Dampyr #236
La danza mortale
Sulla serie regolare di Dampyr si è conclusa il mese scorso la splendida saga dedicata ai Grandi Antichi. Resa visivamente da artisti a dir poco straordinari (Nicola Genzianella, Maurizio Rosenzweig, Corrado Roi e Luca Rossi), si è articolata in sei episodi che hanno regalato ai lettori, anche grazie alle solide sceneggiature del co-creatore Mauro Boselli, innumerevoli emozioni e balzi sulla sedia.
Realizzare l'albo successivo a un ciclo del genere dev'essere stato senz'altro un compito complesso. Eppure Giorgio Giusfredi e Alessio Fortunato, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore dell'albo, non si sono intimoriti e anzi sono riusciti a mantenere alto il livello qualitativo della serie.
Come suggerito dallo stesso Giusfredi in una recente intervista sul sito Bonelli, L'amica mortale prende spunto dalle pieghe del tredicesimo numero della serie regolare di Dampyr, L'isola della Strega di Maurizio Colombo e Stefano Andreucci, dove veniva narrata la difficile infanzia di Ann Jurging, personaggio importante nella continuity dampyriana. In quell'episodio, l'ambientazione in una scuola di danza a Norimberga era un chiaro riferimento a Suspiria di Dario Argento, capolavoro horror del 1977 che recentemente ha dato vita a un omonimo remake diretto da Luca Guadagnino (2018).
Come nel precedente albo realizzato dal team creativo Giusfredi/Fortunato (Pianeta di sangue, Dampyr #221), questa storia ha dunque un forte legame con il grande schermo, che però non si esaurisce nei semplici riferimenti cinematografici, bensì si estende anche al linguaggio utilizzato dai due autori per narrare la vicenda. La scelta della voce fuori campo, il tipo di inquadrature e il ritmo della storia sembrano infatti avere una comune matrice cinematografica, per una storia che vive di atmosfere, come i migliori episodi di Dampyr, e non lesina momenti splatter ma anche improvvisi colpi al cuore. Già, perché in fondo questo è il racconto di un'amicizia che travalica i confini del tempo, uno di quei legami che resistono nonostante qualsiasi ostacolo teorico.
Sanguinosi rituali, oscure foreste e visioni di morte si accompagnano infatti all'approfondimento di antiche cicatrici nell'animo di Ann Jurging, che ha sepolto nel suo cuore il ricordo di un'amica d'infanzia. Questo incipit dà vita un episodio intenso e avvincente, che ci conduce in maniera tesa verso un finale struggente e splendido.
Il racconto è impreziosito e reso decisamente straordinario dall'evocativa penna biro di Fortunato (in alcuni casi sapientemente sostituita dalla mezzatinta, utile a rendere i ricordi più vividi). Già in passato ci siamo soffermati sull'evoluzione stilistica di questo artista in continuo fermento, che sembra non fermarsi mai sui risultati ottenuti in precedenza ma alla costante ricerca di nuovi approdi. Qui il suo tratteggio è corposo, le scelte di layout e storytelling efficaci e la resa visiva finale superba. Le ombre, la nebbia, le atmosfere sono palpabili e giungono al lettore in maniera diretta, senza filtri. La grazia e la crudeltà dei personaggi viene resa con uguale efficacia in uno stile che fonde la componente horror con l'approccio dark tipico di Fortunato.
Infine, l'abbiamo già accennato altrove ma lo sottolineeremo anche qui: questo numero 236 di Dampyr è decisamente speciale. L'albo ha un'impronta unica: è stato presentato a Lucca in una speciale edizione variant con cover lenticolare realizzata dallo stesso Fortunato, che ha un'accezione particolarmente "audace" (come avevamo spiegato qui).
Come se non bastasse, nei prossimi giorni avranno luogo in Puglia due eventi di presentazione de L’amica mortale con la partecipazione di Fortunato, il quale ci racconterà dal vivo alcuni dietro le quinte sulla realizzazione delle tavole e della cover lenticolare (a questo link trovate i dettagli).
Tutto ciò non è un caso: è uno degli albi più riusciti tra quelli che abbiamo letto negli ultimi tempi, con un carico emotivo e realistico non indifferente che gli permette di travalicare i confini del genere di appartenenza per raggiungere un'insospettabile universalità proprio nell'ultima, struggente pagina che chiude l'episodio.
Dampyr: "L'amica mortale"
NUMERO: 236
DATA: novembre 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giorgio Giusfredi
DISEGNI E CHINE: Alessio Fortunato
COPERTINA: Enea Riboldi (ed. variant: Alessio Fortunato, colori di Alessio Fortunato e Vitantonio Fosco)
Tutte le immagini © 2019 Sergio Bonelli Editore.
