Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi - Dopo mezzanotte
La notte più lunga
Sembra ormai chiaro che chi sta curando la pubblicazione di questa nuova collana dylaniata voglia rimarcare sempre di più quanto il duo artistico costituito da Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano sia stato il motore di alcune delle più riuscite storie dell'Indagatore dell'incubo.
Rileggendo queste storie e recensendole per questa bella ristampa cartonata a colori, ci stiamo accorgendo una volta di più di quanto la sintonia di intenti tra i due sia sempre stata (e sia) totale e completa, altrimenti non sarebbero potute mai nascere storie come Attraverso lo specchio, Memorie dall'invisibile e, appunto, Dopo mezzanotte.
Uscita originariamente il giorno di Ognissanti del 1988, Dopo mezzanotte è stata la terza storia scritta da Sclavi per i disegni di Casertano per la serie regolare ed è legata a doppio filo con l'altro capolavoro della coppia, il già citato Memorie dall'invisibile, pur mantenendo un'originalità tutta propria che resterà un unicum nella vicenda editoriale del personaggio.
Un delirio onirico-lisergico come non ce ne saranno in seguito. Sembra che Sclavi abbia voluto scrivere con questa storia il suo romanzo alla Burroughs o comporre il suo beatlesiano Yellow Submarine o Magical Mystery Tour. E proprio di un tour, di un viaggio si tratta, infatti.
Dylan, per una volta, dimentica qualcosa di diverso dalla solita pistola, le chiavi, e non può rientrare in casa dopo una serata delle sue. Nessun problema, starete pensando: gli aprirà Groucho! E, invece, no! L'urlo di terrore del campanello si ripete vanamente col passare dei minuti e si disperde nel silenzio della notte. L'attesa di un cenno da parte di Groucho è snervante per Dylan: lui non è abituato ad aspettare i comodi del suo assistente (che poi chissà che cosa starà facendo? Sarà al cinema? Starà dormendo? Si sarà recato a un incontro di sosia di se stesso?) e decide di mettersi in moto e di andare, come per sua natura, incontro all'ignoto.
Sarebbe stato meglio, sicuramente, pazientare, ma noi non avremmo poi potuto vivere con lui questo incredibile e assurdo saliscendi di emozioni al riparo da ogni pericolo. L'incubo sarà anche il suo mestiere ma il povero Dylan proprio non poteva immaginare di dover dividere la scena con la vera protagonista, Londra o, meglio, con la notte londinese e il suo inferno di solitudine e luci abbaglianti, di silenzi e di musiche assordanti...
Parlavamo inizialmente dei riferimenti al mitico Memorie dall'invisibile. Bene, si tratta del nome di Bree Daniels che ritorna proprio per bocca di una "collega" della donna, la quale riconosce Dylan per via della famosa storia di pochi mesi prima e identifica sprezzantemente la Daniels come una che si dà gratis; gli altri punti che legano le due storie sono gli squarci sclaviani sulla malattia, sulla dipendenza, sulla diversità.
Proprio a metà albo, Dylan incontra un uomo, tossicodipendente, molto probabilmente malato di AIDS, il quale si prostituisce per comprarsi la droga... Ed è straziante oggi, come lo era nel 1988, ben prima che il "caso" Mercury portasse l'opinione pubblica a informarsi su questi temi, vedere il tossicodipendente autodefinirsi "mostro" a causa del suo essere "diverso" e "malato".
Se la memoria non ci inganna, sia Scalvi che la SBE vennero accusati, ai tempi, di omofobia: la casa editrice per essere refrattaria a trattare il tema dell'omosessualità e Sclavi per averlo affrontato in modo particolare (l'uomo, con una battuta, si interroga su come possa essere fare sesso con una donna e dopo averlo provato afferma che non si sarebbe perso un granché). È chiaro che l'intento di Sclavi era quello sdrammatizzare uno dei momenti più dolenti di tutta la sua carriera: affrontare il tema dell'omosessualità, della dipendenza da droghe, della prostituzione, della malattia in un'unica sequenza. Il sentirsi "mostro" dell'uomo non nasce da un sentimento intimo ma dalla consapevolezza di esserlo agli occhi degli altri, dei cosiddetti "benpensanti".
Solo per questo egli desidera uscire dal palcoscenico della vita e chiede a Dylan di aiutarlo a chiudere gli occhi per l'ultima volta... impossibile dirvi il travaglio di Dylan: occorre leggere e piangere.
È chiaro che l'uomo morirà presto ma a ucciderlo non sarà stata tanto la malattia o la droga quanto l'indifferenza della gente, tema che Sclavi ha sempre trattato con grande sensibilità.
