Mercurio Loi #6

La Roma dei sentieri che si intrecciano




Con A passeggio per Roma Alessandro Bilotta e Sergio Ponchione realizzano un gioco in cui il lettore non è un semplice spettatore ma è chiamato a partecipare attivamente alla narrazione. Un'interattività sfruttata in maniera inusuale e (ancora una volta) intelligente, in un racconto a bivi di straordinaria fattura.

[Se scegli di conoscere la struttura di questo racconto, salta un paragrafo. Se invece vuoi ricostruire le origini dei racconti a bivi, procedi nella lettura.]




I racconti a bivi

Andando indietro con la memoria alle origini delle storie che si biforcano, occorre risalire fino all'Esame di coscienza di Herbert Quain, racconto contenuto in Finzioni, capolavoro del 1941 di Jorge Luis Borges, in cui si parla di un libro che si compone di tre parti aventi due possibili finali per ciascuna: quindi, se la matematica non è un'opinione (come dicono i ben informati), Borges aveva ideato una storia con ben tre alla seconda, quindi nove, finali possibili.



Le scelte possibili

Le strade, le storie, le vite, i rimpianti, le possibilità.
Ogni scelta compiuta può schiudere la porta a innumerevoli possibilità, che in questo sesto numero di Mercurio Loi vengono esemplificate nelle due direzioni alternative che il racconto può intraprendere: proseguire indisturbato o fare un salto in avanti.
Ciascuna scena, praticamente ogni pagina e persino vignetta sembra invitare a operare una scelta, a percorrere una via piuttosto che un'altra.
Una sorta di mappa, di gioco a ostacoli, di labirinto.
È possibile individuare almeno tre livelli stratificati: le diramazioni insite nella trama dell'albo; i bivi nel percorso esistenziale di Mercurio Loi e nella sua biografia, le cose che avrebbe potuto fare nel corso della sua vita (lui e gli altri personaggi della storia, tutti indotti a scegliere, spesso loro malgrado); infine, last but not least, le scelte lasciate al lettore, che può decidere come proseguire nella lettura e in tal modo crearsi un percorso autonomo.




Linearità vs. circolarità

La circolarità della storia è un aspetto particolarmente importante. Questo perché, a differenza dei noti racconti a bivi di disneyana memoria, non sono solo due le possibilità che si diramano ogni volta, ma praticamente ogni scena termina con una decisione: proseguire o saltare altrove. In tal modo, la storia è potenzialmente infinita e, piuttosto che procedere in avanti, intrappola sia i personaggi che il lettore in un labirinto (apparentemente?) senza uscita. Alcune frasi espresse dai protagonisti sono emblematiche in tal senso: "Tutto è circolare" e "Potremmo essere intrappolati in qualcosa che si ripete all'infinito".

Lettura dopo lettura, si può ipotizzare che Bilotta abbia deciso di scrivere una storia così particolare - invece di una più lineare, semplice, tradizionale - proprio per dare dignità letteraria a spunti, parti della vita di Mercurio, che altrimenti avrebbero rischiato di rimanere sconosciuti.
Il genio e la magia potrebbero nascere proprio da un'atavica "pigrizia", da una "lentezza" sempre di borgesiana memoria.
Da parti non sviluppate fino in fondo o non sviluppabili per intero (rapporto allievo-maestro; relazione Mercurio-fioraia; vicenda del laureando che lancia la sfida al suo insegnante...), Bilotta riesce a imbastire la più straordinaria delle storie lette fino a questo punto sulla serie: un mosaico narrativo meraviglioso creato con tessere dai colori più vari e preziosi.
Idee non sviluppate trasformate in una storia sul libero arbitrio.
Operazione innovativa e rischiosa al tempo stesso: invece di offrire una storia lineare al suo pubblico, l'autore ci spiazza con una storia fatta da parti di storie che non avrebbe mai finito di scrivere. Geniale!




Mille finali

A passeggio per Roma va avanti, una scelta dopo l'altra, fino al terribile finale macchiato di rosso che, riflettendoci bene, è solo una delle tante possibili conclusioni che Bilotta ci lascia liberi di scovare. Se arrivati a pagina 98 non sarete contenti di quello che vedrete, potrete fare un bel salto indietro e far in modo che le cose vadano in un altro modo, magari a voi più congeniale. 
Oppure, se - più semplicemente - siete degli inguaribili curiosi, potete fare altrettanto in un altro punto della vicenda, in uno dei tanti momenti in cui i sentieri si biforcano (sempre per dirla alla Borges), per tentare di individuare un'alternativa diversa a tutti i fatti narrati, oppure ricominciare tutto da capo e dare origine così a un'operazione uroborica - è il serpente che mangia se stesso - senza fine.
Raymond Queneau e i suoi folli amici dell'Opificio di Letteratura Potenziale (OULIPO), con la loro "ricerca di nuove strutture e schemi che possano essere usati dagli scrittori nella maniera che preferiscono", sarebbero entusiasti di questo parto di Bilotta.


