"Un'estate fa" di Zidrou e Lafebre
I ricordi migliori
Un'estate fa di Zidrou e Jordi Lafebre, edito da BAO Publishing, è l'affascinante racconto corale delle bellissime vacanze estive della famiglia Faldérault, una famiglia meravigliosa e imperfetta. Identificarsi con i protagonisti è davvero semplice: credetemi, mi sembrava proprio di essere lì con loro negli anni in cui ero bambina.
Ogni volume italiano di questa serie ne contiene tre di quelli originariamente pubblicati in Francia (con il titolo Les Beaux Etés), con una cover inedita realizzata appositamente da Lafebre. Le storie, in ogni caso, sono sostanzialmente leggibili in maniera autonoma.
Si parte con il ricordo dell’estate del 1973 nel capitolo intitolato “Rotta verso sud”.
Nella famiglia Faldérault ci sono tre figlie e un maschietto, con un'età compresa circa tra i 12 e i 3 anni. La madre, Mado, lavora in un negozio e il padre, Pierre, fa il disegnatore di fumetti. Pierre disegna per conto proprio da poco tempo: prima lavorava per l’ideatore di Zagor. Spera di riuscire a disegnare un personaggio tutto suo che faccia successo e per questo trascura la famiglia. Ma è proprio il mese di vacanze ha riportare l’armonia perduta: vacanze come quelle che si facevano un tempo, partendo con i figli a bordo dell'utilitaria con le tende per il campeggio e avendo come sola meta il mare del sud.
Il secondo periodo ricorda il 1969 e si intitola “La caletta” qui la famiglia ha già tre figli e la madre ha saputo da poco di essere incinta dell’ultimogenita. Si racconta di come hanno scoperto alcuni dei luoghi in cui sono soliti tornare anche da vecchi.
La terza e ultima estate, disegnata, parla del 1962 e s'intitola “Mademoiselle Estérel”. È il nome della macchina (una mitica Renault 4). Le auto prima facevano parte della famiglia e ci restavano fino a quando eri ancora in grado di guidarle. Mademoiselle Estérel viene regalata alla famiglia dal padre e la madre materni. Il genero, sentendosi in obbligo per il regalo, ricevuto invita i suoceri a fare le vacanze con loro: passeranno una vacanza diversa da quella che avevano desiderato.
Il graphic novel è disegnato talmente bene che sembra di essere davvero immersi nell’estate della nostra giovinezza. I personaggi sono talmente simpatici e caratterizzati alla perfezione che è facile affezionarsi a ognuno di loro come se fossero di famiglia.
La terza e ultima estate, disegnata, parla del 1962 e s'intitola “Mademoiselle Estérel”. È il nome della macchina (una mitica Renault 4). Le auto prima facevano parte della famiglia e ci restavano fino a quando eri ancora in grado di guidarle. Mademoiselle Estérel viene regalata alla famiglia dal padre e la madre materni. Il genero, sentendosi in obbligo per il regalo, ricevuto invita i suoceri a fare le vacanze con loro: passeranno una vacanza diversa da quella che avevano desiderato.
Il graphic novel è disegnato talmente bene che sembra di essere davvero immersi nell’estate della nostra giovinezza. I personaggi sono talmente simpatici e caratterizzati alla perfezione che è facile affezionarsi a ognuno di loro come se fossero di famiglia.
Quando sono arrivata all’ultima tavola mi è dispiaciuto, avrei continuato subito a leggere le storie di altre estati della famiglia Faldérault.
Ringrazio tanto gli autori per avere vinto (loro sanno a cosa mi riferisco, voi leggete il libro) una carta fedeltà piena di ricordi.
Ognuno di noi ha una canzone che gli ricorda un'estate (altrimenti non si chiamerebbero tormentoni). Nelle mie estati il motivo veniva sancito dagli ascolti del jukebox dove infilavi le cento lire: uno dei più gettonati era Parigi addio, cantata da Mino Vergnaghi. Mi piace congedarmi con alcuni suoi versi:
Parigi ha visto morire una breve vacanza d’amore
Parigi addio ritornerò
P.S. per la casa editrice: apprezzo tantissimo che nell’ultima pagina ci sia sempre il logo di BAO interpretato dal disegnatore del volume che sto leggendo.
Ringrazio tanto gli autori per avere vinto (loro sanno a cosa mi riferisco, voi leggete il libro) una carta fedeltà piena di ricordi.
Ognuno di noi ha una canzone che gli ricorda un'estate (altrimenti non si chiamerebbero tormentoni). Nelle mie estati il motivo veniva sancito dagli ascolti del jukebox dove infilavi le cento lire: uno dei più gettonati era Parigi addio, cantata da Mino Vergnaghi. Mi piace congedarmi con alcuni suoi versi:
Parigi ha visto morire una breve vacanza d’amore
Parigi addio ritornerò
Adelaide
P.S. per la casa editrice: apprezzo tantissimo che nell’ultima pagina ci sia sempre il logo di BAO interpretato dal disegnatore del volume che sto leggendo.