Liberati dal male
Cinque punti di vista sulla fine dell'esistenza
McGuffin Comics è un'etichetta di autoproduzione a fumetti fondata da due autori bresciani, Mattia Ferri e Mattia Boglioni. Il loro esordio è avvenuto lo scorso anno con In Mass Media Res, seguito da Il cimitero degli amori perduti (da noi recensito qui).
Non ci sono dubbi sul fatto che agli autori della scuderia McGuffin non difetti il coraggio, quella sana sfrontatezza che permette di affrontare tematiche complesse - come il predominio dei media nell'era moderna o la tragedia che consegue alla fine di un amore - senza risultare superficiali o retorici. Non fa eccezione quest'ultima opera, Liberati dal male, dove il comune denominatore tra le cinque storie brevi è il tema del suicidio.
Il suicidio è stato più e più volte oggetto di opere letterarie. Giusto per citare un paio di esempi illustri, nella Divina Commedia i suicidi vengono trasformati, per la legge del contrappasso, in piante, ritenute una "forma di vita inferiore, perché essi hanno rifiutato la loro condizione umana uccidendosi: perciò (per analogia) non sono degni di avere il loro corpo" (nel tredicesimo canto dell'Inferno).
Passando a tempi più recenti, Fabrizio De André assumeva una posizione se vogliamo non così distante da quella che vediamo espressa nelle storie di questo fumetto, rivolgendosi ai "signori benpensanti" che non sono in grado di comprendere tale gesto e dimostrando umana compassione, arrivando a comporre una preghiera affinché l'anima del suicida possa raggiungere il Paradiso (Preghiera in gennaio).
In queste cinque storie brevi i testi di Boglioni e Ferri non concedono nulla al superfluo. Nessun flashback, poca indagine psicologica, assenza di pluralità di personaggi. Gli attimi che precedono il suicidio vengono narrati in prima persona, secondo prospettive che cambiano di volta in volta.
Se in Passeggiata sulla tangenziale il protagonista intende portare alle estreme conseguenze la verifica scientifica di una teoria di Arthur Schopenhauer, in Inferno quotidiano, storia completamente muta, è il desiderio di porre fine alle sofferenze a tenere banco (in una parola, l'eutanasia). In Whiskey, sigarette e fucile si parla di un atto di estrema solitudine, mentre in Non è successo niente si tratta della negazione assoluta dell'evidenza e infine ne L'ultimo di tanti giorni riemergono incubi e atteggiamenti plausibilmente ossessivi.
Una delle possibili interpretazioni che potrebbe accomunare le cinque storie brevi di questo volume, e che non ci sentiamo francamente di sposare, farebbe di questi racconti una sorta di grande elegia del suicidio. Se il titolo del volume fosse declinato all'imperativo ("lìberati"), avremmo dunque un invito a evadere dalla trappola dell'esistenza, una proposta estrema e sostanzialmente insensata di annichilimento assoluto. Ci piace pensare invece che quel "liberati" sia un po' un auspicio per coloro che hanno deciso di farla finita, un modo per sottolineare il fatto che, indipendentemente dalle cause che li hanno condotti a un atto così estremo e definitivo, dopo la morte quanto meno abbiano modo di essere scevri da tutte le insopportabili crudeltà che spesso caratterizzano l'umano vagare ("liberàti", dunque).
Del resto, nel comunicato stampa di presentazione del volume, gli stessi autori dichiaravano di aver "cercato di smontare l’argomento ed osservarlo da più punti di vista possibile, nel tentativo di far scaturire nei lettori una sola e semplice domanda: “Ma voi, perché vivete?” ". Ovviamente questo ribaltamento della prospettiva, proposto come modo per indagare a fondo un fenomeno, permette di offrire un quadro meno banale e più profondo, andando a raccontare gli ultimi barlumi d'esistenza e in qualche modo, paradossalmente, offrendosi come indagine sulla vita.
Le tavole sono realizzate da un team di autori che comprende Martina Bonanni, Elettroteppa (Massimiliano Talamazzi), Matteo De Santis, Giacomo Taddeo Traini e Fra Bzz (Francesca Bozzoli), ognuno all'opera su una storia, con l'aggiunta di Laura Mondelli per la cover, decisamente "forte" e quasi disturbante, ed Ettore Mazza e Marta Bertagna per le illustrazioni nelle pagine finali del volume.
Tutti i disegnatori riproducono con vivida precisione e con tratti molto personali gli scenari, interiori ed esteriori, che sono chiamati a rappresentare. In particolare segnaliamo il lavoro di Elettroteppa, l'unico a utilizzare scale di grigio nella storia muta che è il fulcro emotivo del volume, riuscendo egregamente nel compito di raccontare senza l'espressione verbale il dramma del dolore. Citiamo anche Matteo De Santis, già noto per Cowboys From Hell, il quale sfoggia uno stile underground, tra Robert Crumb, Richard Corben e Darick Robertson, con interessanti scelte di inquadrature e di giochi di chiaroscuro.
In conclusione, non possiamo che considerare questo volume come un mosaico di storie belle e intense che, pur nella loro brevità, sono in grado di proporre una riflessione su temi molto difficili e che coinvolgono le sfere etiche, religiose, culturali e sociali.
McGuffin Comics è un'etichetta di autoproduzione a fumetti fondata da due autori bresciani, Mattia Ferri e Mattia Boglioni. Il loro esordio è avvenuto lo scorso anno con In Mass Media Res, seguito da Il cimitero degli amori perduti (da noi recensito qui).
