I pionieri dell'ignoto

Là dove steampunk vuol dire avventura



Negli ultimi anni la Bonelli aveva accantonato la collana dei Romanzi a fumetti, composta da corposi volumi autoconclusivi di circa 300 pagine l'uno, per concentrarsi sul formato delle mini-miniserie (lunghe tre-quattro episodi come Coney Island a Hellnoir, fino ai sei episodi di Ut), probabilmente dilazionando anche quelle storie inizialmente pensate per esser presentate in un'unica soluzione. I pionieri dell'ignoto di Stefano Vietti e Alessandro Bignamini sembra andare ora nella direzione opposta, ripristinando un formato che rappresenta una sorta di versione extra large delle Storie mensili con un romanzo a fumetti ambientato in una Londra vittoriana alternativa in chiave steampunk.


Sin dalla divisione della storia in tre capitoli di circa cento tavole l'uno si evince che la struttura ricalca quella di una miniserie in tre parti, al punto che ogni capitolo ha un finale perfetto per lasciare il lettore a fantasticare sulla prosecuzione della trama. 
Il primo capitolo sembra fatto apposta per presentare i personaggi. Sebbene si tratti evidentemente di un'avventura corale, la figura del capitano Jack Gordon si staglia da subito come elemento ricco di fascino e dal passato tanto misterioso quanto intrigante. Un uomo che ne ha viste tante, pronto a fiondarsi nel pericolo pur di vederci chiaro e a sventare oscuri complotti. Al suo fianco Annabelle Stockwood, figlia di un professore scomparso misteriosamente durante una spedizione alla ricerca di ossa di dinosauro. Annabelle ingaggia Jack per ritrovare il padre e, insieme ad altri compagni d'avventura, si dirige in Sudan. 
I loro avversari sono altrettanto ben caratterizzati, sia dal punto di vista narrativo che nel character design, ognuno con delle peculiarità ben precise.




Stefano Vietti mette in campo tutta la sua versatilità e la padronanza di una scrittura scorrevole e avvincente. La sua sceneggiatura è particolarmente convincente e ispirata, forse a tratti un po' appesantita da alcune ripetizioni e ridondanze nei dialoghi, verosimilmente legate all'iniziale progetto di pubblicazione separata dei tre capitoli, ma che complessivamente non rallentano troppo la lettura. Il finale, senza spoilerarlo troppo, si apre a ulteriori fronti ed eventuali successivi sviluppi, quasi che tutta la storia fosse tesa a giungere a quel punto preciso.
Ai disegni Alessandro Bignamini si dimostra particolarmente a suo agio con questa storia, sia nelle scene d'azione che in quelle più statiche. Il suo è un lavoro certosino, che mostra pochi momenti di défaillance e anzi mantiene una qualità pressoché costante per l'intera durata del volume. In taluni casi le ombre sui volti, le sopracciglia inarcate o alcuni accenni non verbali riescono a portare avanti la narrazione egregiamente anche senza esplicitare tutto nei dialoghi. A suo favore gioca anche l'ampio e riuscito lavoro sul setting e sul character design, con un giusto equilibrio tra tradizione letteraria e necessità di mostrare qualcosa di nuovo.





Entrambi gli autori avevano già affrontato un'ambientazione simile in Greystorm, miniserie che il sottoscritto aveva molto apprezzato e che condivide certamente più di un aspetto con questa nuova uscita, a partire dagli imprescindibili echi delle opere di Jules Verne e dell'epoca vittoriana fino all'impostazione grafica. Va considerato poi che proprio Bignamini aveva preso parte alla realizzazione (da solo o insieme ad altri artisti) di ben sette dei dodici episodi della miniserie originale di Greystorm, per cui una certa continuità dal punto di vista grafico è ovvia. D'altro canto, narrativamente I pionieri dell'ignoto, pur partendo da un background similare, si sviluppa su binari differenti e in un certo senso più classici. L'elemento di rottura che aveva caratterizzato Greystorm, ovvero il ruolo di protagonista conferito al cattivo e la storia sviluppata intorno ai suoi piani di ascesa al potere, viene qui sostituito da una coralità di fondo e dall'assunzione del ruolo di protagonisti da parte dei cosiddetti "buoni".





Insomma questa storia, dal sapore squisitamente retro, riporta in auge un genere molto stimolante come lo steampunk, presentandoci personaggi destinati a rimanere impressi nell'immaginario dei lettori. Come dicevamo in apertura, leggerla tutta d'un fiato è come immergersi in una miniserie in tre numeri in un'unica soluzione (alla maniera delle serie tv Netflix i cui episodi sono rilasciati tutti contemporaneamente, giusto per spiegarci con un paragone non strettamente fumettistico). Detto ciò, oltre ad attendere il prossimo romanzo a fumetti, annunciato per maggio (La bestia di Bruno Enna e Luigi Siniscalchi), non ci resta che sperare di leggere nuove avventure di questi Pionieri dell'ignoto*: lasciateci liberi di continuare a fantasticare ancora di macchine volanti, incredibili tecnologie, mondi perduti e uomini pronti a tutto pur di tuffarsi nell'avventura.

Giuseppe Lamola



* Così come già abbiamo avuto la fortuna negli ultimi anni di rivedere Dragonero, a sua volta nato in un Romanzo a fumetti, e in maniera del tutto simile a quanto sta per accadere a Mercurio Loi e a Chanbara, dopo l'esordio su Le Storie.



I pionieri dell'ignoto
COLLANA: Romanzi a fumetti
NUMERO: 32
DATA: marzo 2017
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Stefano Vietti
DISEGNI, CHINE E COPERTINA: Alessandro Bignamini


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