Uncanny Cinecomics: Birds Of Prey
The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn
L’11
Settembre del 1992 andava in onda sulle televisioni statunitensi Joker’s
Favor, ventiduesima puntata della stagione d’esordio di Batman: The
Animated Series, diretta da Boyd Kirkland e scritta da Paul Dini. L’episodio
è principalmente noto per aver creato uno dei personaggi DC Comics più famosi:
nata lontano dalle pagine dei fumetti, Harley Quinn è contemporaneamente un
omaggio ed una rielaborazione di Arleen Sorkin, attrice della famosa soap
americana Days Of Our Lives e cara amica di Dini. Curve morbide
illustrate dalla matita precisa di Bruce Timm, un forte accento
simil-newyorkese, innamorata ma anche succube di mistah Jay, Harley
divenne rapidamente una presenza fissa della serie animata e il braccio destro
del suo puddin’. Un vero e proprio Arlecchino da Commedia dell’Arte,
servile e tonto ma anche furbo e sarcastico: acrobata eccellente, dal fisico
agile, svampita e volubile, diabolicamente scaltra, in grado di dare manforte
al Clown Principe del Crimine e fornire ulteriori grattacapi al Cavaliere
Oscuro. La popolarità di Harley Quinn le garantì il passaggio alla carta
stampata, trasferendola dal piccolo schermo alle vignette ed ai balloon. La
storia delle sue origini come Dottoressa Harleen Quinzel consegnò addirittura
un premio Eisner ai suoi creatori Bruce Timm e Paul Dini, autori del one-shot a
fumetti Mad Love.
Per anni, il personaggio non si è mai eccessivamente allontanato dalla sua controparte animata; nel 2012, al debutto del New 52, DC Comics apporta drastici cambiamenti alla vecchia dottoressa Quinzel.
Harley Quinn secondo Amanda Conner e Jimmy Palmiotti è un personaggio radicalmente diverso, graffiante, sardonico ma soprattutto indipendente: staccatasi da Gotham e dai suoi coloriti abitanti, Joker incluso, Harley Quinn diventa un'anti-eroina, capace di azioni altruistiche e positive mantenendo comunque una certa abrasività, infrangendo la quarta parete per discutere direttamente con i lettori, cacciandosi in strane, esilaranti avventure al limite della sanità mentale. Questa versione moderna di Harley Quinn, meno dipendente dalle figure tradizionali batmaniane, diventerà la base alla trasposizione cinematografica del personaggio, al debutto nel 2016 in Suicide Squad, film tragicamente diventato sinonimo della frettolosità e delle malpensate convinzioni degli studios Warner Bros., disperatamente alla ricerca di un successo per contrastare il dominio cinematografico dei Marvel Studios.
In Suicide Squad l’Harley Quinn interpretata da Margot Robbie è una delle sparute note positive: la splendida attrice australiana dona energia e dedizione al “Daddy’s Little Monster”, cercando di far risaltare il proprio personaggio in una sceneggiatura confusa e in una pellicola diretta dagli studi cinematografici più che dal regista David Ayer. L’ex psichiatra Quinzel subisce un restyling dalle forti influenze punk-rock, in tono con le atmosfere del film: dietro il look à la Debbie Harry, Margot Robbie interpreta una donna dipendente dalle attenzioni del Joker di Jared Leto, che picchia, sghignazza e ripercorre la loro storia d’amore e dannazione sullo sfondo di una trama piatta come il battito cardiaco dell’esperimento DC Extended Universe. Nonostante le pesanti critiche rivolte al film e un box-office tutt’altro che esaltante, un film spin-off dedicato ad Harley Quinn era ancora nei piani e, questa volta, Margot Robbie avrebbe anche ricoperto il ruolo di produttrice per la pellicola. L’invidiabile attaccamento e senso di appartenenza al personaggio, le continue proposte agli studios hanno pian piano dato forma a Birds Of Prey or The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn, diretto da Cathy Yan, scritto da Christina Hodson - con un cast principalmente femminile.
