Dylan Dog #370

Incubi reali



Negli ultimi anni, sul nuovo corso di Dylan Dog è stato scritto e detto di tutto. È innegabile però come una delle caratteristiche salienti risieda nel tentativo (a volte più, a volte meno riuscito) di ancorare maggiormente la serie al tempo presente. Concettualmente coerente e per certi versi inevitabile che a un certo punto ci si ritrovi a parlare dell'Inghilterra odierna, ripetutamente colpita da attacchi terroristici che senz'altro hanno modificato il modo di vivere dei sudditi della Regina Elisabetta.

[Seguiranno alcuni spoiler, blandi e semplici da evitare]




Il giovane Ahmed, il cui aspetto è facilmente accostabile a quello di un terrorista islamico, porta una valigetta a scuola nel laboratorio di scienze. Il suo professore, certo che si tratti di un ordigno, inizia a seminare il panico. Le forze dell'ordine, già in stato di preallarme per possibili attacchi terroristici su Londra, si mettono in moto, così come gli organi di informazione, pronti a seguire l'evento in diretta. Da qui si dipana una serie di avvenimenti, coincidenze ed equivoci che si susseguono a ritmo rocambolesco fino al finale.
Tra le considerazioni che viene naturale fare dopo la lettura, ce ne sono alcune più ovvie, ad esempio riguardo il ruolo del razzismo nell'etichettare facilmente un potenziale terrorista in funzione della sua etnia, e altre più sottili, riguardo il modo in cui il terrorismo può entrare in profondità nella nostra quotidianità. Su entrambi i punti, va annotato come per certi versi la condizione di Ahmed, involontario motore della vicenda, richiama diverse tematiche egregiamente trattate in Homeland (serie tv incentrata sulla lotta al terrorismo ma anche sui tanti pregiudizi, intrighi, compromessi e ambivalenze che essa comporta), pur sviluppandosi in maniera alquanto differente. I tanti concittadini che Ahmed incontra durante il suo cammino sono tutti pronti a segnalarne la presenza ai giornalisti, lesti nel proporre la gogna, attivare i militari, fargliela pagare. Praticamente nessuno è disposto ad andare in profondità, chiedersi cosa stia avvenendo davvero, in un turbinio di eventi quasi surreale. Sebbene nella storia sia Ahmed ad aver perso gli occhiali e dunque a non rendersi conto fino in fondo di quanto stia realmente accadendo intorno, sono tutti gli altri ad aver perso la percezione visiva, talmente oberati dalla vita virtuale sui social network da non aver modo di farsi una propria opinione. È questo il crudele e disincantato spaccato che ci fornisce Gabriella Contu, esordiente assoluta come sceneggiatrice di Dylan Dog, che ritroveremo spesso su queste pagine (stando alle parole del curatore Recchioni) e che prossimamente firmerà anche una storia di Zagor. 





In questo episodio Dylan Dog viene coinvolto in maniera incidentale e il suo ruolo risulta a tratti persino forzato, ancora una volta semplice vittima degli eventi e disposto a muoversi quasi senza averne i presupposti o motivazioni solide. Nonostante ciò, e nonostante tutto sia a tratti sin troppo estremizzato quasi a diventare caricaturale, la storia scorre veloce e cattura nel suo vortice, riuscendo appieno nell’intento di portare la realtà odierna al centro del discorso, senza “sotterfugi” sovrannaturali o il ricorso forzato a espedienti horror. Notevole poi la poesia del finale (spoiler): tutti rimangono momentaneamente incantati di fronte al contenuto della valigetta, che ci viene mostrato solo attraverso le reazioni dei presenti. Non importa davvero vedere cosa ci sia all'interno della valigetta, perché ciò che conta sono le idee e le idee non muoiono mai: se qui vi sembrerà di ascoltare echi di V for Vendetta, vi potremmo suggerire di riguardare per bene la copertina dell’albo, con l’esplosione del Big Ben (aereo a parte) (fine spoiler). In effetti Gigi Cavenago ha realizzato per quest'albo un'altra illustrazione di notevole impatto, forse una delle più efficaci in assoluto tra quelle da lui proposte per la serie regolare. L'inquietante aneddoto raccontato dall'autore, circa la realizzazione dell'illustrazione poco tempo prima dei recenti atti terroristici che hanno nuovamente colpito la Gran Bretagna, rende ragione ulteriormente (purtroppo) dell'estrema attualità di tale rappresentazione.

Ai disegni ritroviamo Giampiero Casertano, che dopo aver interpretato graficamente il ritorno di Tiziano Sclavi su Dylan Dog (Dopo un lungo silenzio), è stato protagonista negli ultimi mesi sia della prima ristampa de Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi (nell'indimenticabile Attraverso lo specchio, da noi recensito qui) che del secondo numero del Mercurio Loi di Alessandro Bilotta, entrambe occasioni in cui le sue tavole sono state presentate a colori. Il terrore vede l'artista milanese tornare alla dimensione del bianco e nero, a lui particolarmente congeniale, con la possibilità di dar sfogo alla sua vena di interprete dell’umana tragicommedia (ricollegandoci alle sue origini come attore teatrale). Emerge anche in questo episodio, come già in alcune delle sue opere più recenti, una certa incostanza tra tavole di straordinaria fattura e altre che danno l’impressione d’essere meno curate. In ogni sua opera però non è solamente lo sfoggio di tecnica a determinare la riuscita, quanto la dedizione nel rappresentare gli aspetti emotivi della vicenda, con un delizioso occhio di riguardo verso l'umanità dei personaggi.

Detto ciò, ora non ci resta che fiondarci a leggere il Maxi Dylan Dog Old Boy appena uscito, per la prima volta contenente un'unica storia divisa in tre parti. Avete già notato che anche lì in copertina c'è la morte (anche se nella sua forma più classica) e lo skyline di Londra?


Il Sommo audace







"Il terrore"
SERIE: DYLAN DOG
NUMERO: 370
DATA: giugno 2017
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Gabriella Contu
DISEGNI E CHINE: Giampiero Casertano
COPERTINA: Gigi Cavenago












Per le immagini: © 2017 Sergio Bonelli Editore.

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