Polvere di fata - Le Storie #57

Il Peter Pan neorealista di Di Gregorio, Fattore e Di Vincenzo





Polvere di fata, albo di giugno de Le Storie Bonelli, ci conduce tra le nebbie della Londra di inizio Novecento, grazie alla penna di Giovanni Di Gregorio e alle tavole del duo formato da Alessia Fattore e Maurizio Di Vincenzo. L'episodio è una rivisitazione adulta e drammatica del Peter Pan di James Matthew Barrie e si offre a diverse chiavi di lettura a tratti molto interessanti.

[Si consiglia di proseguire dopo aver letto l'albo.]



"Peter Pan imbroglia Wendy e i suoi fratellini quando dice loro che per volare sono necessari "pensieri meravigliosi". Senza polvere di fata, infatti, mai potrebbero alzarsi da terra, dal grigiore delle loro vite, per gettarsi a capofitto nelle mille avventure dell'Isola Che Non C'è.
Ma cosa potrebbe essere la polvere di fata nella Londra di inizio Novecento, una città violenta e sporca, dominata dal rumore e dal fumo soffocante delle fabbriche, in cui la borghesia vittoriana ostentava capi di fine fattura e scintillanti idee di progresso, mentre sorseggiava il tè agiatamente seduta su una nazione affamata e un impero controllato con pugno di ferro?
[...] Se Peter Pan fosse esistito sul serio, chi sarebbe stato? E Wendy? E i bambini perduti? Ma la domanda più difficile riguarda Capitan Uncino, enorme figura tragica e ambigua (proprio come quella di Peter) che solo la lettura dell'opera originaria di James Matthew Barrie può fare apprezzare a pieno. Chi sarebbe stato Capitan Uncino in questo scenario?"
Giovanni Di Gregorio 


Con queste parole lo stesso Giovanni Di Gregorio ha esplicitato la genesi di Polvere di fata e il contesto nel quale si va a sviluppare. Il materiale di partenza è dunque proprio il racconto del "bambino che non cresce mai", di Wendy e dei bambini perduti. Solo che non vi è traccia dei voli verso l'Isola che non c'è, così come, conseguentemente, vengono accantonati gli aspetti puramente favolistici e spensierati: tutti gli elementi caratteristici della favola vengono trasfigurati in un contesto realistico e disincantato.
Di Gregorio, nome non a caso ben noto ai lettori bonelliani anche per il suo lavoro su Dylan Dog e Dampyr, permea la trama di un'atmosfera tragica, oscura, pienamente ancorata alla realtà del tempo in cui è ambientata. Del resto, è plausibile che lo stesso Barrie prese ispirazione da eventi simili a quelli qui narrati (l'autore visse tra il 1860 e il 1937): la storia si configura quasi come un viaggio alla riscoperta dell'humus culturale che ha dato origine alla celebre favola. Parliamo dell'Inghilterra della tarda età vittoriana, diretta conseguenza della Seconda rivoluzione industriale, impero delle innovazioni tecnologiche e dell'espansionismo coloniale, ma anche dello sfruttamento e del lavoro minorile. Ecco dunque le vite annichilite dal vuoto di una società che non è in grado di fornire ai giovani una speranza per il futuro. Il loro girovagare senza meta trova una momentanea consolazione nella "polvere di fata", una polvere ben poco magica (come invece sembrerebbe suggerire il titolo in un abile depistaggio). Nel ribaltamento totale e quasi brutale della favola, la polvere che ti fa volare verso un altro mondo diventa, realisticamente, la droga, illusoria evasione verso un "altrove", un'Isola che, purtroppo, non c'è.



Assistiamo poi a un rovesciamento del classico stereotipo buoni/cattivi, per cui Peter Pan abbandona le vesti di eroe senza macchia (del resto, come giustamente suggerisce Gianmaria Contro nell'introduzione all'albo, cosa potremmo aspettarci da un ragazzo che di notte entra nelle case per rapire dei bambini?)
Come anticipato da Di Gregorio, personaggio chiave è Hook, Capitan Uncino, che ricopre un ruolo ambiguo e ricco di fascino. Appare dal nulla poco prima che varie persone incontrino la morte. Sembrerebbe dunque un semplice assassino, ma la sua imbarcazione e il suo essere quasi sovrannaturale lo rendono più un traghettatore di anime, un Caronte pronto a liberare i malcapitati dall'angoscia di vivere. Una seconda (e non meno affascinante) interpretazione lo vedrebbe accostare a come un demone (il demone della droga, dell'alcol o della disperazione): una visione oscura, legata forse all'assunzione di sostanze o all'estremo sconforto. La disperazione lo renderebbe dunque un essere tangibile, inquietantemente visibile e in grado di porre fine all'esistenza di qualcuno. Questo perché, come già nella favola di Peter Pan, le cose diventano reali quando ci credi e qui (ribaltando la prospettiva) Hook diventa tangibile solo quando si cade nell'apatia e nell'afflizione.

Interessante la figura del fotografo Arthur, che fa un po' da perno tra i vari personaggi e si esprime con monologhi e interazioni che servono in qualche modo a stemperare l'angosciante prospettiva che permea il racconto.

Ai disegni il connubio tra Alessia Fattore e Maurizio Di Vincenzo dimostra un buon affiatamento e un'ottima resa delle atmosfere e delle ambientazioni. Avevamo già trovato il team Di Gregorio/Fattore/Di Vincenzo in Scacco alla regina, altro numero de Le Storie (il 19) ambientato in una Londra in versione steampunk, e questa loro nuova opera non fa che confermare le già buone impressioni.



Per dovere di completezza, citiamo poi almeno un altro paio di casi in cui Peter Pan era apparso in precedenza in albi Bonelli (ovviamente citazioni non esaustive, ce ne rendiamo conto). Stiamo parlando di La Terra che non c'è (Martin Mystère #86 di Alfredo Castelli, Sauro Pennacchioli e Leone Cimpellin), in cui Martin Mystère, Diana e Java si recano a Neverneverland e prendono parte al conflitto tra Peter Pan e il capitano Hook.
Inoltre, ne La prigione di carta (Dylan Dog #114 di Michele Medda e Luigi Piccatto) comparve una versione "punk" di Peter Pan (Peter Punk, appunto), che aveva la capacità di volare ed era in costante ricerca della propria ombra (lo stesso Medda avrebbe poi ripreso alcuni personaggi dell'opera di Barrie ne Il battito del tempo, Dylan Dog #154, con una versione adulta dei bambini dell'Isola che non c'è... Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia). 



Tornando a Polvere di fata, concludiamo dicendovi che se cercate storie allegre e spensierate potreste ritrovarvi delusi, visto che sembra non esserci possibilità di catarsi o di redenzione in questa favola oscura, intrisa di nebbia e di polvere, dove la fantasia lascia il posto alla grigia e a volte deludente realtà. La controparte sono pagine di un'intensità e una cupezza che non possono lasciare indifferenti.


Il sommo audace & Grullino Biscottacci




“Polvere di fata” 
SERIE: Le Storie 
NUMERO: 57
DATA: giugno 2017
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giovanni Di Gregorio
DISEGNI E CHINE: Alessia Fattore e Maurizio Di Vincenzo
COPERTINA: Aldo Di Gennaro





Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.



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