Sulla serie regolare di Dampyr si è conclusa il mese scorso la splendida saga dedicata ai Grandi Antichi. Resa visivamente da artisti a dir poco straordinari (Nicola Genzianella, Maurizio Rosenzweig, Corrado Roi e Luca Rossi), si è articolata in sei episodi che hanno regalato ai lettori, anche grazie alle solide sceneggiature del co-creatore Mauro Boselli, innumerevoli emozioni e balzi sulla sedia.
Realizzare l'albo successivo a un ciclo del genere dev'essere stato senz'altro un compito complesso. Eppure Giorgio Giusfredi e Alessio Fortunato, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore dell'albo, non si sono intimoriti e anzi sono riusciti a mantenere alto il livello qualitativo della serie.
Il trailer dell'albo.
Come suggerito dallo stesso Giusfredi in una recente intervista sul sito Bonelli, L'amica mortale prende spunto dalle pieghe del tredicesimo numero della serie regolare di Dampyr, L'isola della Strega di Maurizio Colombo e Stefano Andreucci, dove veniva narrata la difficile infanzia di Ann Jurging, personaggio importante nella continuity dampyriana. In quell'episodio, l'ambientazione in una scuola di danza a Norimberga era un chiaro riferimento a Suspiria di Dario Argento, capolavoro horror del 1977 che recentemente ha dato vita a un omonimo remake diretto da Luca Guadagnino (2018).
Come nel precedente albo realizzato dal team creativo Giusfredi/Fortunato (Pianeta di sangue, Dampyr #221), questa storia ha dunque un forte legame con il grande schermo, che però non si esaurisce nei semplici riferimenti cinematografici, bensì si estende anche al linguaggio utilizzato dai due autori per narrare la vicenda. La scelta della voce fuori campo, il tipo di inquadrature e il ritmo della storia sembrano infatti avere una comune matrice cinematografica, per una storia che vive di atmosfere, come i migliori episodi di Dampyr, e non lesina momenti splatter ma anche improvvisi colpi al cuore. Già, perché in fondo questo è il racconto di un'amicizia che travalica i confini del tempo, uno di quei legami che resistono nonostante qualsiasi ostacolo teorico.
Sanguinosi rituali, oscure foreste e visioni di morte si accompagnano infatti all'approfondimento di antiche cicatrici nell'animo di Ann Jurging, che ha sepolto nel suo cuore il ricordo di un'amica d'infanzia. Questo incipit dà vita un episodio intenso e avvincente, che ci conduce in maniera tesa verso un finale struggente e splendido.
Il racconto è impreziosito e reso decisamente straordinario dall'evocativa penna biro di Fortunato (in alcuni casi sapientemente sostituita dalla mezzatinta, utile a rendere i ricordi più vividi). Già in passato ci siamo soffermati sull'evoluzione stilistica di questo artista in continuo fermento, che sembra non fermarsi mai sui risultati ottenuti in precedenza ma alla costante ricerca di nuovi approdi. Qui il suo tratteggio è corposo, le scelte di layout e storytelling efficaci e la resa visiva finale superba. Le ombre, la nebbia, le atmosfere sono palpabili e giungono al lettore in maniera diretta, senza filtri. La grazia e la crudeltà dei personaggi viene resa con uguale efficacia in uno stile che fonde la componente horror con l'approccio dark tipico di Fortunato.
Infine, l'abbiamo già accennato altrove ma lo sottolineeremo anche qui: questo numero 236 di Dampyr è decisamente speciale. L'albo ha un'impronta unica: è stato presentato a Lucca in una speciale edizione variant con cover lenticolare realizzata dallo stesso Fortunato, che ha un'accezione particolarmente "audace" (come avevamo spiegato qui).
Come se non bastasse, nei prossimi giorni avranno luogo in Puglia due eventi di presentazione de L’amica mortale con la partecipazione di Fortunato, il quale ci racconterà dal vivo alcuni dietro le quinte sulla realizzazione delle tavole e della cover lenticolare (a questo link trovate i dettagli).
Tutto ciò non è un caso: è uno degli albi più riusciti tra quelli che abbiamo letto negli ultimi tempi, con un carico emotivo e realistico non indifferente che gli permette di travalicare i confini del genere di appartenenza per raggiungere un'insospettabile universalità proprio nell'ultima, struggente pagina che chiude l'episodio.
Il sommo Audace
Dampyr: "L'amica mortale"
NUMERO: 236
DATA: novembre 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giorgio Giusfredi
DISEGNI E CHINE: Alessio Fortunato
COPERTINA: Enea Riboldi (ed. variant: Alessio Fortunato, colori di Alessio Fortunato e Vitantonio Fosco)
Tutte le immagini © 2019 Sergio Bonelli Editore.