condivisione e comunità tra coloro che ne fanno parte. Gli eventi che organizza per l'Italia, e che spesso uniscono performance musicali e di live drawing, sono la parte più visibile di un collettivo che mette come valori principali quello di partecipare attivamente e di aiutarsi a crescere artisticamente a vicenda.
Abbiamo intervistato Daniele Pampanelli e David Ferracci per parlarci e farci spiegare meglio questa esperienza. 

David Ferracci.
Partiamo dall’inizio di tutto. Che cos’è e come è nato il Becoming X? 

Daniele Pampanelli & David Ferracci: Becoming X è nato come una trasmissione radiofonica sul web: l'idea l'ha avuta Saro, ovvero il nostro presidente. Ne abbiamo organizzata una dal vivo e ci siamo trovati molto bene. Parlo anche a livello umano, ci siamo divertiti per cui abbiamo pensato che sarebbe stato molto bello farlo in maniera più continuativa.
Quindi a piccoli passi e in maniera del tutto autofinanziata abbiamo invitato altri artisti dandoci come obiettivi quello organizzare serate tematiche gestite da noi oppure di partecipare a realtà esistenti come per esempio il festival rock “L’Umbria che spacca”, il cinema Postmodernissimo il Lars Rock Fest di Chiusi e tanti altri.
Siamo un collettivo artistico, ma con una visione e con forte identità politica. I partecipanti mettono a disposizione le loro capacità e competenze e questo fa sì che si valorizzi sia il loro punto di vista e contemporaneamente lo sguardo d’insieme del Becoming. Quel che ci differenzia da altri collettivi simili è che noi abbiamo cercato di darci una forte struttura organizzativa ed è necessario perché fondiamo musica, audio e video e quindi c’è bisogno di sapere quello che si sta facendo e come si sta facendo.


Ci sono delle linee guida o dei punti fondamentali in un collettivo come il vostro?
Ferracci: Credo sia fondamentale per noi la trasversalità: sia nella contaminazione tra le varie forme d’arte ma anche tra di noi, ci influenziamo a vicenda e questo ci migliora e rende tutto più divertente! Puoi trovare esordienti assoluti che disegnano accanto a artisti affermati come Francesco Biagini o Moreno Chiacchiera: questo fa sì che anche quello più timido riesca a tirare fuori il meglio di sé.

Daniele Pampanelli (foto di Emiliano Migliorucci).
Pampanelli: Il primo obiettivo è alzare sempre l’asticella: spesso sfidiamo i nostri disegnatori a uscire dalla comfort zone e misurarsi su cose anche distanti da loro, nella poetica e nella esecuzione tecnica.
Per noi però è fondamentale che tutti gli artisti passino una bella giornata e questo vale per la performance e per il mangiare e il bere: ci si deve divertire per prima cosa!
Abbiamo costruito evento dopo evento una certa indipendenza. E quando parlo di indipendenza parlo anche di mancanza di richiesta di aiuti pubblici, anche se è ovvio che aumentando il livello generale della proposta e di conseguenza le necessità tecniche non è detto che non parteciperemo mai a bandi, anzi proprio per seguire iter che spesso sono ostici e complicati stiamo costruendo una struttura interna che possa gestirli al meglio.
Uno dei nostri obiettivi sarebbe quello di creare un intervento continuativo e specifico su uno dei molti paesini ormai abbandonati in Umbria, magari anche stimolando l’arrivo di artisti esterni al Becoming X anche grazie a mini residenze per gli artisti stessi. Sono tutti obiettivi che ci poniamo, anche se adesso ci muoviamo più come una radio pirata animata da forte spontaneità ma con una propria organizzazione. Quest'organizzazione è tarata sulla disponibilità della gente che sta dietro al progetto, ma è abbastanza “ferrea” da poter gestire tutto.