Il papà di Dylan si è sempre speso, nella sua opera, per abbattere i tabù della dipendenza (fumo, alcool, droga), per affermare con forza il proprio vegetarianesimo e animalismo (in questo numero fa la sua prima comparsa Botolo, il randagio che ritroveremo in tante altre storie, Johnny Freak tanto per citarne una), per ribadire la sua adesione più totale al pacifismo e all'ambientalismo (quest'ultimo molto in voga oggigiorno), per criticare in modo corrosivo e aspro il bieco disprezzo del debole, del povero, dell'emarginato...
E lo fa giocando con la lingua, da quel grande scrittore che è, e si lancia in ghirigori che avrebbero divertito Raymond Queneau e tutti gli amici dell'Oulipo:
« L'ascia lascia la scia! L'ascia lascia la scia! L'ascia lascia la scia... di sangue! »
La copertina inedita di Gigi Cavenago, in linea con lo stile di quelle precedenti, si caratterizza per l'evidentissimo omaggio all'inarrivabile capolavoro dell'originale di Claudio Villa (un orologio di sangue su sfondo bianco con un Dylan terrorizzato che chiede aiuto al lettore per essere strappato via da quella dimensione da incubo).
E che dire di Casertano che non sia già stato detto più e più volte qui o altrove? L'artista è qui al suo meglio, con tutto il carico di espressività e umanità che il suo stile è capace di rendere su carta. La presenza di Casertano si rivela indispensabile nel rendere questa storia un classico senza tempo (letteralmente).
Una storia imprevedibile e ricca di meraviglia, assurdo, poesia e desolazione che vi farà disperare, riflettere e, insieme, sorridere... proprio com'è in grado di fare l'esistenza umana. Londra non è mai stata così allucinata e allucinante, la componente umana mai così fragile e sull'orlo dell'abisso e la Speranza, ultima dea, si affaccia solo con il sorgere di un'alba che proprio non voleva saperne di arrivare: ma è soltanto un'altra illusione...
Sclavi al suo meglio.
"Dopo mezzanotte"
SERIE: Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi
NUMERO: 7
DATA: novembre 2017
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Tiziano Sclavi
DISEGNI E CHINE: Giampiero Casertano
COLORI: GFB Comics e Luca Bertelè
COPERTINA: Gigi Cavenago
Per le immagini: © 2018 Sergio Bonelli Editore.
Sembra ormai chiaro che chi sta curando la pubblicazione di questa nuova collana dylaniata voglia rimarcare sempre di più quanto il duo artistico costituito da Tiziano Sclavi e Giampiero Casertano sia stato il motore di alcune delle più riuscite storie dell'Indagatore dell'incubo.
Rileggendo queste storie e recensendole per questa bella ristampa cartonata a colori, ci stiamo accorgendo una volta di più di quanto la sintonia di intenti tra i due sia sempre stata (e sia) totale e completa, altrimenti non sarebbero potute mai nascere storie come Attraverso lo specchio, Memorie dall'invisibile e, appunto, Dopo mezzanotte.
La cover originale dell'albo, ad opera di Claudio Villa. |
Uscita originariamente il giorno di Ognissanti del 1988, Dopo mezzanotte è stata la terza storia scritta da Sclavi per i disegni di Casertano per la serie regolare ed è legata a doppio filo con l'altro capolavoro della coppia, il già citato Memorie dall'invisibile, pur mantenendo un'originalità tutta propria che resterà un unicum nella vicenda editoriale del personaggio.
Un delirio onirico-lisergico come non ce ne saranno in seguito. Sembra che Sclavi abbia voluto scrivere con questa storia il suo romanzo alla Burroughs o comporre il suo beatlesiano Yellow Submarine o Magical Mystery Tour. E proprio di un tour, di un viaggio si tratta, infatti.
Dylan, per una volta, dimentica qualcosa di diverso dalla solita pistola, le chiavi, e non può rientrare in casa dopo una serata delle sue. Nessun problema, starete pensando: gli aprirà Groucho! E, invece, no! L'urlo di terrore del campanello si ripete vanamente col passare dei minuti e si disperde nel silenzio della notte. L'attesa di un cenno da parte di Groucho è snervante per Dylan: lui non è abituato ad aspettare i comodi del suo assistente (che poi chissà che cosa starà facendo? Sarà al cinema? Starà dormendo? Si sarà recato a un incontro di sosia di se stesso?) e decide di mettersi in moto e di andare, come per sua natura, incontro all'ignoto.
Sarebbe stato meglio, sicuramente, pazientare, ma noi non avremmo poi potuto vivere con lui questo incredibile e assurdo saliscendi di emozioni al riparo da ogni pericolo. L'incubo sarà anche il suo mestiere ma il povero Dylan proprio non poteva immaginare di dover dividere la scena con la vera protagonista, Londra o, meglio, con la notte londinese e il suo inferno di solitudine e luci abbaglianti, di silenzi e di musiche assordanti...
