Orfani: Terra #1

Dalla cenere risorge l’umanità umiliata












Siamo nuovamente al punto di partenza. Per la quinta volta. Ma siamo davvero sicuri che sia semplicemente un nuovo inizio? Noi Audaci, dopo un’attenta riflessione, ci siamo resi conto che in realtà non è proprio così. Se ci pensate bene le prime tre stagioni di Orfani (Orfani, Ringo, Nuovo Mondo) narrano i fatti in ordine cronologico, mentre la quarta (Juric) è un breve excursus sull’omonimo personaggio coprotagonista delle prime tre annate. Dopo la lettura di questo primo numero di Terra, Dalla cenere, ci siamo resi conto che questo, sì, è un nuovo inizio ma anche un vero spartiacque per la saga ideata da Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari. Nuovi personaggi, nuova ambientazione, nuovo modo di raccontare; quello che rimane sostanzialmente invariato è l’approccio grafico. E va quanto meno citata la splendida la copertina realizzata da Gipi, otttimo modo per presentare l'atmosfera della storia.

[Se odiate gli spoiler, provate a trasferirvi su un altro pianeta, oppure se non ci riuscite rimanete sulla Terra a masticare  la polvere...]

L'illustrazione promozionale realizzata da Emiliano Mammucari, che presenta i nuovi protagonisti.


Nuovi personaggi: sì, perché il passato è tabula rasa, eccezion fatta per un unico riferimento, a p. 33, al mitico Pistolero (sigh…); infatti viene introdotta una nuova schiera di protagonisti: la testa calda Cain (il cui nome, accostato a quello del fratello Abe, costituisce un forte richiamo biblico) una ragazzina misteriosa, il gruppo di quattro schiavi Max, Rat, Bug, Fango e il temibile sceriffo (il cattivo di turno che a p. 95 si scopre essere molto vicino a uno dei ragazzi citati poco fa). Secondo quanto affermato dagli autori stessi, gli eventi si collocano tra la seconda e la terza stagione di Orfani, ma sono particolarmente adatti ad essere compresi anche da chi si approccia per la prima volta alla serie. 

Nuova ambientazione: come dice il sottotitolo della serie, ci troviamo sulla Terra post apocalittica che abbiamo imparato a conoscere nella prima stagione; un’altra novità rispetto al passato è che non ci troviamo nell’Europa metropolitana: gli spazi presenti lasciano pensare maggiormente al Nord America, con le sue immense città in rovina e i suoi deserti infiniti. Del Nuovo Mondo si accenna all’inizio (Cain e suo fratello Abe vorrebbero raggiungerlo), ma questo rimarrà solo un sogno e servirà a dare avvio a tutta la serie degli eventi che colorano queste pagine. Cain molto presto si unisce agli altri ragazzi, i quali lavorano come schiavi in un’area immensa sotto il controllo di adulti aguzzini.


Nuovo modo di raccontare: sì, perché al soggetto e alla sceneggiatura non troviamo più l’infaticabile e sempre valido Roberto Recchioni, ma l’altro ideatore della serie, il disegnatore Emiliano Mammucari (al suo esordio come autore dei testi), il quale condivide onore e onere con il fratello Matteo (esordiente assoluto nel mondo delle nuvole parlanti); i due fratelli Mammucari, quindi, ci introducono nelle gesta di questi ragazzi disperati che fuggono da un campo di lavori forzati. Il loro modo di raccontare, inutile negarlo, è diverso da quello di Recchioni: Emiliano e Matteo Mammucari hanno uno stile più riflessivo, le tavole sono più ricche di parole e questo cambia di molto il ritmo della narrazione. Ma nulla di malvagio, sia chiaro: solo che rispetto alle storie di Recchioni – dominate dall’azione, dalle tavole mute e dai disegni parlanti – c’è bisogno di un tempo maggiore per arrivare all’ultima pagina. È interessare notare come questa caratteristica (di affidarsi maggiormente ai disegni rispetto ai dialoghi) sia propria di uno scrittore mentre si trovi all’opposto rispetto a quella di un disegnatore che predilige la verbosità. Bisogna lodare il lavoro degli sceneggiatori perché nel giro di pochissime tavole sono riusciti a delineare i caratteri, sia nel bene che nel male, dei protagonisti. Tra i momenti più felici rimane sicuramente quello della scalata alla montagna di rottami, con il dialogo sul coraggio e sul primeggiare tra Cain (che ha sulle sue mani il sangue del fratello, anche se in maniera diversa dal suo omonimo biblico) e Max (il leader MAXimo del gruppo di giovani schiavi).

Invariato l’impianto grafico: sì, perché non ci sono grossi cambiamenti rispetto a quanto visto in precedenza, e questo, lo diciamo apertamente, non rappresenta una debolezza, anzi: è un punto di forza, una caratteristica portante che tiene legate le varie stagioni della saga. Ai disegni troviamo il sempre più bravo Alessio Avallone, che ha esordito sul bellissimo Come pioggia, Ringo #6 del marzo 2015, ed è stato apprezzato nuovamente per il lavoro d’equipe su E non avrà paura, Nuovo Mondo #6, dodici mesi più tardi. Il tratto pulito e preciso di Avallone – coadiuvato splendidamente dai colori di Giovanna Niro (ormai una certezza e forse la colorista di maggior talento della squadra) – ci propone tavole più legate alla consolidata impostazione bonelliana, vicine a una dimensione regolare, con poche ma efficacissime variazioni affidate a splash page (doppie alle pp. 6–7 e 14–15; singole alle pp. 30 - che richiama le pose dei giovani Orfani della prima stagione - e 98).



Le novità editoriali: da un punto di vista editoriale, l'albo d'esordio di Orfani Terra costituisce un piccolo evento per la casa editrice di via Buonarroti. Dopo alcuni passaggi intermedi di riavvicinamento nelle uscite bonelliane nel circuito delle fumetterie (con la "differita" di 6 mesi), questo è il primo numero di una serie regolare Bonelli a uscire contemporaneamente sia in edicola che in fumetteria (no, non dimentichiamo UT e Martin Mystère Le nuove avventure a colori, che come noto sono miniserie), a cui faranno seguito a stretto giro anche Morgan Lost e Dragonero e via via le restanti serie regolari.
Dulcis in fundo, questa stagione vanta le copertine realizzate da Gipi, il quale, per la prima volta alle prese con una l'edizione regular di una serie mensile (no, non stiamo trascurando la variant cover per l'edizione lucchese di Dylan Dog #337 - Spazio Profondo, ma quella appunto era una variant), promette di deliziare i nostri occhi per i prossimi mesi.

Insomma, tutto bello: peccato soltanto che anche in questo caso – come per Juric – siano in programma soltanto tre numeri (giusto il tempo di farci affezionare ai personaggi e al loro - nostro?- mondo). Ma noi sappiamo che le vie di Recchioni e i suoi pards sono infinite e che sanno benissimo dove portarci: e noi, fiduciosi, continuiamo a stringere loro la mano.

RolandoVeloci
(con piccole polverose suggestioni  da parte del Sommo)





ORFANI: TERRA "Dalla cenere"
NUMERO: 1
DATA: gennaio 2017
SERGIO BONELLI EDITORE

COPERTINA: Gipi

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Emiliano e Matteo Mammucari
DISEGNI E CHINE: Alessio Avallone
COLORI: Giovanna Niro

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