"Un singolo passo": l'Erasmus, il viaggio, la scoperta del mondo e di se stessi
Intervista a Lorenzo Coltellacci e Niccolò C. Cedeno sulla graphic novel edita da Tunué
"Come un viaggio in Erasmus e abbandonarsi all’esperienza può cambiarti la vita. Una storia sul viaggio e sull'autostima".
Così Tunué presentava alcune settimane fa Un singolo passo, graphic novel realizzata ai testi da Lorenzo Coltellacci e ai disegni da Niccolò C. Cedeno, con colori di Enrico G. Rollo.
Abbiamo raggiunto Coltellacci e Cedeno, entrambi classe 1992 e al loro esordio con le graphic novel, per approfondire la genesi dell'opera e le tematiche trattate, parlando di Erasmus, di viaggi, di citazioni e di percorsi autoriali.
Ciao Lorenzo, ciao Niccolò. Benvenuti sul blog.
Prima domanda d'obbligo: cosa vi ha portati a realizzare Un singolo passo e come è nata la vostra collaborazione?
Lorenzo Coltellacci: Di ritorno dal mio Erasmus a Porto, in Portogallo, sentivo di aver vissuto un'esperienza così piena e densa e totale che quasi non riuscivo a capire... era poi un periodo in cui mi stavo affacciando al fumetto "attivamente", dopo anni di letture passive. Quindi, un po' come una epifania, ho pensato che partire dalla mia esperienza per raccontare l'Erasmus fosse un modo interessante sia per "decifrare" quello che mi era successo, sfruttando la potenza catartica della scrittura, sia per provare a creare qualcosa in cui altri centinaia di migliaia di ragazzi che partono in Erasmus ogni anno potessero riconoscersi. Il fumetto tra l'altro era il mezzo perfetto per raccontare un'esperienza fatta principalmente di immagini e momenti e panorami. Così Guido Astolfi, con cui avevo realizzato Kamasmart (edito da Magic Press nel 2016), mi mise in contatto con Niccolò, il cui stile trovai subito adatto al tipo di storia che avrei voluto raccontare...
Un singolo passo narra un percorso personale, un viaggio di formazione e di scoperta di sé stessi, raccontato con una certa intensità. Quanto c'è di autobiografico in questa storia?
Niccolò Castro Cedeno: A questa domanda lascio rispondere Lorenzo, perchè la storia l'ha scritta lui basandosi sulle sue esperienze in Erasmus. Io invece non ho mai fatto un Erasmus.
LC: Come detto sopra, il fumetto nasce da un'esperienza autobiografica ma poi prende totalmente la propria strada. Se il protagonista prova alcune delle sensazione ed emozioni che ho provato io in varie fasi della storia, compie scelte in totale autonomia e spesso diverse da quelle che presi io. Attraverso di lui ho potuto "rivedere" un'esperienza Erasmus dall'esterno e studiarla, capendo così meglio anche me stesso. Ovviamente poi molte situazioni, luoghi e amicizie hanno diversi rimandi autobiografici.
Un tema fondamentale nel racconto è quello del viaggio. Quanto è importante per voi viaggiare?
LC: Non riesco a immaginare una vita senza la scoperta di posti nuovi. Pure che siano dietro casa e non per forza dall'altra parte del mondo, il viaggio è condizione necessaria per (ri)scoprire anche se stessi. Il contatto con nuove culture, posti, situazioni, è ciò che ti fa capire veramente chi sei e cosa ti piace, scardinando spesso tutte le tue convinzioni e aiutandoti a trovare il tuo posto nel mondo. Anche per questo un'esperienza come l'Erasmus, così lunga e in una età così particolare come quella dei vent'anni, è fondamentale.
NCC: Viaggiare è importantissimo. Ti permette di formarti culturalmente sui luoghi che vai a visitare, e soprattutto ti permette di aprirti e conoscere meglio te stesso in modo da assorbire tutto ciò che ti circonda e arricchirti di questo. Soprattutto è importante anche per le persone che incontri, meglio se fanno parte di quel luogo per esempio, in modo da poterti avvicinare ancora di più alla loro cultura. Insomma, vedo il viaggio come un arricchimento personale e soprattutto un'esperienza necessaria per raccontare sempre nuove storie.
Quanto è stato difficile ricostruire nella storia l'ambientazione portoghese, Porto in particolare?