L’Umbria, malgrado non sia una regione così grande a livello geografico è da sempre la casa di molti artisti e di parecchie iniziative culturali. Parlavate prima di alcuni festival, a me viene in mente la Biblioteca delle nuvole di Claudio Ferracci un polo non solo culturale ma anche di profonda aggregazione. Secondo voi da cosa è dovuto questo fermento? 
Pampanelli: Hai citato Claudio Ferracci, cioè una persona che a titolo praticamente personale, anche se aiutato da alcune istituzioni illuminate, ha creato quella che è una delle biblioteche di soli fumetti più fornita d'Italia, se non d’Europa. Credo non potrebbe essere esistito il nostro Collettivo senza che da anni Claudio e la Biblioteca avessero svolto il ruolo che hanno svolto. 

Assisi, 2019.

David, cosa vuol dire far parte di un collettivo simile, per un artista?
Ferracci: Come autore il Becoming X ti mette nelle condizioni di dover dare sempre il massimo: per te stesso e per tutti gli altri che sono lì con te. Si crea un’alchimia in cui tutti ci guadagnano, per cui sei spinto a osare sempre di più, a metterti in gioco. Conta che la nostra è una visione politica, non legata strettamente alle bandiere, ma un progetto che ci coinvolge come appartenenti alla società e alle comunità con cui ci confrontiamo in ogni evento.

Noi stessi chiediamo sempre un pochino di più alle persone coinvolte, però cerchiamo anche di ridare il massimo possibile.

Essendo composto da individui con la loro poetica e con un modo diverso di immaginare l’arte sicuramente ci saranno visioni diverse. Come sono vissute?

Pampanelli: Io non ho problemi nel sostenere visioni anche molto distanti dalla mia. Ora parlo in prima persona perché parlo da coordinatore artistico del Becoming X. Faccio un esempio: le committenze arrivano a me e sono io che le porto al collettivo e ne discutiamo scegliendo un’idea di tema e anche una poetica ben precisa che difenderò sempre e comunque, anche se questo dovesse significare non essere più richiamati dal tale evento o nel tale spazio. Siamo liberi nel senso che non dobbiamo sottostare a nessun altro, vogliamo rimanere fedeli a noi stessi e alle mille anime artistiche e sociali presenti nel collettivo stesso, e finora ci siamo perfettamente riusciti.



Riverock, 2018.

Una realtà così basata sul contatto, come vive il periodo di lockdown? 
PampanelliA livello finanziario, non siamo una realtà con un rapporto col denaro tale da costringerci a fatturare sempre. Dal punto di vista umano, il contatto fisico ci manca, ci manca stare insieme. Riusciamo comunque a fare qualcosa, nei limiti che ci sono adesso: chiaro che se tutto è fermo, non ci sono i soldi e quindi progetti su cui lavorare.

Ferracci: Diciamo che come collettivo, il fatto di esorcizzare questo momento di “depressione” con collaborazioni come quella con la Galleria Nazionale dell'Umbria, o con The Mag (per cui abbiamo fatto un'illustrazione o due a testa) mantiene quella miccia accesa che è lo spirito vero del Becoming X.



Galleria Nazionale, 2018.

Pampanelli: Insomma, questo collettivo non muore perché in questo momento non ci sono le commissioni. È un po' il privilegio dell'autofinanziarci, insieme alla grande libertà che abbiamo. Quello che curiamo sempre è la parte umana, e se dobbiamo organizzare qualcosa, abbiamo sempre come priorità quello di fare stare bene le persone con noi. 

Com'è il rapporto con gli organizzatori e i partecipanti degli eventi a cui avete partecipato?