Non ci sono dubbi sul fatto che agli autori della scuderia McGuffin non difetti il coraggio, quella sana sfrontatezza che permette di affrontare tematiche complesse - come il predominio dei media nell'era moderna o la tragedia che consegue alla fine di un amore - senza risultare superficiali o retorici. Non fa eccezione quest'ultima opera, Liberati dal male, dove il comune denominatore tra le cinque storie brevi è il tema del suicidio.
"La vita è dura. Per questo si dice <<Riposa in pace>>."
Asterios Polyp, David Mazzucchelli
Il suicidio è stato più e più volte oggetto di opere letterarie. Giusto per citare un paio di esempi illustri, nella Divina Commedia i suicidi vengono trasformati, per la legge del contrappasso, in piante, ritenute una "forma di vita inferiore, perché essi hanno rifiutato la loro condizione umana uccidendosi: perciò (per analogia) non sono degni di avere il loro corpo" (nel tredicesimo canto dell'Inferno).
Passando a tempi più recenti, Fabrizio De André assumeva una posizione se vogliamo non così distante da quella che vediamo espressa nelle storie di questo fumetto, rivolgendosi ai "signori benpensanti" che non sono in grado di comprendere tale gesto e dimostrando umana compassione, arrivando a comporre una preghiera affinché l'anima del suicida possa raggiungere il Paradiso (Preghiera in gennaio).
In queste cinque storie brevi i testi di Boglioni e Ferri non concedono nulla al superfluo. Nessun flashback, poca indagine psicologica, assenza di pluralità di personaggi. Gli attimi che precedono il suicidio vengono narrati in prima persona, secondo prospettive che cambiano di volta in volta.
Se in Passeggiata sulla tangenziale il protagonista intende portare alle estreme conseguenze la verifica scientifica di una teoria di Arthur Schopenhauer, in Inferno quotidiano, storia completamente muta, è il desiderio di porre fine alle sofferenze a tenere banco (in una parola, l'eutanasia). In Whiskey, sigarette e fucile si parla di un atto di estrema solitudine, mentre in Non è successo niente si tratta della negazione assoluta dell'evidenza e infine ne L'ultimo di tanti giorni riemergono incubi e atteggiamenti plausibilmente ossessivi.
Una delle possibili interpretazioni che potrebbe accomunare le cinque storie brevi di questo volume, e che non ci sentiamo francamente di sposare, farebbe di questi racconti una sorta di grande elegia del suicidio. Se il titolo del volume fosse declinato all'imperativo ("lìberati"), avremmo dunque un invito a evadere dalla trappola dell'esistenza, una proposta estrema e sostanzialmente insensata di annichilimento assoluto. Ci piace pensare invece che quel "liberati" sia un po' un auspicio per coloro che hanno deciso di farla finita, un modo per sottolineare il fatto che, indipendentemente dalle cause che li hanno condotti a un atto così estremo e definitivo, dopo la morte quanto meno abbiano modo di essere scevri da tutte le insopportabili crudeltà che spesso caratterizzano l'umano vagare ("liberàti", dunque).
Del resto, nel comunicato stampa di presentazione del volume, gli stessi autori dichiaravano di aver "cercato di smontare l’argomento ed osservarlo da più punti di vista possibile, nel tentativo di far scaturire nei lettori una sola e semplice domanda: “Ma voi, perché vivete?” ". Ovviamente questo ribaltamento della prospettiva, proposto come modo per indagare a fondo un fenomeno, permette di offrire un quadro meno banale e più profondo, andando a raccontare gli ultimi barlumi d'esistenza e in qualche modo, paradossalmente, offrendosi come indagine sulla vita.
Le tavole sono realizzate da un team di autori che comprende Martina Bonanni, Elettroteppa (Massimiliano Talamazzi), Matteo De Santis, Giacomo Taddeo Traini e Fra Bzz (Francesca Bozzoli), ognuno all'opera su una storia, con l'aggiunta di Laura Mondelli per la cover, decisamente "forte" e quasi disturbante, ed Ettore Mazza e Marta Bertagna per le illustrazioni nelle pagine finali del volume.
Tutti i disegnatori riproducono con vivida precisione e con tratti molto personali gli scenari, interiori ed esteriori, che sono chiamati a rappresentare. In particolare segnaliamo il lavoro di Elettroteppa, l'unico a utilizzare scale di grigio nella storia muta che è il fulcro emotivo del volume, riuscendo egregamente nel compito di raccontare senza l'espressione verbale il dramma del dolore. Citiamo anche Matteo De Santis, già noto per Cowboys From Hell, il quale sfoggia uno stile underground, tra Robert Crumb, Richard Corben e Darick Robertson, con interessanti scelte di inquadrature e di giochi di chiaroscuro.
In conclusione, non possiamo che considerare questo volume come un mosaico di storie belle e intense che, pur nella loro brevità, sono in grado di proporre una riflessione su temi molto difficili e che coinvolgono le sfere etiche, religiose, culturali e sociali.
Senza offrire facili risposte, gli autori confezionano insomma un'opera in linea con le precedenti e che rappresenta un'ulteriore evoluzione stilistica rispetto ai primi due volumi, dimostrando la ricchezza di idee di questa giovane realtà di autoproduzione.