NCC: La difficoltà principale del ricostruire i luoghi di Porto non era tanto quella di ottenere materiale fotografico. Per fortuna Lorenzo aveva un gran campionario di fotografie, e questo ci ha permesso di ottenere una perfetta mappa dei luoghi dove si muove il protagonista, anche grazie a Google Maps.
L'obiettivo che mi ero imposto io era quello di cercare di infondere nel lettore le atmosfere del Portogallo. Per fortuna ero stato a trovare un mio amico in Erasmus a Lisbona, che non essendo lontana da Porto (tanto che anche i protagonisti vanno a visitarla) sprigionava più o meno la stessa atmosfera di affascinante degrado, soprattutto dei palazzi più vecchi sulla strada, una sensazione che avrò impressa per moltissimo tempo, e che è stata resa meglio grazie ai colori di Enrico (Enrico G. Rollo, n.d.r.).
Trovo particolarmente interessante la scelta di non mostrare quasi mai interamente il volto del protagonista, ritrarlo in maniera evasiva o fuori dell'inquadratura o comunque nascosto almeno in parte da qualcosa. A cosa è dovuto questo approccio stilistico?
NCC: L'idea è stata di Lorenzo, onestamente non so come gli sia venuto in mente, ma è una trovata che funziona secondo me, impedendo al lettore di entrare ancor più all'interno della vita del protagonista, lasciando un senso di distacco tra il lettore e il protagonista. Personalmente la trovo una scelta efficace che ci permette di concentrarci ancora di più sulle vicende del protagonista per dargli un'identità.
LC: Come ha detto Niccolò, l'idea venne a me, ma lui la sposò subito, aiutandomi a realizzarla. Personalmente, quando scrivo, ho sempre difficoltà a dare dei nomi ai personaggi, soprattutto al protagonista: credo che spesso possa influenzare la lettura, andando a viziare la fruizione del lettore a causa della sua "esperienza" personale coi nomi di tutti i giorni e della sua vita. Con Un singolo passo ho portato all'estremo questa mia "fissa", provando a non dare nemmeno un volto al protagonista. Volevo che fosse soltanto un messaggio e non un messaggero, volevo renderlo incorporeo, un simbolo, uno "studente Erasmus universale", per permettere quindi una maggiore immedesimazione del lettore e garantire maggiore spazio all'introspezione del protagonista, concentrandoci sul dentro e tralasciando il fuori.
Nella storia sono presenti alcune citazioni, a partire dalla primissima tavola, che mostra un poster con l'illustrazione di Manuele Fior per la cover di Cinquemila chilometri al secondo. Che significato hanno per voi le citazioni, nel testo e nei disegni?
LC: Le citazioni sono piuttosto importanti, purché non se ne abusi. Si possono inserire citazioni personali, citazioni colte o più intrinseche alla storia. Possono funzionare come piccoli salvagenti sia per il lettore - che li riconosce - sia per lo scrittore, che magari riesce così a costruire uno spazio in cui muoversi più a proprio agio.
Quando il protagonista capisce finalmente qual è l'aggettivo giusto per descrivere l'oceano, ho citato indirettamente ciò che forse avrebbe detto un personaggio di Sorrentino.
NCC: Sono contento di questa domanda. Mi piace molto mettere delle citazioni che riguardano i miei gusti personali. Questo per me è un modo di farmi conoscere al lettore anche attraverso qualcosa di diverso dal disegno, visto che lo stile si può a volte apprezzare a volte no.
Personalmente ho inserito veramente molte citazioni che mi riguardano, dai fumetti che compra il protagonista (L'Uomo Ragno, uno dei primi fumetti che ho letto) ai libri che legge durante i momenti di relax, per esempio compare Se hai bisogno chiama di Carver, uno dei miei scrittori preferiti. Ma ho inserito soprattutto molte volte il nome del mio collettivo, sia sui muri che sulle giacche del protagonista. Insomma, le citazioni per quanto mi riguarda sono dei piccoli pezzettini di sé che permettono al lettore di conoscere meglio chi sta dietro il prodotto.
Leggete fumetti? Quali sono gli autori che seguite? E quelli che sentite come dei maestri per il vostro percorso come fumettisti?
LC: Leggo tantissimi fumetti, sia supereroi americani (ma sempre meno), sia graphic novel. Personalmente tra gli autori che seguo di più ci sono Paco Roca e Gipi: del primo adoro lo storytelling, sempre impeccabile e tarato al millimetro; del secondo adoro il suo modo di narrare le emozioni, la sua sincerità e il ritmo che riesce a dare all'opera. Ma cerco di attingere spesso anche da altri campi, soprattutto dai romanzi o film, guardando molto a Sorrentino, Ammaniti, Refn...