Parlavamo inizialmente dei riferimenti al mitico Memorie dall'invisibile. Bene, si tratta del nome di Bree Daniels che ritorna proprio per bocca di una "collega" della donna, la quale riconosce Dylan per via della famosa storia di pochi mesi prima e identifica sprezzantemente la Daniels come una che si dà gratis; gli altri punti che legano le due storie sono gli squarci sclaviani sulla malattia, sulla dipendenza, sulla diversità.
Proprio a metà albo, Dylan incontra un uomo, tossicodipendente, molto probabilmente malato di AIDS, il quale si prostituisce per comprarsi la droga... Ed è straziante oggi, come lo era nel 1988, ben prima che il "caso" Mercury portasse l'opinione pubblica a informarsi su questi temi, vedere il tossicodipendente autodefinirsi "mostro" a causa del suo essere "diverso" e "malato".
Se la memoria non ci inganna, sia Scalvi che la SBE vennero accusati, ai tempi, di omofobia: la casa editrice per essere refrattaria a trattare il tema dell'omosessualità e Sclavi per averlo affrontato in modo particolare (l'uomo, con una battuta, si interroga su come possa essere fare sesso con una donna e dopo averlo provato afferma che non si sarebbe perso un granché). È chiaro che l'intento di Sclavi era quello sdrammatizzare uno dei momenti più dolenti di tutta la sua carriera: affrontare il tema dell'omosessualità, della dipendenza da droghe, della prostituzione, della malattia in un'unica sequenza. Il sentirsi "mostro" dell'uomo non nasce da un sentimento intimo ma dalla consapevolezza di esserlo agli occhi degli altri, dei cosiddetti "benpensanti".
Solo per questo egli desidera uscire dal palcoscenico della vita e chiede a Dylan di aiutarlo a chiudere gli occhi per l'ultima volta... impossibile dirvi il travaglio di Dylan: occorre leggere e piangere.
È chiaro che l'uomo morirà presto ma a ucciderlo non sarà stata tanto la malattia o la droga quanto l'indifferenza della gente, tema che Sclavi ha sempre trattato con grande sensibilità.
Il papà di Dylan si è sempre speso, nella sua opera, per abbattere i tabù della dipendenza (fumo, alcool, droga), per affermare con forza il proprio vegetarianesimo e animalismo (in questo numero fa la sua prima comparsa Botolo, il randagio che ritroveremo in tante altre storie, Johnny Freak tanto per citarne una), per ribadire la sua adesione più totale al pacifismo e all'ambientalismo (quest'ultimo molto in voga oggigiorno), per criticare in modo corrosivo e aspro il bieco disprezzo del debole, del povero, dell'emarginato...
E lo fa giocando con la lingua, da quel grande scrittore che è, e si lancia in ghirigori che avrebbero divertito Raymond Queneau e tutti gli amici dell'Oulipo:
« L'ascia lascia la scia! L'ascia lascia la scia! L'ascia lascia la scia... di sangue! »
La copertina inedita di Gigi Cavenago, in linea con lo stile di quelle precedenti, si caratterizza per l'evidentissimo omaggio all'inarrivabile capolavoro dell'originale di Claudio Villa (un orologio di sangue su sfondo bianco con un Dylan terrorizzato che chiede aiuto al lettore per essere strappato via da quella dimensione da incubo).
E che dire di Casertano che non sia già stato detto più e più volte qui o altrove? L'artista è qui al suo meglio, con tutto il carico di espressività e umanità che il suo stile è capace di rendere su carta. La presenza di Casertano si rivela indispensabile nel rendere questa storia un classico senza tempo (letteralmente).
Una storia imprevedibile e ricca di meraviglia, assurdo, poesia e desolazione che vi farà disperare, riflettere e, insieme, sorridere... proprio com'è in grado di fare l'esistenza umana. Londra non è mai stata così allucinata e allucinante, la componente umana mai così fragile e sull'orlo dell'abisso e la Speranza, ultima dea, si affaccia solo con il sorgere di un'alba che proprio non voleva saperne di arrivare: ma è soltanto un'altra illusione...
Sclavi al suo meglio.
Rolando Veloci
"Dopo mezzanotte"
SERIE: Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi
NUMERO: 7
DATA: novembre 2017
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Tiziano Sclavi
DISEGNI E CHINE: Giampiero Casertano
COLORI: GFB Comics e Luca Bertelè
COPERTINA: Gigi Cavenago
Per le immagini: © 2018 Sergio Bonelli Editore.