La (re)introduzione di Harley Quinn e del suo nuovo status quo concorre alla presentazione del funzionale, tutt’altro che elaborato incipit di trama: attraverso una serie di flashback e flashforward che rompono la quarta parete e giocano con lo spettatore, Harley Quinn illustra al pubblico la sua vita post-Joker. Roller-derby, un nuovo taglio di capelli, una sghignazzante iena di nome Bruce adottata per risollevarsi il morale, pianti a dirotto, piccole vendette e gioie quotidiane, poi discoteche, night club, margaritas: per Harley, la vita sembra andare a gonfie vele, specialmente quando il resto del mondo criminale di Gotham non è aggiornato sul suo stato sentimentale.
Margot Robbie continua ad essere una delizia nel ruolo. Sebbene lontana dall’originale Harley Quinn di Dini e Timm, la Robbie abbraccia pienamente le più moderne sfumature del personaggio: sensibile e femminile, seducente e violento, sguaiato, sboccato, casinista, ribelle e sfacciato, in questa pellicola anche deadpooliana.
Ingestibile, irriverente e
brillante, Harley Quinn è una macchietta coloratissima che semina caos in un
sistema di boss criminali, vendette trasversali, soldi sporchi e gangster
rancorosi. Harley affronta da sola l’intera città per buona parte del
film accompagnata, com’è ormai tradizione, da una robusta colonna sonora e da
una sorprendente cura per l’aspetto essenziale di ogni buon action movie:
l’azione.
Sotto la direzione e l’aiuto in cabina di regia di Chad Stahelski, stuntman veterano e soprattutto regista delle perle John Wick e John Wick 2, Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of Harley Quinn di Cathy Yan si stacca dal cinefumetto contemporaneo, stracolmo di CGI ed esplosioni, superpoteri e motion capture, concentrandosi sui personaggi sullo schermo, chiudendo le ambientazioni e conseguentemente lasciando molto più libertà in fase di coreografia, regia e montaggio.
Sin dalle prime sequenze, Birds Of Prey racconta freneticamente, senza indugiare troppo, e purtroppo, sui personaggi e le caratterizzazioni. Preferisce raccontare la protagonista per le sue abilità, la sua imprevedibilità e costruendo l’action attorno ad essa, incorporando queste fondamentali caratteristiche. Ad arricchire dunque una trama scarna, funzionale certo ma priva di particolari sussulti, che funziona unicamente per la potenza della sua protagonista principale, ci pensano Yan e Stahelski che inseguimento dopo inseguimento, scagnozzo, biker, teppista, gangster dopo gangster, aggiungono e sottraggono elementi al percorso action di Harley Quinn attraverso il film, creando nuove situazioni, eliminando e complicando variabili in corso d’opera, rendendo ogni singola scena diversa dalla precedente. Birds Of Prey racconta l’emancipazione action di Harley Quinn partendo da un assalto alla stazione di polizia tra coriandoli colorati e fumogeni, scazzottate a colpi di grammi di cocaina e l’immancabile Barracuda delle Heart per poi arrivare all’ensemble, il climax che unisce le “Rapaci” in una divertente, movimentata resa dei conti finale tra mazze da baseball e rollerblade tra le colorate stanze di una fun-house abbandonata - visivamente una delle sequenze più interessanti e soddisfacenti del film.
