La figura femminile nel fumetto americano – talk con Mirka Andolfo e Belén Ortega

Il fumetto come integrazione, cambiamento e rappresentazione


Il 15 maggio, una settimana prima dell’inizio dell’ARF! Festival 2025, nella Sala Dalì di Piazza Navona si è tenuto il talk con Belén Ortega e Mirka Andolfo per l’inaugurazione della mostra AHORA Y PARA SIEMPRE HEROÍNAS, la doppia esposizione che celebra il contributo delle due giovani fumettiste nel panorama europeo e d’oltreoceano, nata grazie alla collaborazione tra l’Instituto Cervantes di Roma e ARF!


Belén Ortega è conosciuta dal pubblico principalmente per il suo lavoro sulle testate americane di DC Comics, in particolare per le interpretazioni di personaggi come Wonder Woman, Trinity, Supergirl, Catwoman e Harley Quinn. Esordisce nel 2013 con la sua prima opera, Himawari, profondamente influenzata dai suoi studi presso la Human Academy School di Osaka, per poi trovare la sua strada nel mercato internazionale con la serie Millennium Saga.


Mirka Andolfo inizia la sua carriera come colorista per il settimanale Topolino per poi pubblicare, nel 2013, Sacro/Profano, la prima di un fortunato catalogo di fumetti originali, di cui uno dei più recenti, Sweet Paprika, è stato premiato nel 2022 con un Harvey Award al New York Comic Con per la categoria Best International Book e nominato agli Eisner Awards nel 2024.


La disposizione adottata per la mostra sottolinea il percorso parallelo che hanno affrontato Ortega e Andolfo, entrambe partite integrando lo stile della tradizione fumettistica del proprio Paese d’origine con influenze provenienti dal fumetto orientale, per poi elaborare ulteriormente questa ibridazione e portarla nell’industria dei comics americani. La sala principale della mostra, che ha ospitato il talk, è contornata dalle tavole originali delle artiste.
Partendo dall’ingresso, sulla parete di destra sono esposti i lavori della Ortega, mentre sulla sinistra quelli della Andolfo, creando un punto di contatto sulla parete che ha fatto da sfondo all’evento, per poi separarsi nuovamente in due sale distinte, questa volta la destra dedicata ad Andolfo e la sinistra a Ortega.


Durante l’incontro, è emerso in maniera molto naturale come l’influenza delle due artiste nel medium trovi un elemento comune nella volontà di cambiare la rappresentazione della figura femminile e lo faccia seguendo due approcci molto diversi tra loro.
Mirka Andolfo ha dichiarato: “Cerco di creare personaggi che siano femminili, sexy, ma non sempre convenzionali. Per esempio, in Blasfamous, la protagonista è una popstar super amata, super sovrappeso, ma questo non le impedisce di essere considerata attraente e l’argomento non viene neanche toccato tanto, perché pensavo che sarebbe stato un po’ svilente fare un fumetto dove il personaggio è sovrappeso e tutta la storia ruota intorno a quello.”
Belén Ortega ha aggiunto: “A me non sono mai piaciute particolarmente le storie dei comics americani incentrate sulla figura maschile e sui combattimenti. Ho trovato questo spazio insieme al mio sceneggiatore in cui mi permetto il lusso di parlare di femminilità e vulnerabilità.”
Spazio che, ricordano entrambe, è nato grazie all’avvicinamento del pubblico femminile nei confronti dei fumetti, che ha fatto nascere la domanda per un nuovo tipo di eroine, meno stereotipate, in cui le lettrici potessero riconoscersi, pregi e difetti.


Seguendo il discorso sulla rappresentazione, si è anche parlato delle donne che lavorano nel mercato del fumetto e del fatto che una delle caratteristiche più importanti del mercato americano sia quella di riuscire ad accogliere stili sempre nuovi e influenze da ogni parte del mondo. 
Oltre a citare alcune importanti fumettiste italiane, come Sara Pichelli e Elena Casagrande, Mirka Andolfo ha nominato la giapponese Peach Momoko come esempio della artista donna che ha introdotto i lettori Marvel a uno stile grafico completamente diverso da quello del classico comic book americano. 
Di contro, Ortega ha parlato delle sue colleghe spagnole e di come queste cerchino di trovare un proprio spazio sia nel mercato americano che in quello spagnolo e franco-belga e per questo finiscano per essere lontane dai riflettori della cultura pop mainstream del fumetto.


Da questo breve incontro è emerso come la capacità del fumetto di rinnovarsi, di accogliere la novità, sia in realtà un merito congiunto di chi, come autrice, si espone per promuovere un nuovo punto di vista nei propri lavori e di chi, come pubblico, decide di supportare il cambiamento.
Sicuramente una caratteristica di cui beneficiano sia l’industria che i lettori, ma che purtroppo rimane subordinata a ciò che riesce ad attirare l’attenzione degli stessi, lasciando in ombra tutta la produzione fumettistica che, pur mantenendo lo stesso livello qualitativo e di innovazione, non riesce a catalizzare su di sé l’interesse del pubblico.

Etalune

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