Morgan Lost #23

Il buio che illumina la strada

La zona d’ombra, il ventitreesimo albo della serie regolare Morgan Lost, ci conferma quanto Claudio Chiaverotti stia vivendo un periodo di grazia compositiva senza precedenti e che la sua maturità artistica non sia un punto d'arrivo ma un nuovo punto di partenza, anzi, di ripartenza: quella che nel prossimo autunno porterà al cambiamento di formato e di stile narrativo nella serie.




È una storia particolarmente affascinante che unisce il thriller allo splatter, la poesia all'indagine psicologica, i momenti onirici alla speculazione sull'astrofisica, il grottesco con il tragico...insomma: Chiaverotti a Chiaverotti! 
Una vicenda, raccontata su più livelli, con uno stile decisamente lynchiano, che continua a mostrarci un Morgan sempre più alle prese con i suoi demoni interiori... 
Questo l'incipit:

"Questa sera non va... 
Non ho voglia di parlare con nessuno... né di stare con i miei amici... 
Quando mi sento così, in genere mi rifugio da Fitz, all'Empire... ma oggi non mi va nemmeno quello... tanto mi ritrovo sempre in una sala vuota a guardare improbabili film di festival misconosciuti... 
Sono persino scomparsi i fantasmi degli assassini che affiorano dalle acque dell'oceano... 
Dovrei essere sollevato... e invece mi sento sempre più vuoto... 
Certe notti vorrei solo annullarmi... 
Sparire... in qualunque modo... e non tornare più..." 


Fin dal primo numero Morgan si è presentato per quello che è: un uomo fragile, pieno di tare fisiche e psicologiche (insonnia costante, emicrania permanente, tendenze depressive, alcolismo latente) e mai come in questo La zona d'ombra è stato così vicino a estraniarsi da sé. 
Ancor prima che un cacciatore di serial killer, Morgan è un indagatore dell'animo suo e di quelli (specialmente di "quelle") con cui entra in contatto. 

La prima parte di questo albo, come testimonia lo stralcio riportato sopra, è tutta dedicata a un'analisi interiore che per i lettori più attenti e sensibili non riguarderà solo Morgan ma anche se stessi... anche per questo il secondo figlio di Chiaverotti è così vicino ai lettori, rispetto ad altri personaggi a fumetti.

Claudio e Morgan, autore e personaggio, ci fanno capire che, nonostante gli inevitabili momenti di scoramento che affrontiamo nell'arco della nostra vita, bisogna comunque andare avanti, continuare la silenziosa ascesa al Golgota personale, portando la croce che ci è stata assegnata senza lasciarsi andare prima che l'ultimo chiodo sia stato piantato nella carne e nel legno. 
Andrebbe, inoltre, approfondito il ruolo di Pandora Stillman nell'economia della serie e nell'esistenza di Morgan. Punto di riferimento, maestra di profiling, intima analista, madre surrogato, amante inattuale, confidente fidata, unica "vera" amica. È lei che mette Morgan, ogni singola volta che lui va a farle visita (anche la sua abitazione-antro-alcova fuori dal tempo e dallo spazio, circondata da inquietanti statue di ghiaccio, andrebbe studiata, vedi p. 34), sia davanti a uno specchio che sulla strada giusta per affrontare il caso.
"...gli analgesici per il tuo mal di testa possono indurre depressione... senza parlare del lavoro che fai! Al corso di profiling vi ho insegnato che bisogna staccare periodicamente, o lo stress vi soffocherà... ma tu non riesci... 
Morgan Lost deve fermare tutti i serial killer o si sente in colpa per ogni delitto commesso!" 
Queste le sue profetiche parole, riportate in una tavola dai bordi smussati, provenienti dal passato e che affiorano alla mente del nostro eroe mentre fissa l'orizzonte vuoto, tra oceano rosso e cielo nero. 