In un momento storico in cui i social sono divisi per estremi - e i dati del box office sembrano essere indicatore assoluto della validità di una pellicola, Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn ha il merito di non volersi complicare la vita, presentando un film action-comedy trascinato in spalla dal look accattivante, il sorriso smagliante e la determinazione di Margot Robbie / Harley Quinn. Sotto molti aspetti, l’australiana risponde a Robert Downey Jr., assorbito dall’armatura scintillante di Iron Man e dalla personalità di Tony Stark. Margot Robbie è Harley Quinn, attrice e produttrice che vive il personaggio, ama ragionarci sopra, crearne sfumature, divertirsi con esso. Ne capisce le potenzialità e sceglie di parlare direttamente al pubblico in maniera efficace, ponendolo al centro di un film che, francamente, avrebbe avuto bisogno di una rielaborazione nel titolo sin da subito. Ma se dovessimo interpretare il titolo originale come una dichiarazione d’intenti, allora Birds Of Prey emancipa davvero Harley Quinn, non solo come protagonista ma anche come proprietà intellettuale. La pellicola la rende centrale ai propri eventi allontanando il personaggio da Joker, da Batman; Harley è una chiave fondamentale nella costruzione di un nuovo sotto-universo di personaggi urbani, femminili, forti ma che colpevolmente né la regia né tantomeno lo script riescono a rendere davvero sostanziosi, memorabili.
Step necessario di una nuova fase DC Comics al cinema, Birds Of Prey and The Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn recupera l’unica nota positiva di Suicide Squad, ammortizza l’urto e si regge in piedi grazie ad elementi chiave alla propria struttura: presentazione, azione, protagonista e antagonista. Tutto il resto meriterebbe di essere approfondito in un eventuale sequel per continuare a costruire l’universo femminile di bad girls DC.
Per anni, il personaggio non si è mai eccessivamente allontanato dalla sua controparte animata; nel 2012, al debutto del New 52, DC Comics apporta drastici cambiamenti alla vecchia dottoressa Quinzel.
Harley Quinn secondo Amanda Conner e Jimmy Palmiotti è un personaggio radicalmente diverso, graffiante, sardonico ma soprattutto indipendente: staccatasi da Gotham e dai suoi coloriti abitanti, Joker incluso, Harley Quinn diventa un'anti-eroina, capace di azioni altruistiche e positive mantenendo comunque una certa abrasività, infrangendo la quarta parete per discutere direttamente con i lettori, cacciandosi in strane, esilaranti avventure al limite della sanità mentale. Questa versione moderna di Harley Quinn, meno dipendente dalle figure tradizionali batmaniane, diventerà la base alla trasposizione cinematografica del personaggio, al debutto nel 2016 in Suicide Squad, film tragicamente diventato sinonimo della frettolosità e delle malpensate convinzioni degli studios Warner Bros., disperatamente alla ricerca di un successo per contrastare il dominio cinematografico dei Marvel Studios.
In Suicide Squad l’Harley Quinn interpretata da Margot Robbie è una delle sparute note positive: la splendida attrice australiana dona energia e dedizione al “Daddy’s Little Monster”, cercando di far risaltare il proprio personaggio in una sceneggiatura confusa e in una pellicola diretta dagli studi cinematografici più che dal regista David Ayer. L’ex psichiatra Quinzel subisce un restyling dalle forti influenze punk-rock, in tono con le atmosfere del film: dietro il look à la Debbie Harry, Margot Robbie interpreta una donna dipendente dalle attenzioni del Joker di Jared Leto, che picchia, sghignazza e ripercorre la loro storia d’amore e dannazione sullo sfondo di una trama piatta come il battito cardiaco dell’esperimento DC Extended Universe. Nonostante le pesanti critiche rivolte al film e un box-office tutt’altro che esaltante, un film spin-off dedicato ad Harley Quinn era ancora nei piani e, questa volta, Margot Robbie avrebbe anche ricoperto il ruolo di produttrice per la pellicola. L’invidiabile attaccamento e senso di appartenenza al personaggio, le continue proposte agli studios hanno pian piano dato forma a Birds Of Prey or The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn, diretto da Cathy Yan, scritto da Christina Hodson - con un cast principalmente femminile.
La (re)introduzione di Harley Quinn e del suo nuovo status quo concorre alla presentazione del funzionale, tutt’altro che elaborato incipit di trama: attraverso una serie di flashback e flashforward che rompono la quarta parete e giocano con lo spettatore, Harley Quinn illustra al pubblico la sua vita post-Joker. Roller-derby, un nuovo taglio di capelli, una sghignazzante iena di nome Bruce adottata per risollevarsi il morale, pianti a dirotto, piccole vendette e gioie quotidiane, poi discoteche, night club, margaritas: per Harley, la vita sembra andare a gonfie vele, specialmente quando il resto del mondo criminale di Gotham non è aggiornato sul suo stato sentimentale.