NCC: Leggo molte graphic novel adesso, e ogni tanto compro qualcosa in edicola ma ho un passato da vero nerd, ho letto praticamente di tutto, dai fumetti Marvel ai manga. Poi mi piacciono moltissimo le strisce a fumetti come per esempio quelle che passavano sul Corriere dei Piccoli, disegnate da dei veri maestri del calibro di Rubino e Mussino.
Gli autori che seguo di più sono Manuele Fior, Marino Neri, Noah Van Sciver, Cristopher Blain, Nicolas de Crècy. Secondo me poi i veri maestri sono Andrea Pazienza e tutta la scuola di Cannibale, quindi anche Mattioli e Scòzzari. Poi anche Massimiliano Frezzato. Sono autori che ho guardato tantissimo ma che poi ho capito di dovermi togliere di dosso, per il semplice fatto che sono troppo personali come approccio al fumetto, perciò ho cercato uno stile a me più congeniale e soprattutto cercare anche io di ottenere uno stile più personale in quello che facevo. Così ho cominciato a seguire un mio gusto per la linea chiara e le campiture piatte, così sono venuti fuori autori come Tove Joahnson, Ivan Bilibin, Vittorio Giardino. E ultimamente Richard Scarry e Franco Matticchio.
"Come un viaggio in Erasmus e abbandonarsi all’esperienza può cambiarti la vita. Una storia sul viaggio e sull'autostima".
Così Tunué presentava alcune settimane fa Un singolo passo, graphic novel realizzata ai testi da Lorenzo Coltellacci e ai disegni da Niccolò C. Cedeno, con colori di Enrico G. Rollo.
Abbiamo raggiunto Coltellacci e Cedeno, entrambi classe 1992 e al loro esordio con le graphic novel, per approfondire la genesi dell'opera e le tematiche trattate, parlando di Erasmus, di viaggi, di citazioni e di percorsi autoriali.
Ciao Lorenzo, ciao Niccolò. Benvenuti sul blog.
Prima domanda d'obbligo: cosa vi ha portati a realizzare Un singolo passo e come è nata la vostra collaborazione?
Lorenzo Coltellacci: Di ritorno dal mio Erasmus a Porto, in Portogallo, sentivo di aver vissuto un'esperienza così piena e densa e totale che quasi non riuscivo a capire... era poi un periodo in cui mi stavo affacciando al fumetto "attivamente", dopo anni di letture passive. Quindi, un po' come una epifania, ho pensato che partire dalla mia esperienza per raccontare l'Erasmus fosse un modo interessante sia per "decifrare" quello che mi era successo, sfruttando la potenza catartica della scrittura, sia per provare a creare qualcosa in cui altri centinaia di migliaia di ragazzi che partono in Erasmus ogni anno potessero riconoscersi. Il fumetto tra l'altro era il mezzo perfetto per raccontare un'esperienza fatta principalmente di immagini e momenti e panorami. Così Guido Astolfi, con cui avevo realizzato Kamasmart (edito da Magic Press nel 2016), mi mise in contatto con Niccolò, il cui stile trovai subito adatto al tipo di storia che avrei voluto raccontare...
Un singolo passo narra un percorso personale, un viaggio di formazione e di scoperta di sé stessi, raccontato con una certa intensità. Quanto c'è di autobiografico in questa storia?
Niccolò Castro Cedeno: A questa domanda lascio rispondere Lorenzo, perchè la storia l'ha scritta lui basandosi sulle sue esperienze in Erasmus. Io invece non ho mai fatto un Erasmus.
LC: Come detto sopra, il fumetto nasce da un'esperienza autobiografica ma poi prende totalmente la propria strada. Se il protagonista prova alcune delle sensazione ed emozioni che ho provato io in varie fasi della storia, compie scelte in totale autonomia e spesso diverse da quelle che presi io. Attraverso di lui ho potuto "rivedere" un'esperienza Erasmus dall'esterno e studiarla, capendo così meglio anche me stesso. Ovviamente poi molte situazioni, luoghi e amicizie hanno diversi rimandi autobiografici.
Un tema fondamentale nel racconto è quello del viaggio. Quanto è importante per voi viaggiare?
