Mercurio Loi #15
Un addio travagliato
Spigoloso, astratto, surreale, inquietante. Sono queste le sensazioni dopo la lettura di un altro albo fondamentale e stupendo di una serie che non smette di entusiasmarci.
Uno spiazzamento continuo
Mercurio Loi ci riserva continue stilettate al cuore, sempre quando e dove meno te le aspetteresti.
Compreso questo, sono ormai tre episodi di fila che Alessandro Bilotta porta avanti un dramma celato dietro certezze sapientemente consolidate nell'arco dei primi dodici numeri. Così, tutti credevamo che Ottone fosse "semplicemente" lo sparring partner di un eroe notturno e girovago. Eravamo ragionevolmente certi che nessuno dei personaggi principali potesse morire davvero, come accade in ogni prodotto seriale rassicurante e senza una continuity serrata. Davamo per scontato che tutti i cattivi avessero sembianze e identità ben definite. E, infine, che una storia dedicata all'amore dovesse essere melensa e cuoriciosa e tutt'altro che drammatica e sorprendente. Invece è proprio con Ciao, core che Bilotta, con il contributo fondamentale e imprescindibile di Andrea Borgioli e Francesca Piscitelli, confeziona una storia destinata a scardinare definitivamente tutte le - sia pur claudicanti - sicurezze che si erano sedimentate nelle menti dei lettori.
Arrivando a estremizzare il concetto, potremmo persino aggiungere che anche l'annuncio della conclusione della serie (che inizialmente ci ha colti un po' di sorpresa), con il prossimo numero in edicola a partire dal 22 marzo, andrebbe inserito in questo percorso di continuo spiazzamento, di progressivo smarcarsi dalle consuetudini della narrazione seriale. Credevate di leggere storie slegate tra loro e che sembrano girovagare senza meta, esattamente come il loro protagonista? Ebbene, no. Come lo stesso Bilotta ha confermato annunciando la conclusione della serie, si tratta di sedici capitoli di un'unica lunga storia, da rileggere integralmente per cogliere tutti gli indizi, i presagi, i segnali e le parole non dette.
Vivisezione di un sentimento
"Solo la morte m'ha portato in collina
Da chimico un giorno avevo il potere
Di sposar gli elementi e farli reagire
Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
Perché si combinassero attraverso l'amore
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore
Guardate il sorriso guardate il colore
Come giocan sul viso di chi cerca l'amore
Ma lo stesso sorriso lo stesso colore
Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore?"
(Un chimico, di De André/Bentivoglio/Piovani, ispirato all'Antologia di Spoon River di E. L. Masters)
Tornando all'episodio in questione, così come i precedenti, si sviluppa intorno a una tematica portante, in questo caso l'amore. Un sentimento vissuto e narrato in tutte le sue forme e nelle sue varie fasi, dalla nascita alla conclusione, interpretato con la lente d'ingrandimento di uno studioso, di un Professore, di un chimico che vorrebbe imbrigliare gli elementi dell'emotività nella tavola periodica della razionalità.
Mercurio Loi si innamora, Ottone si trova a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, tutto sembra avere una consequenzialità che assume i tratti dell'ineluttabile, dell'imprescindibile. Come la morte, concetto al quale da sempre, in ogni filosofia, l'amore è legato a doppio filo.
E a proposito di filosofia, c'è spazio come sempre per pensieri profondi, per riflessioni antropologiche ed esistenziali che propongono spunti mai banali, sempre profondi, come il pensiero che "quando ci si innamora all'inizio si inganna se stessi e poi si finisce per ingannare l'altro", un concetto pervaso di inguaribile pessimismo cosmico (pari forse al pessimismo dei sottoscritti audaci nel leggere la notizia della chiusura di Mercurio Loi, ma questa, come si suol dire, è davvero un'altra storia).
I colori e, all'improvviso, il bianco e nero
Del resto, l'episodio si chiude con eventi particolarmente cupi e persino agghiaccianti. Merita in questo caso un particolare plauso il lavoro di Borgioli e Piscitelli nel concretizzare una narrazione visiva che si integra in maniera encomiabile con l'evolversi della trama.
L'uso del colore è fondamentale, con la progressiva sottrazione di colori fino a quel bianco e nero lancinante nella scena cardine finale, che spicca paradossalmente per la totale assenza di colore.
La sintesi visiva del tratto di Borgioli raggiunge in questa storia vette davvero notevoli, inserendosi elegantemente nel racconto senza particolari sbavature.
In chiusura
Ci sembra doveroso sottolineare come questa serie ci mancherà terribilmente. A pochi giorni dalla pubblicazione del numero conclusivo, dopo aver letto, digerito, riletto e recensito tutti gli episodi, ci sentiamo di poter dire nel nostro piccolo che si tratterà di un addio travagliato. Perché le edicole hanno bisogno di fumetti così, raffinati e intelligenti, stimolanti e anomali, per non affossare dietro a roba trita e ritrita. E soprattutto perché ne abbiamo bisogno noi, lettori esigenti e sempre alla ricerca di qualcosa di bello.
Ciao, core.
Spigoloso, astratto, surreale, inquietante. Sono queste le sensazioni dopo la lettura di un altro albo fondamentale e stupendo di una serie che non smette di entusiasmarci.