Pampanelli: Per gli organizzatori, a parte pochissime volte, bene. In genere non andiamo “a cercare”, ci cercano perché sanno quel che facciamo, il grado di autonomia nell’organizzare le cose (che gli toglie tutta una serie di beghe a loro) ma se abbiamo un progetto e un interlocutore che ci sembra adatto, glielo proponiamo. Vedi ad esempio le diverse serate fatte al Cinema Postmodernissimo.
Per quanto riguarda i partecipanti, noi teniamo particolarmente a trattare tutti allo stesso modo. Con la Galleria Nazionale dell'Umbria, abbiamo fatto esordire dal vivo tredici disegnatori esordienti in assoluto con una tavoletta grafica. Com'è normale, ci sono momenti in cui qualcuno riesce a dare di più o di meno, ma anche chi è da poco con noi ha ben chiaro cosa c'è da fare.
Diamo una grande importanza al momento assembleare: in primo luogo, sono necessarie per la trasparenza, perché tutti i soldi che entrano sono rendicontati a tutti i soci. In più cerchiamo di prendere decisioni insieme sui progetti futuri. Cerchiamo di arrivare con una proposta chiara e a seconda delle nostre possibilità, com'è andata ad esempio con l'affitto della sede.
Mi pare che la differenza tra voi e varie altre realtà sia che partite dal locale per espandervi, mentre molte altre tendono più a radicalizzarsi nel territorio.



Galleria Nazionale.

Ferracci: Questo ci permette di avere una sorta di connessione fra le regioni. Se abbiamo un evento a Napoli, per dire, oltre a quelli tra noi che si spostano per andare in là, ci sono già artisti sul posto che ci permettono di arricchirlo.

Pampanelli: Siamo chiaramente territorializzati, ma abbiamo sempre cercato di coinvolgere nelle nostre manifestazioni la rete di relazioni che abbiamo costruito. Puntiamo ad avere via via più gente su cui contare e divertirci e le occasioni che cerchiamo di costruire sono sempre aperte a tutti, così come siamo aperti alle proposte. Ogni tanto tocca un po' pungolare e pungolarci, perché teniamo alla permeabilità del collettivo.
Credo però la vera differenza sia il fatto di essere un collettivo politico. Non nel senso che facciamo politica... 

...dall'idea di polis.
Pampanelli
: Esatto. Il nostro manifesto non è un manifesto d'arte, per dire. In realtà noi abbiamo persone veramente eterogenee tra di loro, come mestiere e come estrazione. E mi auguro che sia come dici: partire dal piccolo territorio per espanderci.
Fino ad ora le esperienze che abbiamo avuto fuori, e cominciamo ad averne all'attivo parecchie, sono arrivate da contatti della nostra rete. Poi in realtà fa la differenza la continuità con cui proponi delle cose interessanti, e allora i contatti diventano solo un'agevolazione.
Si è creata una situazione per cui ci siamo ridistribuiti una serie di responsabilità e ci siamo auto organizzati a un punto tale che ora c'è gente che può tranquillamente prendere il mio posto come coordinatore.
Lo zoccolo duro siamo in due a organizzarlo (io e Francesca Mantuano), ma il confronto è sempre con tutti. La cosa che mi dà più soddisfazioni è far lavorare bene gli altri.



Nuvolette - Rovereto, 2019.

Ferracci: Nel Becoming X c'è quella voglia di quaglià. Anche se qualcuno tende ad adagiarsi sugli allori, è in un contesto in cui automaticamente si riporta alla vita e si dà da fare. Ed è bello stare in una manifestazione in cui tutti fanno qualcosa.

Pampanelli: Tutta l'organizzazione che ci diamo è fatta nel rispetto degli altri, nel far stare bene quelli che sono lì quella sera, artisti e pubblico. E ragionare in questi termini funziona, è una cosa che viene capita. Il Becoming X è più del frame in cui viene disegnata una vignetta: è appunto l'organizzazione che c'è dietro e il talento di chi c'è dentro. C'è gente che ha iniziato con noi, ha smesso col lavoro che faceva per frequentare accademie o fare esperienza nel disegno perché vedeva che riusciva a farlo. O al contrario c'è anche gente che si è unita a noi perché aveva voglia di migliorare.



Spazio Astra, febbraio 2020.

È l'esempio degli altri che ti migliora.
Pampanelli: E ti assicuro che questa cosa è vivissima. Vedi da evento a evento professionisti e non professionisti che cambiano segno ed evolvono grazie al contatto con gli altri. Ed è qualcosa di potentissimo.



Luca Frigerio e Cristiano Brignola

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