LC: Non riesco a immaginare una vita senza la scoperta di posti nuovi. Pure che siano dietro casa e non per forza dall'altra parte del mondo, il viaggio è condizione necessaria per (ri)scoprire anche se stessi. Il contatto con nuove culture, posti, situazioni, è ciò che ti fa capire veramente chi sei e cosa ti piace, scardinando spesso tutte le tue convinzioni e aiutandoti a trovare il tuo posto nel mondo. Anche per questo un'esperienza come l'Erasmus, così lunga e in una età così particolare come quella dei vent'anni, è fondamentale.
NCC: Viaggiare è importantissimo. Ti permette di formarti culturalmente sui luoghi che vai a visitare, e soprattutto ti permette di aprirti e conoscere meglio te stesso in modo da assorbire tutto ciò che ti circonda e arricchirti di questo. Soprattutto è importante anche per le persone che incontri, meglio se fanno parte di quel luogo per esempio, in modo da poterti avvicinare ancora di più alla loro cultura. Insomma, vedo il viaggio come un arricchimento personale e soprattutto un'esperienza necessaria per raccontare sempre nuove storie.
NCC: La difficoltà principale del ricostruire i luoghi di Porto non era tanto quella di ottenere materiale fotografico. Per fortuna Lorenzo aveva un gran campionario di fotografie, e questo ci ha permesso di ottenere una perfetta mappa dei luoghi dove si muove il protagonista, anche grazie a Google Maps.
L'obiettivo che mi ero imposto io era quello di cercare di infondere nel lettore le atmosfere del Portogallo. Per fortuna ero stato a trovare un mio amico in Erasmus a Lisbona, che non essendo lontana da Porto (tanto che anche i protagonisti vanno a visitarla) sprigionava più o meno la stessa atmosfera di affascinante degrado, soprattutto dei palazzi più vecchi sulla strada, una sensazione che avrò impressa per moltissimo tempo, e che è stata resa meglio grazie ai colori di Enrico (Enrico G. Rollo, n.d.r.).
Trovo particolarmente interessante la scelta di non mostrare quasi mai interamente il volto del protagonista, ritrarlo in maniera evasiva o fuori dell'inquadratura o comunque nascosto almeno in parte da qualcosa. A cosa è dovuto questo approccio stilistico?
NCC: L'idea è stata di Lorenzo, onestamente non so come gli sia venuto in mente, ma è una trovata che funziona secondo me, impedendo al lettore di entrare ancor più all'interno della vita del protagonista, lasciando un senso di distacco tra il lettore e il protagonista. Personalmente la trovo una scelta efficace che ci permette di concentrarci ancora di più sulle vicende del protagonista per dargli un'identità.
LC: Come ha detto Niccolò, l'idea venne a me, ma lui la sposò subito, aiutandomi a realizzarla. Personalmente, quando scrivo, ho sempre difficoltà a dare dei nomi ai personaggi, soprattutto al protagonista: credo che spesso possa influenzare la lettura, andando a viziare la fruizione del lettore a causa della sua "esperienza" personale coi nomi di tutti i giorni e della sua vita. Con Un singolo passo ho portato all'estremo questa mia "fissa", provando a non dare nemmeno un volto al protagonista. Volevo che fosse soltanto un messaggio e non un messaggero, volevo renderlo incorporeo, un simbolo, uno "studente Erasmus universale", per permettere quindi una maggiore immedesimazione del lettore e garantire maggiore spazio all'introspezione del protagonista, concentrandoci sul dentro e tralasciando il fuori.
Nella storia sono presenti alcune citazioni, a partire dalla primissima tavola, che mostra un poster con l'illustrazione di Manuele Fior per la cover di Cinquemila chilometri al secondo. Che significato hanno per voi le citazioni, nel testo e nei disegni?
LC: Le citazioni sono piuttosto importanti, purché non se ne abusi. Si possono inserire citazioni personali, citazioni colte o più intrinseche alla storia. Possono funzionare come piccoli salvagenti sia per il lettore - che li riconosce - sia per lo scrittore, che magari riesce così a costruire uno spazio in cui muoversi più a proprio agio.
Quando il protagonista capisce finalmente qual è l'aggettivo giusto per descrivere l'oceano, ho citato indirettamente ciò che forse avrebbe detto un personaggio di Sorrentino.