Uno spiazzamento continuo
Mercurio Loi ci riserva continue stilettate al cuore, sempre quando e dove meno te le aspetteresti.
Compreso questo, sono ormai tre episodi di fila che Alessandro Bilotta porta avanti un dramma celato dietro certezze sapientemente consolidate nell'arco dei primi dodici numeri. Così, tutti credevamo che Ottone fosse "semplicemente" lo sparring partner di un eroe notturno e girovago. Eravamo ragionevolmente certi che nessuno dei personaggi principali potesse morire davvero, come accade in ogni prodotto seriale rassicurante e senza una continuity serrata. Davamo per scontato che tutti i cattivi avessero sembianze e identità ben definite. E, infine, che una storia dedicata all'amore dovesse essere melensa e cuoriciosa e tutt'altro che drammatica e sorprendente. Invece è proprio con Ciao, core che Bilotta, con il contributo fondamentale e imprescindibile di Andrea Borgioli e Francesca Piscitelli, confeziona una storia destinata a scardinare definitivamente tutte le - sia pur claudicanti - sicurezze che si erano sedimentate nelle menti dei lettori.
Arrivando a estremizzare il concetto, potremmo persino aggiungere che anche l'annuncio della conclusione della serie (che inizialmente ci ha colti un po' di sorpresa), con il prossimo numero in edicola a partire dal 22 marzo, andrebbe inserito in questo percorso di continuo spiazzamento, di progressivo smarcarsi dalle consuetudini della narrazione seriale. Credevate di leggere storie slegate tra loro e che sembrano girovagare senza meta, esattamente come il loro protagonista? Ebbene, no. Come lo stesso Bilotta ha confermato annunciando la conclusione della serie, si tratta di sedici capitoli di un'unica lunga storia, da rileggere integralmente per cogliere tutti gli indizi, i presagi, i segnali e le parole non dette.
Vivisezione di un sentimento
"Solo la morte m'ha portato in collina
Da chimico un giorno avevo il potere
Di sposar gli elementi e farli reagire
Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
Perché si combinassero attraverso l'amore
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore
Guardate il sorriso guardate il colore
Come giocan sul viso di chi cerca l'amore
Ma lo stesso sorriso lo stesso colore
Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore Dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore?"
(Un chimico, di De André/Bentivoglio/Piovani, ispirato all'Antologia di Spoon River di E. L. Masters)
Tornando all'episodio in questione, così come i precedenti, si sviluppa intorno a una tematica portante, in questo caso l'amore. Un sentimento vissuto e narrato in tutte le sue forme e nelle sue varie fasi, dalla nascita alla conclusione, interpretato con la lente d'ingrandimento di uno studioso, di un Professore, di un chimico che vorrebbe imbrigliare gli elementi dell'emotività nella tavola periodica della razionalità.
Mercurio Loi si innamora, Ottone si trova a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, tutto sembra avere una consequenzialità che assume i tratti dell'ineluttabile, dell'imprescindibile. Come la morte, concetto al quale da sempre, in ogni filosofia, l'amore è legato a doppio filo.
E a proposito di filosofia, c'è spazio come sempre per pensieri profondi, per riflessioni antropologiche ed esistenziali che propongono spunti mai banali, sempre profondi, come il pensiero che "quando ci si innamora all'inizio si inganna se stessi e poi si finisce per ingannare l'altro", un concetto pervaso di inguaribile pessimismo cosmico (pari forse al pessimismo dei sottoscritti audaci nel leggere la notizia della chiusura di Mercurio Loi, ma questa, come si suol dire, è davvero un'altra storia).
I colori e, all'improvviso, il bianco e nero
Del resto, l'episodio si chiude con eventi particolarmente cupi e persino agghiaccianti. Merita in questo caso un particolare plauso il lavoro di Borgioli e Piscitelli nel concretizzare una narrazione visiva che si integra in maniera encomiabile con l'evolversi della trama.
L'uso del colore è fondamentale, con la progressiva sottrazione di colori fino a quel bianco e nero lancinante nella scena cardine finale, che spicca paradossalmente per la totale assenza di colore.
La sintesi visiva del tratto di Borgioli raggiunge in questa storia vette davvero notevoli, inserendosi elegantemente nel racconto senza particolari sbavature.
In chiusura
Ci sembra doveroso sottolineare come questa serie ci mancherà terribilmente. A pochi giorni dalla pubblicazione del numero conclusivo, dopo aver letto, digerito, riletto e recensito tutti gli episodi, ci sentiamo di poter dire nel nostro piccolo che si tratterà di un addio travagliato. Perché le edicole hanno bisogno di fumetti così, raffinati e intelligenti, stimolanti e anomali, per non affossare dietro a roba trita e ritrita. E soprattutto perché ne abbiamo bisogno noi, lettori esigenti e sempre alla ricerca di qualcosa di bello.
Ciao, core.
Il Sommo Audace & Rolando Veloci
"Ciao, core"
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 15
DATA: gennaio 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Andrea Borgioli
COLORI: Francesca Piscitelli
COPERTINA: Manuele Fior
NUMERO: 15
DATA: gennaio 2019
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta
DISEGNI E CHINE: Andrea Borgioli
COLORI: Francesca Piscitelli
COPERTINA: Manuele Fior
Per le immagini: © 2019 Sergio Bonelli Editore.