Retrocomics 01 - Nova Express

La rivista contenitore edita da Granata Press negli anni 90


Abbiamo il piacere di presentare sul blog una nuova rubrica scritta da Luca Frigerio, autore che da anni si divide tra cinema, pubblicità ed editoria, Direttore Editoriale della casa editrice Noise Press.
Lasciamo a lui la parola per introdurvi alle tematiche affrontate in questo nuovo spazio, con uno sguardo al passato.

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Retrocomics è il titolo di questa rubrica aperiodica, alcolica, anarchica, scritta in collaborazione con Gli Audaci (di nome e di fatto). Di cosa parleremo? Fondamentalmente di serie chiuse anticipatamente, interrotte, arrivate serene – o quasi – al capolinea; serie che, per un motivo o per l’altro, sono state fondamentali o seminali. Non si farà distinzione tra comics, bonelliani, manga, riviste contenitore: qui l’unica discriminante è la qualità.
Perché questo? Vi chiederete. Perché il fumetto, come tutte le forme d’arte, ha una storia e, come ogni storia, non spunta fuori come funghi o almeno non sempre: alcuni degli autori oggi affermati sono tali perché qualcuno gli ha dato fiducia o, in caso contrario, hanno fatto di testa propria rompendo gli schemi e andando dritti per quella strada che li ha portati al successo.

Iniziamo? Iniziamo.
Cerchiamo di definire il contesto dell’argomento di cui oggi parleremo.
È l’inizio degli anni novanta, per l’esattezza il 1991, e nelle edicole si trova un tesoro di pubblicazioni a fumetti: da quelle Bonelli guidate dal successo sempre crescente di Dylan Dog (pubblicato dal 1986, quando ancora nessuno poteva dire che erano belli solo i primi cento numeri), da Tex e dall’ultimo nato, Nathan Never.
All’epoca la pubblicazione dei fumetti sui supereroi americani era divisa tra varie case editrici e i manga da poco sbarcati in Italia; la prima rivista contenitore a tema nipponico che li presentava era Zero della Granata Press.



Che dire, però, delle altre riviste che tanto avevano fatto per far conoscere il fumetto estero in Italia? Non se la passano molto bene: in una manciata di anni, alla fine del decennio, ci saluteranno praticamente tutte ad eccezione di Lanciostory, Skorpio e la splendida Mondo Naif; tra le malcapitate una delle più interessanti - se non la rivista contenitore - almeno per chi scrive, è Nova Express della Granata Press.
Ancora torna a bomba Granata Press? Sì, e abituatevi a sentirmela nominare spesso perché questa casa editrice, parto delle menti di Luigi Bernardi e di Roberto Ghiddi, pubblicherà fumetti cardine portandoli dagli Stati Uniti e dal Giappone e dando grande spazio ad autori italiani.
Nota a margine: chissà perché spesso ci si dimentica del contributo enorme dato da Ghiddi, dalla grafica al rapporto con gli autori stessi.

Già dalla copertina si capisce che Nova Express non sarà una rivista come le altre: Ghiddi studia un logo e una grafica spigolosi, geometrici, con volumi e ingombri impossibili da non notare in mezzo al delirio fumettistico delle edicole.

Osserviamo il numero 1:


Confesso che il lavoro di Ghiddi lo avrei apprezzato coscientemente più avanti perché, diciamocelo, un ragazzo di tredici anni non era di certo attratto dall’armoniosa composizione grafica…
Fregatura delle fregature, non ho mai apprezzato Black Kiss di Howard Chaykin ma venni attirato dalla copertina e da tutti quei nomi che ancora non conoscevo e che avrei imparato ad amare anche grazie a questa rivista.
Ma cosa si poteva trovare su un numero di Nova? Praticamente di tutto. Dimenticatevi una scelta coerente laddove per coerente si intende un preciso tipo di fumetti: siamo dalle parti di una scelta parziale dettata dal gusto di Luigi Bernardi, che non amava gli schemi o la classificazione fine a sé stessa. Questa sarà sempre il punto forte e il punto debole della rivista, il rivolgersi a tutti a scapito di una precisa e rassicurante targetizzazione. Un’altra criticità sarà la totale incapacità di far uscire regolarmente Nova a scapito della fidelizzazione di lettori che stavano già abbandonando le riviste contenitore favorendo testate monotematiche; aggiungeteci l’ondata impetuosa dei manga che, proprio in quegli anni e grazie alla stessa Granata Press, porteranno ai lettori italiani grandi titoli nipponici da Hokuto no Ken in avanti.

Quindi cosa rimane di Nova Express? Innanzitutto l’altissima qualità dei fumetti contenuti al suo interno, quelli dei primi due numeri, ad esempio.



GIVE ME LIBERTY di Frank Miller e Dave Gibbons.
REGIONE STRANIERA di Jean Pierre Donnet e Beb Deum.
IL SALTO DELL’ANGELO di Laurent Theureau e  Patrick Galliano.
31/12/1999 di Lorena Canossa e Roberto Baldazzini.
DOVE VAI CAMPIONE di Franco Saudelli.
BLACK KISS di Howard Chaykin.
STELLA ROSSA di Onofrio Catacchio.

Abbiamo fumetti di case editrici indipendenti statunitensi come la Dark Horse e la Vortex, di case francesi come Les Humanoïdes Associés o inediti italiani creati appositamente per la rivista. Nei successivi numeri arriveranno fumetti dal Giappone (come Crying Freeeman di Kazuko Koiche e Ryoichi Ikegami) o dalla Gran Bretagna (come Marshall Law di Pat Mills e disegnato da Kevin O’Neill). Un’offerta ricca sia di qualità che di varierà di stili narrativi e grafici, come mai si era vista in una rivista contenitore.

Va bene, abbiamo parlato dell’aspetto grafico, delle storie, dei disegni, ma Nova eccelleva anche sotto un altro aspetto: quello dei redazionali. Dagli editoriali di Bernardi, che certo non la mandava a dire, alla sezione delle recensioni denominata Magma o i dossier che spaziavano tra i vari generi letterari, anche la sezione degli articoli era estremamente curata.

L’avventura editoriale della rivista proseguirà tra alti e bassi per altre diciotto pubblicazioni che vedranno la divisione tra una prima parte, che conta i primi dodici numeri, e una seconda vita di Nova Express, con i successivi sei; in questo secondo blocco la direzione passerà a Pino Cacucci, già collaboratore della rivista, e verranno pubblicati solo fumetti di autori italiani.
Purtroppo, però, neanche questo cambiamento riuscì a portare un equilibrio finanziario e ciò costrinse Bernardi alla chiusura della testata nel 1996, anno che coincise con il fallimento della stessa Granata Press.
Il doppio colpo chiuse un’epoca nel fumetto italiano ma portò alla ribalta una schiera di giovani fumettisti considerati oggi, a ragione, dei maestri. Molto si deve a Nova Express, una rivista avanti rispetto agli anni in cui uscì e che non si piegò mai alle logiche di mercato.

E le illusioni paiono ormai definitivamente perdute, come le frontiere. E l’unico spazio entro cui può ancora ragionevolmente muoversi il racconto di avventure è quello interno, quello nel quale essere messi in discussione sono la mente, il corpo e il vivere dell’uomo”.


Luigi Bernardi dall’editoriale di Nova Express 01.

Luca Frigerio

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