NCC: Sono contento di questa domanda. Mi piace molto mettere delle citazioni che riguardano i miei gusti personali. Questo per me è un modo di farmi conoscere al lettore anche attraverso qualcosa di diverso dal disegno, visto che lo stile si può a volte apprezzare a volte no.
Personalmente ho inserito veramente molte citazioni che mi riguardano, dai fumetti che compra il protagonista (L'Uomo Ragno, uno dei primi fumetti che ho letto) ai libri che legge durante i momenti di relax, per esempio compare Se hai bisogno chiama di Carver, uno dei miei scrittori preferiti. Ma ho inserito soprattutto molte volte il nome del mio collettivo, sia sui muri che sulle giacche del protagonista. Insomma, le citazioni per quanto mi riguarda sono dei piccoli pezzettini di sé che permettono al lettore di conoscere meglio chi sta dietro il prodotto.
Leggete fumetti? Quali sono gli autori che seguite? E quelli che sentite come dei maestri per il vostro percorso come fumettisti?
LC: Leggo tantissimi fumetti, sia supereroi americani (ma sempre meno), sia graphic novel. Personalmente tra gli autori che seguo di più ci sono Paco Roca e Gipi: del primo adoro lo storytelling, sempre impeccabile e tarato al millimetro; del secondo adoro il suo modo di narrare le emozioni, la sua sincerità e il ritmo che riesce a dare all'opera. Ma cerco di attingere spesso anche da altri campi, soprattutto dai romanzi o film, guardando molto a Sorrentino, Ammaniti, Refn...
NCC: Leggo molte graphic novel adesso, e ogni tanto compro qualcosa in edicola ma ho un passato da vero nerd, ho letto praticamente di tutto, dai fumetti Marvel ai manga. Poi mi piacciono moltissimo le strisce a fumetti come per esempio quelle che passavano sul Corriere dei Piccoli, disegnate da dei veri maestri del calibro di Rubino e Mussino.
Gli autori che seguo di più sono Manuele Fior, Marino Neri, Noah Van Sciver, Cristopher Blain, Nicolas de Crècy. Secondo me poi i veri maestri sono Andrea Pazienza e tutta la scuola di Cannibale, quindi anche Mattioli e Scòzzari. Poi anche Massimiliano Frezzato. Sono autori che ho guardato tantissimo ma che poi ho capito di dovermi togliere di dosso, per il semplice fatto che sono troppo personali come approccio al fumetto, perciò ho cercato uno stile a me più congeniale e soprattutto cercare anche io di ottenere uno stile più personale in quello che facevo. Così ho cominciato a seguire un mio gusto per la linea chiara e le campiture piatte, così sono venuti fuori autori come Tove Joahnson, Ivan Bilibin, Vittorio Giardino. E ultimamente Richard Scarry e Franco Matticchio.
Siete al lavoro su una nuova opera?
LC: Per ora i destini miei e di Niccolò stanno andando su strade diverse, ma non escludo e anzi spero possano rincontrarsi. Personalmente sono però già al lavoro su circa 3 progetti, alcuni in fase ben più avanzata, altri più embrionali, ma tutti accomunati dall'incredibile bravura dei disegnatori con cui sto collaborando.
NCC: Io mi sono laureato ad aprile in Illustrazione per l'editoria presso l'ISIA di Urbino con una tesi che altro non è che una graphic novel su Luigi Galvani. Ora sto cercando di proporla a qualche editori... Si vedrà.
Nel frattempo continuo ad autoprodurmi storie per la mia fanzine, Kandeggina, che potete leggere qui insieme ad altre storielle brevi.
Grazie ancora a entrambi per la disponibilità!
LC: Per ora i destini miei e di Niccolò stanno andando su strade diverse, ma non escludo e anzi spero possano rincontrarsi. Personalmente sono però già al lavoro su circa 3 progetti, alcuni in fase ben più avanzata, altri più embrionali, ma tutti accomunati dall'incredibile bravura dei disegnatori con cui sto collaborando.
NCC: Io mi sono laureato ad aprile in Illustrazione per l'editoria presso l'ISIA di Urbino con una tesi che altro non è che una graphic novel su Luigi Galvani. Ora sto cercando di proporla a qualche editori... Si vedrà.
Nel frattempo continuo ad autoprodurmi storie per la mia fanzine, Kandeggina, che potete leggere qui insieme ad altre storielle brevi.
Grazie ancora a entrambi per la disponibilità!
Il Sommo audace