Margot Robbie continua ad essere una delizia nel ruolo. Sebbene lontana dall’originale Harley Quinn di Dini e Timm, la Robbie abbraccia pienamente le più moderne sfumature del personaggio: sensibile e femminile, seducente e violento, sguaiato, sboccato, casinista, ribelle e sfacciato, in questa pellicola anche deadpooliana.
Sulle
tracce del personaggio principale, Rosie Perez nel ruolo di Renèe Montoya, una poliziotta brillante ma terribilmente stereotipata per volere stesso della
sceneggiatura, che ne esagera i dialoghi “da sbirro cattivo”; Dinah Lance, interpretata da Jurnee Smollet, cerca di trarre il massimo da una sceneggiatura che non le
concede davvero molto: la cantante/bodyguard ha un carisma naturale, un look
eccentrico, aggressivo e affascinante in linea con i toni punk-rock figli di Suicide
Squad, una gradita sorpresa in un parco di caratterizzazioni poco incisive
al netto di una presentazione accattivante. In questa stessa categoria rientra
Mary-Elizabeth Winstead, la Cacciatrice, personaggio che assume un vero ruolo
solo nella seconda parte della pellicola e sorprende per qualche battuta
azzeccata ma che come il resto dei personaggi e delle sottilissime
caratterizzazioni ha davvero poco peso nella sceneggiatura.
Senza sbandierare il proprio girl-power come quella scena di Avengers: Endgame, Birds Of Prey racconta di donne protagoniste, diverse, interessanti sebbene poco approfondite, pedine in un mondo di uomini violento e vuoto; attrici, in diversi modi, in una Gotham che ha ben poco di caratteristico, di “tradizionale”. Se non fosse per l’ACE Chemicals, del campo di battaglia del Cavaliere Oscuro resterebbe ben poco di riconoscibile. Ad unirle da un filo comune ci pensa Ella Jay Basco, Cassandra Cain, una ladruncola di strada ficcatasi in un guaio grosso come un diamante - il McGuffin della pellicola, l’oggetto che metterà in moto gli eventi della trama.
In questo quadro del turbolento sottobosco criminale gothamita, alla ricerca di un prezioso diamante trafugato e frettolosamente ingerito, spicca Roman Sionis, interpretato da Ewan McGregor - che, per Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn, ha deciso di mangiare tutta la scenografia a disposizione. Accompagnato da Chris Messina nel ruolo di Victor Zsasz, suo scagnozzo e confidente, amico e amante (?), Sionis vive di manierismi quanto Harley Quinn, creando un interessante e cartoonesco duetto tra personalità propriamente “da fumetto”. Dietro l’umorismo sguaiato, l’acidità e la provocatorietà di alcuni dialoghi, la pellicola mostra i suoi toni aggressivi, sporchi: Sionis è il toxic male presentato senza che il film diventi propaganda. Schifosamente misogino e materialista, possessivo, meschino e senza cuore, ossessionato dai propri averi e dall’occasione di poter comprare e possedere tutto e tutti. In Sionis, McGregor riversa energia e psicosi, maniacalità che si perdono in una città rumorosa e brulicante di teppisti, criminali, mafiosi e poliziotti corrotti. L’ambientazione è volutamente ristretta e il film si muove su binari poco contorti. In questo mondo Maschera Nera, elegante e psicotico, ridicolo nelle sue particolarità ma anche terrificante all’occasione, stringe la sua morsa intorno a pochi ma rilevanti elementi chiave che renderanno difficile e ricco di ostacoli il percorso di Harley Quinn - in fuga dalle sue responsabilità, da chi la ricerca, dall’eredità del Joker, dall’ennesimo uomo che cerca di metterle le mani addosso.
Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn parla di emancipazione, anche se tutt’altro che sottilmente o in maniera brillante, innovativa. Il punto di vista è quello di un personaggio da sempre legato alla sua controparte maschile: Harley Quinn affronta la separazione dal Joker attraverso sì alcuni cliché, ma principalmente lo fa prendendo parte ad un’avventura action dal ritmo incalzante, vivendo a pieno l’idea alla base del film e la voglia di volersi separare dal resto delle produzioni cinematografiche DC con stile e un pizzico di cattiveria. Harley viene trascinata in una spinosa situazione, inedita per lei, in cui può e vuole risolvere il “caso” da sola, vuole essere protagonista e farlo a modo suo - in una sorta di dialogo metanarrativo tra Harley, Maschera Nera, Margot Robbie e gli studios, le aspettative verso questa pellicola. Birds Of Prey si presenta ad un pubblico maturo immaturamente, immergendosi in una sordida metropoli con la joie-de-vivre di una protagonista scheggia impazzita.
Senza sbandierare il proprio girl-power come quella scena di Avengers: Endgame, Birds Of Prey racconta di donne protagoniste, diverse, interessanti sebbene poco approfondite, pedine in un mondo di uomini violento e vuoto; attrici, in diversi modi, in una Gotham che ha ben poco di caratteristico, di “tradizionale”. Se non fosse per l’ACE Chemicals, del campo di battaglia del Cavaliere Oscuro resterebbe ben poco di riconoscibile. Ad unirle da un filo comune ci pensa Ella Jay Basco, Cassandra Cain, una ladruncola di strada ficcatasi in un guaio grosso come un diamante - il McGuffin della pellicola, l’oggetto che metterà in moto gli eventi della trama.
In questo quadro del turbolento sottobosco criminale gothamita, alla ricerca di un prezioso diamante trafugato e frettolosamente ingerito, spicca Roman Sionis, interpretato da Ewan McGregor - che, per Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn, ha deciso di mangiare tutta la scenografia a disposizione. Accompagnato da Chris Messina nel ruolo di Victor Zsasz, suo scagnozzo e confidente, amico e amante (?), Sionis vive di manierismi quanto Harley Quinn, creando un interessante e cartoonesco duetto tra personalità propriamente “da fumetto”. Dietro l’umorismo sguaiato, l’acidità e la provocatorietà di alcuni dialoghi, la pellicola mostra i suoi toni aggressivi, sporchi: Sionis è il toxic male presentato senza che il film diventi propaganda. Schifosamente misogino e materialista, possessivo, meschino e senza cuore, ossessionato dai propri averi e dall’occasione di poter comprare e possedere tutto e tutti. In Sionis, McGregor riversa energia e psicosi, maniacalità che si perdono in una città rumorosa e brulicante di teppisti, criminali, mafiosi e poliziotti corrotti. L’ambientazione è volutamente ristretta e il film si muove su binari poco contorti. In questo mondo Maschera Nera, elegante e psicotico, ridicolo nelle sue particolarità ma anche terrificante all’occasione, stringe la sua morsa intorno a pochi ma rilevanti elementi chiave che renderanno difficile e ricco di ostacoli il percorso di Harley Quinn - in fuga dalle sue responsabilità, da chi la ricerca, dall’eredità del Joker, dall’ennesimo uomo che cerca di metterle le mani addosso.
Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of One Harley Quinn parla di emancipazione, anche se tutt’altro che sottilmente o in maniera brillante, innovativa. Il punto di vista è quello di un personaggio da sempre legato alla sua controparte maschile: Harley Quinn affronta la separazione dal Joker attraverso sì alcuni cliché, ma principalmente lo fa prendendo parte ad un’avventura action dal ritmo incalzante, vivendo a pieno l’idea alla base del film e la voglia di volersi separare dal resto delle produzioni cinematografiche DC con stile e un pizzico di cattiveria. Harley viene trascinata in una spinosa situazione, inedita per lei, in cui può e vuole risolvere il “caso” da sola, vuole essere protagonista e farlo a modo suo - in una sorta di dialogo metanarrativo tra Harley, Maschera Nera, Margot Robbie e gli studios, le aspettative verso questa pellicola. Birds Of Prey si presenta ad un pubblico maturo immaturamente, immergendosi in una sordida metropoli con la joie-de-vivre di una protagonista scheggia impazzita.
