Dylan Dog #397

La meteora, il contagio, l'orrore


La meteora si avvicina, inesorabile.
Il percorso narrativo delineato dagli autori di Dylan Dog prosegue questo mese con un nuovo tassello nella descrizione degli effetti sempre più coinvolgenti (e a tratti stravaganti) della meteora. In Morbo MPaola Barbato e Corrado Roi mettono in scena non solo gli aspetti epidemiologici, ma anche quelli orrorifici e potenzialmente distruttivi di un contagio che si propaga in una Londra già messa in ginocchio dagli eventi recenti.


Apprendiamo già dalle prime tavole dell'albo dell'arrivo di questa epidemia, il "Morbo della Meteora", che appare sin da subito come un escamotage narrativo per approfondire le dinamiche esistenziali e psicologiche legate alla fine del Mondo e alle catastrofi globali, così come al concetto di speranza nel futuro e alle prospettive di vita.

È un albo che rientra appieno nella poetica e nella filosofia di scrittura di Paola Barbato. Narrativamente, è possibile infatti identificare un filone autoriale autonomo nelle storie dylaniate da lei sceneggiate e ciò è verificabile sin dai suoi esordi sulla testata (ormai diversi anni fa). In particolare l'autrice ha messo su carta alcuni dei capitoli più significativi del ciclo della meteora, mettendo l'inquilino di Craven Road costantemente alla prova.
L'approccio dell'Indagatore dell'incubo a tutte le sciagure che capitano a lui e a chi gli sta intorno, il rapporto di Dylan con Bloch, l'orrore della quotidianità che sublima in uno scenario si follia generalizzata: sono tematiche insite nel DNA della serie che Paola Barbato riesce a declinare in maniera personale e riconoscibile.
In particolare in questa storia la componente emotiva risulta fondamentale e imprescindibile, soprattutto per una particolare scena nel finale (che non anticipiamo per chi dovesse ancora leggere l'albo), che difficilmente lascerà il lettore insensibile.

Guardando il ciclo della meteora in senso ampio e la sua progressione negli ultimi episodi, dopo la trattazione dell'elemento bellico ne Il suo nome era guerra ("guerra" intesa non solo come conflitto bellico, ma anche come conflitto interiore), veniamo a contatto in questa storia con il flagello pestilenziale dell'epidemia e ci apprestiamo a reincontrare la Morte nel prossimo episodio. Sembra dunque abbastanza chiaro che l'Apocalisse in arrivo sia preceduta, a livello narrativo, dai suoi quattro Cavalieri.
"I Cavalieri dell'Apocalisse sono quattro figure simboliche introdotte nell'Apocalisse di Giovanni 6,1-8 e successivamente presenti nella cultura medievale, ma anche in quella contemporanea. Secondo molti esegeti, non rappresentano calamità ma misteri da comprendere per interpretare la storia. [...] In una lettura semplificata, molto diffusa, ognuno di essi sarebbe legato a un male che tormenta l'umanità e cavalcherebbero sulla terra il giorno dell'Apocalisse, dando inizio alla Fine del mondo. A parte l'ultimo, chiamato Morte, i nomi dei cavalieri non sono menzionati, ma, venendo associati a tre mali dell'uomo, gli sono stati dati gli appellativi di Pestilenza, Guerra, e Carestia."
(Mancherebbe dunque all'appello unicamente la Carestia/Fame e saremmo al completo.)
Impossibile non annotare come le incarnazioni dei cavalieri dell'Apocalisse fossero già state presentate, tra i vari altri precedenti fumettistici di rilievo, proprio nel John Doe co-creato da Roberto Recchioni, attuale curatore di Dylan Dog (nonché sceneggiatore dell'albo iniziale del ciclo e dei due albi conclusivi).


Tornando al ciclo della meteora, sembra evidente che, a tre numeri dalla sua conclusione, il punto di forza narrativo si sia spostato, raggiungendo un inaspettato equilibrio tematico. Se all'inizio poteva sembrare che sarebbe stata la meteora a farla da protagonista, con storie dall'impianto action, in realtà il ciclo si sta concentrando sempre di più sugli effetti della meteora sul pianeta e sui suoi abitanti.
Capita spesso che nelle trame rivestano molta più importanza le sfumature psicologiche e le reazioni dei personaggi in relazione alla fine del mondo, piuttosti che gli eventi in sé: le varie trame e sottotrame fanno da sfondo ai drammi personali e collettivi.
Il piano generale sembra proprio quello di focalizzarsi su diversi tasselli a generare un mosaico più ampio che, pur in una certa disomogeneità di fondo legata alla presenza di vari sceneggiatori, mantiene una sua coerenza. Probabilmente gli ultimi due albi, i numeri 399 e 400, avranno poi il compito di chiudere l'intero ciclo e le varie sottotrame rimaste in sospeso.

Veniamo ora all'aspetto visivo dell'albo. Fiumi d'inchiostro e tonnellate di pixel sono stati impiegati nel corso dei trentatré anni di vita editoriale di Dylan Dog per provare a spiegare la grandezza di un artista come Corrado Roi (in queste settimane in edicola anche con Dampyr #234), eppure è davvero complesso provare a riportare a parole le suggestioni che questo gigante della matita riesce a creare su carta. Le ombre, i tratteggi, persino le onomatopee: tutto contribuisce a rendere speciali e uniche queste tavole, che risucchiano in un vortice di tenebre dove tutte le emozioni sono messe nel giusto risalto.

Concludiamo con un cenno alla cover di Gigi Cavenago, ennesima illustrazione di spiazzante ed inappuntabile bellezza, che permette al lettore di respirare un'aria rarefatta, infetta e potenzialmente letale, rimandando visivamente in maniera diretta alla miniserie televisiva Chernobyl (HBO).


Insomma, una storia che narra di una popolazione di scettici, diffidenti e complottisti, di gente disillusa che ormai crede solo alle fake news. Sembra che si parli di chissà quale popolo, di chissà quale Medioevo di analfabetizzazione, mentre in realtà basta aprire la finestra e guardarsi intorno per comprendere che, ancora una volta, tramite i testi di Paola Barbato e le tavole di Corrado Roi, Dylan Dog parla di noi.

Il sommo Audace
(con morbosi intermezzi ad opera di 
Grullino Biscottacci)



"Morbo M" 
SERIE: Dylan Dog
NUMERO: 397
DATA: settembre 2019
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paola Barbato
DISEGNI E CHINE: Corrado Roi
COPERTINA: Gigi Cavenago


Tutte le immagini © 2019 Sergio Bonelli Editore. 

Post più popolari