Avengers: Endgame - Gli eroi più umani della Terra (no spoiler)

Il culmine emotivo di un viaggio decennale


La fine è parte stessa del viaggio, afferma Tony Stark in uno dei passaggi più emotivi di Avengers: Endgame. Dopo una lunga attesa in seguito ai tragici eventi di Infinity War, si torna dunque al cinema per il capitolo finale della saga sugli Eroi più potenti della Terra nella versione MCU, epilogo di un’avventura iniziata dieci anni fa in una grotta in cui Tony Stark divenne Iron Man per la prima volta.

(Non contiene spoiler sulla trama, ma se vorrete leggerla comunque dopo aver visto il film vi capiamo!)



Endgame, sappiatelo, non è un film di supereroi nel senso puro del termine. Come accade anche nel mondo dei fumetti, le storie migliori sono quelle in cui si riesce ad andare oltre la maschera dell’eroe, quando al centro dell’attenzione c’è l’essenza del supereroe: l’uomo.
E cosa c’è di più umano della sconfitta? Abituati a vincere, gli Avengers si ritrovano per la prima volta ad affrontare le conseguenze del proprio fallimento. Il primo atto di Endgame è l’accettazione della perdita, il concepire l’idea di aver mancato ai propri doveri e dover andare avanti, cercare di salvare il salvabile.
Ognuno affronta il lutto ed il nuovo mondo post-Thanos come può. Chi si adatta al nuovo mondo vedendolo come una seconda occasione, chi sceglie di dare un supporto emotivo ai sopravvissuti, chi invece lascia emergere la propria disperazione come una forza oscura che lo spinge a combattere sino alla perdita della propria identità di eroe.
Sono uomini e donne comuni, non ci sono eroi. Lo storytelling di questa prima parte di Endgame è profondo, lento e straziante. Il breve recap iniziale non è che un trampolino per lo spettatore, proiettandolo in una nuova realtà che stravolge il MCU, dando piena potenza a quelle suggestioni che, col senno di poi, si erano già percepite nei precedenti film.
La saga dei film Marvel al cinema è stata costruita in modo esemplare, nonostante qualche piccola sbavatura strada facendo. Endgame è il culmine emotivo di questo viaggio decennale, il momento in cui è la natura umana dei personaggi a dare loro la spinta per esser nuovamente eroi.
I fratelli Russo non vogliono raccontare una storia che inneggi all’eroismo delle figure supereroistiche, ma vogliono spogliarle prima della loro aura di magnificenza, mettendole di fronte al loro incubo peggiore e poi lasciando loro una scelta: arrendersi e andare avanti oppure rialzarsi e provare a fare la cosa giusta.
Nel farlo si appellano alle emozioni quotidiane, dall’amarezza alla speranza, rielaborando lo spirito dei personaggi e cercandone le origini emotive, lasciando in secondo piano scienza, magia o genialità. Endgame vuole anime salde, che lo sarebbero anche senza poteri sovraumani. Perché è questo l’eroismo che ci aspettiamo dai Vendicatori, il cadere e rialzarsi, l’ostinazione e il coraggio, chiediamo loro il sacrificio, con la morsa al cuore ma sapendo che solo loro possono sopportare questo peso. Che ci ricordino quanto possiamo esser eroi anche noi, nel nostro piccolo, semplicemente rialzandoci.


Avengers: Endgame parla prima al cuore dello spettatore, che non alla sua passione per il fumetto. In ballo ci sono emozioni universali, che alimentano una storia appassionante e ben divisa in tre atti, quasi a indicare un percorso di rinascita degli eroi che esalta e guida le persone in sala nella migliore avventura dell’MCU finora.
Endagme, forte di questa potenza emotiva, non lascia nulla al caso.
L’impianto narrativo si muove con la giusta scansione degli eventi, è pacato e lento nei momenti struggenti, prende vita e rapidità quando necessario. Soprattutto, ha il coraggio di ripercorrere i momenti salienti della lunga avventura dell’MCU.
Questa è probabilmente la scelta migliore dei Russo Bros. Portare i personaggi a confrontarsi con il passato, a prendere parte a momenti della loro vita, anche indiretti, in cui vengono dati loro attimi di riflessione e spinte emotive essenziali per comprendere il loro ruolo. Ed è in questi piccoli passaggi che si completa il cerchio, in cui ognuno trova la propria definizione.
Endgame non è solo riferito allo scontro con Thanos, ma alla vita in sé di ciascun eroe. Si chiude un capitolo, come nella vita di tutti noi, perché se ne possa aprire un altro. E non c’è nulla di più umano.
Persino nel villain c’è una parvenza di umanità. Compiuta la sua opera, come vivrà il Titano Pazzo? Thanos non è immune alla cura Russo, anche lui viene rielaborato e reso più cattivo classico, pur mantenendo la propria aura da oscuro messia. In Endgame diventa il cattivo per eccellenza, più feroce perché spinto dalla propria missione, in un’ottica nuova che sino ad ora, per ovvi motivi, non era stata evidenziata (e che scoprirete solo andando in sala).


Ma anche il nostro lato avventuroso, la nostra passione per il fumetto viene ammaliata e gratificata. Dalle battutine alle citazioni nerd, sino agli scontri più spettacolari mai visti in una pellicola del MCU, Avengers: Endgame avvolge lo spettatore offrendogli tutto ciò che desidera e molto di più.
C’è tutto in Endgame: ci sono attimi in cui lo spirito dei personaggi dell’MCU arriva incredibilmente vicino a quello degli originali cartacei, chiudendo un cerchio che unisce i cuori di tutti gli spettatori. E poi Cap finalmente lo dice, nel momento più intenso di questi dieci anni, nel silenzio che precede l’attimo della verità: arriva quella frase a lungo attesa, e lì senti che quelli sono i tuoi Avengers, i Vendicatori nella loro natura più vera e autentica.

Avengers: Endgame è una perfetta sintesi di poesia e epica, in cui tutto trova la sua giusta collocazione. Si potrebbe fare i puntigliosi sul ruolo di Thor, eredità di Ragnarok, e sulla presenza di Capitan Marvel, che brilla ma non convince, ma non basta questo a scalfire la potenza di Endgame.
E giustamente in questo capitolo finale della saga degli Avengers compare l’ultimo cameo di Stan Lee, rapido ma emozionante, quasi un saluto postumo del sognatore per eccellenza.

Avengers: Endgame è la conclusione che tutti aspettavamo, degna fine di una storia di eroi incredibilmente umani, ora finalmente liberi di esser non chi ci aspettiamo essi siano, ma chi sono realmente.
E come disse un uomo saggio: ‘Nuff Said!

Manuel Enrico

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