Il labirinto della Città eterna

Siamo all'interno del labirinto di Bilotta, e si tratta della Roma - mai come in questa occasione vera città eterna: quando personaggi di fantasia e lettori reali si trovano davanti a diverse soluzioni possibili, strade da prendere, persone da seguire, scegliendone una invece di un'altra, e quello che interessa Bilotta è proprio quello che resta inespresso, lo scarto.
Dagli scarti di Mercurio e del lettore, l'autore romano riesce a creare diversi piani temporali (diversi passati, diversi presenti, diversi futuri) che potenzialmente suggeriscono una rappresentazione caotica, multiforme e imprevedibile del reale.

Sta a chi legge, anzi, a chi rilegge, più e più volte, non perdere il filo d'Arianna, srotolato con impareggiabile maestria da Bilotta e reso invisibile al lettore.

I protagonisti non solo passeggiano e si perdono nella Capitale, ma si trovano a "studiare la città come fosse viva". Ancora una volta Bilotta rende lo scenario parte integrante della narrazione, indissolubile dal racconto in un processo di simbiosi stupefacente. E non possiamo evitare di citare lo splendido dipinto di Manuele Fior in copertina, che istantaneamente rende visibile questo concetto senza necessità di ulteriori parole.


L'aspetto metanarrativo

C'è poi da considerare un aspetto metanarrativo. Nel finale (sul quale ovviamente non ci dilungheremo) compaiono i lettori stessi. L'intera storia sembra indurre a riflettere sul concetto che l'esistenza di una serie dipende dai suoi lettori, dalle loro scelte (non ultima quella di acquistare o meno una collana). In tal senso la circolarità viene fornita dalla considerazione che la scelta del lettore è in grado di influire davvero sulle sorti del personaggio, da un punto di vista editoriale, determinando la sopravvivenza o meno della serie di cui è protagonista.


Le scelte artistiche di Sergio Ponchione

Tra tutte le scelte possibili, quella di Sergio Ponchione ai disegni è la più azzeccata possibile. Il suo lavoro, in stretta comunione con la sceneggiatura redatta da Bilotta, è a dir poco sublime. L'autore de L'Obliquomo, GrotesqueDKW - Ditko Kirby Wood (nonché, per rimanere nei territori bonelliani, di diverse storie di Jonathan Steele) si sbizzarrisce tra soluzioni ricercate, gusto per la narrazione e una straordinaria scelta delle inquadrature. La composizione stessa delle tavole rimandano ai concetti trattati dalla storia, con frequenti giochi di simmetrie: stupenda la biforcazione delle strade di Mercurio e Ottone a pag. 27 che dà origine a una narrazione speculare (si vedano pp. 28 e 29) e, poche pagine dopo, il layout della tavola segue la topografia delle strade della Capitale (prima vignetta di p. 31 e ultima vignetta di p. 39, peraltro speculari e complementari tra loro). Se andiamo a osservare le singole tavole ce ne sono alcune che risaltano per minuziosità e layout: impossibile non citare pag. 43, dove tre vignette in verticale mostrano la discesa di Mercurio, Ottone e altri due personaggi in una scala a chiocciola. L'idea del movimento viene fornita prima dallo spostamento dei personaggi (tra la prima e la seconda vignetta) e poi con scendendo nell'inquadratura (tra la seconda e la terza vignetta) in maniera quasi impercettibile, ma che rende in automatico la dinamica degli eventi.

Dal tavolo da disegno di Ponchione,


Conclusioni senza conclusioni


Una storia eccezionale.
Se sceglierete di ignorarla, vorrete tornare indietro al giorno in cui siete passati dall'edicola e prendere una decisione differente.


Rolando Veloci & il Sommo audace



[Se scegli di comprendere fino in fondo quanto scritto, torna al primo paragrafo. Se invece vuoi conoscere i dati editoriali, procedi nella lettura.]



"A passeggio per Roma"
SERIE: Mercurio Loi
NUMERO: 6
DATA: ottobre 2017 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Alessandro Bilotta 
DISEGNI E CHINE: Sergio Ponchione
COLORI: Nicola Righi
COPERTINA: Manuele Fior











Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.


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