Rapsodia in blu, la sinfonia a matita di Andrea Serio


Spesso si minimizza il concetto di fumetto pensando ad un rettangolo, un disegno, un balloon e due parole dentro. Il tempo, e una schiera di artisti che hanno fatto la storia del medium, ci hanno insegnato che dentro quel rettangolo ci può essere molto di più: un buon fumetto è fatto di una storia, o almeno di qualcosa da dire; di tecnica della narrazione e del disegno; di tratto e colore, che vale a dire sensazioni da provare e suscitare; emozioni.

Rapsodia in blu è l’ultimo fumetto di Andrea Serio (lo avevamo anticipato qui), illustratore italiano dal segno “mattottiano” che ormai ha raggiunto una personalità e riconoscibilità nel tratto tale da renderlo una categoria a parte, rafforzando la sua identità artistica.


Il volume, splendidamente edito da Oblomov, è l’adattamento a fumetti del libro di Silvia Cuttin, “Ci sarebbe bastato”, e racconta una storia vera, la giovinezza di Andrea Goldstein, tragicamente spezzata dall’arrivo delle leggi razziali che lo porteranno a rifugiarsi a New York, rinnegando (per rabbia e delusione) la sua patria natìa, colpevole di aver scelto di essere fascista. 

Il libro si apre con i ricordi di un’estate dorata, la giovinezza, gli amici, la famiglia. Il lavoro di Serio appare subito disarmante nella sua apparente semplicità. Le prime tavole raccontano il mare e la paura, distese di acqua blu che piano piano s'illuminano picchiettate dalla luce del sole che trasforma la tavola di petrolio della prima vignetta in un campo di luce della quinta, gradualmente, con le onde raccontate a colpi di matita e le nuvole scure come fossero il mare della tavola prima. 


Uno sguardo più attento porta all’attenzione le decine di sfumature nascoste, che l’occhio impasta e rende naturali ma che tecnicamente sono frutto di un lavoro minuzioso e certosino. Nonostante i graffi delle matite di Serio siano ben visibili e appaiano in alcune scene quasi scarabocchi, righe tremolanti, vortici a spirale, sono tutti strumenti che l’artista impegna ai fini della narrazione. Perchè il lavoro di Serio è soprattutto emotivo, perchè se è vero che a sua tecnica è imponente, è altrettanto necessario che questa venga canalizzata in un flusso di emozioni funzionali alla narrazione. 

Il retaggio da illustratore è evidente nelle tavole, fatte di poche e grandi vignette che diventano cartoline che vivono di vita propria, pur funzionando nell’insieme ai fini narrativi. Questo però non vuol dire che le sue tavole siano statiche, anzi, proprio l’utilizzo del tratto, dei graffi, degli “scarabocchi”, raccontano una natura in movimento, fronde fruscianti e onde placide, cappotti sventolanti e figure che si muovono veloci. Così come un tratto più rigoroso, fatto di piccole righe parallele, racconta di palazzi imponenti e grandi navi da guerra. Nulla è lasciato al caso, ma il tutto non si riduce a un mero esercizio di stile. Tutto è subordinato a raccontare lentamente, a trasmettere emozioni.


Bellissima la parentesi newyorkese del racconto, sia per la palette cromatica scelta che per la resa di alcune scene, di derivazione “hopperiana” visti i contrasti di luce naturale, ma calda, e ombre blu. Un blu di fondo fortemente ricorrente nel racconto, una sorta di filtro fotografico che avvolge il racconto in una patina di malinconia, enfatizzata dalla colonna sonora invisibile del racconto, la rapsodia in blu di Gershwin. Un movimento che descrive un ricordo, la New York dalla quale il protagonista si allontana quando si arruola volontariamente per combattere i tedeschi. Una nuova casa, questa New York, che si è dimostrata accogliente e ricca di stimoli, opportunità, propensioni verso il futuro. Ma allo stesso tempo un mondo in cui rifugiarsi non è più sufficiente quando gli orrori della guerra toccano gli affetti più cari.


C’è tanto blu in questo racconto. All’inizio è un mare profondo e spaventoso, poi un cielo d’estate e bei ricordi, una notte di luna piena, un grattacielo al tramonto, la neve alla sera, un cappotto e un paio di occhi austriaci.

C’è la guerra in questa storia ma non c’è sangue. Non c’è fuoco, ma non per questo i colpi di mortaio fanno meno rumore. È un rumore sordo, abbagliante, bianco, che cancella tutto. 

“Siamo quasi tenebra” dice la frase in apertura del volume, a raccontare la perdita di ogni speranza conosciuta. Forse è tutto qui l’orrore della guerra, nell’assenza di luce, quella luce emanata da una strada di New York che pullula di gente, di sogni, di musica.
Fosco



Rapsodia in blu
Andrea Serio

Oblomov, 2019
136 pagine, cartonato, a colori – 25,00€
ISBN: 978-88-85621-36-7
Acquistabile qui

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