Sotto la direzione e l’aiuto in cabina di regia di Chad Stahelski, stuntman veterano e soprattutto regista delle perle John Wick e John Wick 2, Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation Of Harley Quinn di Cathy Yan si stacca dal cinefumetto contemporaneo, stracolmo di CGI ed esplosioni, superpoteri e motion capture, concentrandosi sui personaggi sullo schermo, chiudendo le ambientazioni e conseguentemente lasciando molto più libertà in fase di coreografia, regia e montaggio.
Locandina di Mark Louie Superales |
Sin dalle prime sequenze, Birds Of Prey racconta freneticamente, senza indugiare troppo, e purtroppo, sui personaggi e le caratterizzazioni. Preferisce raccontare la protagonista per le sue abilità, la sua imprevedibilità e costruendo l’action attorno ad essa, incorporando queste fondamentali caratteristiche. Ad arricchire dunque una trama scarna, funzionale certo ma priva di particolari sussulti, che funziona unicamente per la potenza della sua protagonista principale, ci pensano Yan e Stahelski che inseguimento dopo inseguimento, scagnozzo, biker, teppista, gangster dopo gangster, aggiungono e sottraggono elementi al percorso action di Harley Quinn attraverso il film, creando nuove situazioni, eliminando e complicando variabili in corso d’opera, rendendo ogni singola scena diversa dalla precedente. Birds Of Prey racconta l’emancipazione action di Harley Quinn partendo da un assalto alla stazione di polizia tra coriandoli colorati e fumogeni, scazzottate a colpi di grammi di cocaina e l’immancabile Barracuda delle Heart per poi arrivare all’ensemble, il climax che unisce le “Rapaci” in una divertente, movimentata resa dei conti finale tra mazze da baseball e rollerblade tra le colorate stanze di una fun-house abbandonata - visivamente una delle sequenze più interessanti e soddisfacenti del film.
In un momento storico in cui i social sono divisi per estremi - e i dati del box office sembrano essere indicatore assoluto della validità di una pellicola, Birds Of Prey & The Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn ha il merito di non volersi complicare la vita, presentando un film action-comedy trascinato in spalla dal look accattivante, il sorriso smagliante e la determinazione di Margot Robbie / Harley Quinn. Sotto molti aspetti, l’australiana risponde a Robert Downey Jr., assorbito dall’armatura scintillante di Iron Man e dalla personalità di Tony Stark. Margot Robbie è Harley Quinn, attrice e produttrice che vive il personaggio, ama ragionarci sopra, crearne sfumature, divertirsi con esso. Ne capisce le potenzialità e sceglie di parlare direttamente al pubblico in maniera efficace, ponendolo al centro di un film che, francamente, avrebbe avuto bisogno di una rielaborazione nel titolo sin da subito. Ma se dovessimo interpretare il titolo originale come una dichiarazione d’intenti, allora Birds Of Prey emancipa davvero Harley Quinn, non solo come protagonista ma anche come proprietà intellettuale. La pellicola la rende centrale ai propri eventi allontanando il personaggio da Joker, da Batman; Harley è una chiave fondamentale nella costruzione di un nuovo sotto-universo di personaggi urbani, femminili, forti ma che colpevolmente né la regia né tantomeno lo script riescono a rendere davvero sostanziosi, memorabili.
Step necessario di una nuova fase DC Comics al cinema, Birds Of Prey and The Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn recupera l’unica nota positiva di Suicide Squad, ammortizza l’urto e si regge in piedi grazie ad elementi chiave alla propria struttura: presentazione, azione, protagonista e antagonista. Tutto il resto meriterebbe di essere approfondito in un eventuale sequel per continuare a costruire l’universo femminile di bad girls DC.