L’Età dell’oro vol. 1
La fiaba perfetta
Qualche tempo fa ho avuto finalmente tra le mani L’Età
dell’oro di Cyril Pedrosa e Roxanne Moreil, imponente volume edito da Bao Publishing. Credo di averlo letto tutto d’un fiato, conquistata dalla storia
e dai disegni, e di essere rimasta con il fiato sospeso quando le tavole sono
finite proprio in un punto cruciale. Resti lì, scioccata dagli sviluppi, accorgendoti che
non ci sono più pagine e che dovrai aspettare chissà quanto tempo (mi auguro poco!) per sapere
come andrà a finire, proprio come accade per certe serie televisive.
Rimuginandoci un po' sopra, capisci una cosa semplice che inizialmente non avevi considerato: un libro così, per assaporare appieno il valore artistico sia dei disegni che della storia, devi rileggerlo varie volte. Solo sfogliandolo attentamente si può apprezzare l’importanza di ogni singola tavola, perfetta nella cromatura e nelle incisioni, ogni piccolo particolare che, mentre si è presi dal filo della narrazione, non si ha modo di guardare con il giusto occhio.
Rimuginandoci un po' sopra, capisci una cosa semplice che inizialmente non avevi considerato: un libro così, per assaporare appieno il valore artistico sia dei disegni che della storia, devi rileggerlo varie volte. Solo sfogliandolo attentamente si può apprezzare l’importanza di ogni singola tavola, perfetta nella cromatura e nelle incisioni, ogni piccolo particolare che, mentre si è presi dal filo della narrazione, non si ha modo di guardare con il giusto occhio.
La storia è ambientata nel Medioevo ma le gesta degli eroi
tradizionali di quel periodo diventano una sorta di utopistica visione moderna
che ogni popolo dovrebbe tenere in considerazione, a partire dal concetto che tutti gli uomini sono uguali
e dovrebbero aiutarsi nei periodi di disgrazia e di felicità.
“La natura ha donato a tutti la medesima forma e tutti riscalda del medesimo calore”. Questa frase è riportata ne L’Età dell’oro, un libro perduto dal potere tanto grande che potrebbe alterare le sorti del mondo e illuminare l'avvenire, ma di cui ormai si è perduta ogni traccia: tutti pensano che sia solo una leggenda.
“La natura ha donato a tutti la medesima forma e tutti riscalda del medesimo calore”. Questa frase è riportata ne L’Età dell’oro, un libro perduto dal potere tanto grande che potrebbe alterare le sorti del mondo e illuminare l'avvenire, ma di cui ormai si è perduta ogni traccia: tutti pensano che sia solo una leggenda.
Il racconto narra della giovane Tilda, futura ereditiera di un regno che
soffre. Dopo anni di grande carestia i signori del reame vessano i loro villici
di tasse esorbitanti, lasciando il popolo morto di fame. Tilda spera di avere la
forza per rimediare alla sofferenza del suo popolo ma viene deposta dal
fratellino, aiutato dal reggente Vaudémont e dalla loro madre, e costretta
all’esilio in una terra abbandonata.
Il saggio cavaliere Tankred, insieme al fido Bertil, riesce a farla fuggire durante il viaggio in catene. Tilda rimane ferita a una spalla e per salvarle la vita i due fedeli servitori decidono di inoltrarsi in una foresta proibita. Dopo varie vicissitudini, Tilda perde conoscenza e cade in un fiume. Quando si risveglia si trova al cospetto di un gruppo di donne che hanno creato un intero villaggio nel cuore della foresta proibita, un posto dove si vive secondo la legge dell’età dell’oro: ogni donna è uguale all’altra e ha le stessi diritti e i medesimi doveri di tutte. Esse contribuiscono insieme al bene comune di ognuna.
Il saggio cavaliere Tankred, insieme al fido Bertil, riesce a farla fuggire durante il viaggio in catene. Tilda rimane ferita a una spalla e per salvarle la vita i due fedeli servitori decidono di inoltrarsi in una foresta proibita. Dopo varie vicissitudini, Tilda perde conoscenza e cade in un fiume. Quando si risveglia si trova al cospetto di un gruppo di donne che hanno creato un intero villaggio nel cuore della foresta proibita, un posto dove si vive secondo la legge dell’età dell’oro: ogni donna è uguale all’altra e ha le stessi diritti e i medesimi doveri di tutte. Esse contribuiscono insieme al bene comune di ognuna.
In
attesa del secondo volume conclusivo, faccio i miei complimenti a Roxanne Moreil per la
storia narrata. L'autrice è riuscita a rendere fresco e nuovo un periodo come il
Medioevo e ha dato un grande valore al significato del testo. Con
una narrazione avvincente ha trasmesso un messaggio talmente importante che, se venisse preso seriamente in
considerazione, ci permetterebbe forse di vivere in un mondo migliore.
Ringrazio anche Cyril Pedrosa per i suoi disegni, come sempre eccezionali. Ogni sua tavola è un piccolo capolavoro, che si comprende a fondo guardando attentamente ogni dettaglio.
I due autori hanno realizzato un vero capolavoro e, se saranno riusciti a trasmettere anche solo una scintilla per riflettere e magari migliorare il rapporto fra gli esseri umani, avranno raggiunto uno scopo al di là di ogni aspettativa.
Ringrazio anche Cyril Pedrosa per i suoi disegni, come sempre eccezionali. Ogni sua tavola è un piccolo capolavoro, che si comprende a fondo guardando attentamente ogni dettaglio.
I due autori hanno realizzato un vero capolavoro e, se saranno riusciti a trasmettere anche solo una scintilla per riflettere e magari migliorare il rapporto fra gli esseri umani, avranno raggiunto uno scopo al di là di ogni aspettativa.
La
canzone appropriata da abbinare a questa storia trovo sia Geordie di Fabrizio De André, anche perché
nelle prime tavole illustrate da Pedrosa si parla proprio di questo argomento.
"Impiccheranno Geordie con una corda
d’oro, è un privilegio raro.
Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro…
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso non ha vent’anni ancora
cadrà l’inverno anche sopra il suo viso, potrete impiccarlo allora."
Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro…
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso non ha vent’anni ancora
cadrà l’inverno anche sopra il suo viso, potrete impiccarlo allora."
Adelaide