Ancora una volta, nell'ombra della trama e dell'evento scatenante l'intera vicenda, c'è il morboso e inquietante Tempio della Burocrazia. In questo numero ritroviamo il goeringhiano Direttore Generale e, anche se solo per poche ma toccanti tavole, Ashley (quanto urla il suo silenzio!); inoltre fa capolino uno zelante responsabile del personale il quale si rivelerà il perno su cui ruota la storia, in quanto legato a uno dei due goffi assassini della motosega che campeggiano sulla cover - ancora una volta straordinaria per postura dei personaggi e gioco di riflessi sulla lama - di Fabrizio De Tommaso

Il ritmo jazzato, un unicum portentoso, di questa tragicomica pièce, si dipana appunto sul doppio binario offerto dai due assassini. Questi due Stanilo e Ollio, davvero male in arnese, chissà per quali oscuri e strani casi della vita, si sono trovati e sono diventati amici e insieme hanno iniziato a uccidere. Claudio - con l'umanità infinita che lo caratterizza - propone una qualche giustificazione di tipo psicoanalitico (padre, madre, aspetto fisico, incontri e amicizie sfortunate...) per entrambi gli assassini, ma la sostanza non cambia: una volta impugnata la motosega c'è spazio solo per il sangue scuro e la morte beffarda. 


A inizio recensione abbiamo fatto accenno all'astrofisica: sì, perché in più di un'occasione abbiamo la possibilità di riflettere, con i personaggi della storia, circa le leggi di Newton, le affascinanti teorie sui viaggi nel tempo, sul Big Bang, sugli asteroidi che si staccano dalla loro orbita per viaggiare nell'infinito, sui buchi neri che sono passaggi dimensionali, sulle stelle implose che diventano le divoratrici dell'universo... 
Altro motivo è il non nuovo riferimento, velato e commosso tributo, in stile Chiaverotti, a Margherita Hack, all'astrofisica Marg Hackermann, autrice di un libro molto letto e influente.
Ma veniamo al comparto grafico, a opera del grande Ennio BufiBufi si è divertito, non c'è dubbio, a dare forma e profondità a tutti capricci citazionistici chiaverottiani: suo capolavoro assoluto, la tavola di p. 51 - con la didascalia "Forse sto impazzendo...", con le motoseghe sospese nel cielo scuro e sull'automobile di Morgan - che cita direttamente Magritte e indirettamente il Golconda! di Tiziano Sclavi e Luigi Piccatto

p.51.

Impossibile non citare le tavole alle pp. 66, 67 e 68, nelle quali vediamo i due assassini aggirarsi in una camera di rianimazione, in cui si trovano i corpi sospesi delle persone in coma profondo e gli squali all'esterno, dietro la vetrata, metafora delle loro anime rabbiose che non riescono più a rientrare nei loro corpi...
Non potevano mancare gli omaggi ai film: qui Via col vento diventa Il vento ci porterà via, inoltre viene citato anche Il pianeta delle Scimmie
Riuscitissimo il modo in cui Bufi è riuscito a catturare tutte le sfumature di ogni espressione disegnata: dalla rabbia cieca di Babbit, alla disperazione più assoluta di Morgan (da antologia i suoi occhi lucidi a p. 77), dell'incredulità di Teddy, all'apparente indifferenza del dottor Fox, dalla freddezza del Direttore Generale, alla rassegnazione di Ashley... Ogni volto è reso con incredibile realismo e penetrazione psicologica. 
E per concludere non possiamo non sottolineare come New Heliopolis, grazie a Claudio e a tutti i disegnatori coinvolti nel progetto Morgan Lost, sia sempre più familiare al lettore e stia sempre più perdendo i connotati di Gotham City per diventare il grande e oscuro palcoscenico sul quale va in scena il grande spettacolo della vita e della morte. 


Il finale è davvero la chiusa ideale di una storia praticamente perfetta e dall'atmosfera lynchiana per eccellenza
A fine settembre Serial Toons, che vedrà ai disegni Alessandro Pastrovicchio, sigillerà il secondo anno di vita editoriale di Morgan Lost e ci porterà per mano nella tanto attesa storia in continuity che da ottobre illuminerà il buio intorno a noi. 

RolandoVeloci




MORGAN LOST “La zona d'ombra” 
NUMERO: 23
DATA: agosto 2017
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti
DISEGNI E CHINE: Ennio Bufi
COLORI: Studio Arancia
COPERTINA: Fabrizio De Tommaso



Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.


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